QUESTA VOLTA NON CI SONO C…I: L’IRAN È CONDANNATO DA ISRAELE AD UN GESTO VIOLENTO ED ECLATATANTE

Dopo la morte, per mano di Israele, del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, è difficile prevedere cosa accadrà, poiché le variabili in gioco sono numerose. Di sicuro c’è solo la frase che Kubrick fa dire al soldato “Joker” in Full Metal Jacket: “i morti sanno solo una cosa: che è meglio essere vivi“. E qui, purtroppo, ci sono stati fin troppi morti da entrambe le parti, forse solo per mantenere in sella Benjamin Netanyahu.

Vorrei ricordare, come già detto in mie precedenti analisi, che attualmente l’unica potenza nucleare del Medio Oriente è Israele. L’Iran, pur essendo una potenza regionale avanzata e armata, non possiede l’ordigno atomico. Pertanto, al di là delle dichiarazioni propagandistiche, non può realisticamente pensare di annientare o cancellare la presenza di Israele da quella che fu la Terra di Canaan. Semmai, l’unica entità con un reale interesse nello scatenare un conflitto con Teheran è proprio Tel Aviv, in quanto non le capiterà mai più un’occasione così ghiotta per chiudere definitivamente la partita con il regime degli Ayatollah. Questo significa non solo impedire lo sviluppo di un programma nucleare in Persia, ma anche eliminare l’unico Stato apertamente contrario all’esistenza stessa di Israele.

L’Iran, poi, al netto degli ottimi rapporti con Mosca, non potrà neanche contare sul pieno e totale appoggio della Russia, poiché Putin deve fare i conti con il fatto che più di 100 mila cittadini israeliani vivono nella Federazione Russa, mentre centinaia di migliaia di cittadini russi risiedono in Israele. Israele, inoltre, conta ben 1,5 milioni di cittadini nativi di lingua russa. Insomma, ci sono legami fortissimi tra i due Paesi che impedirebbero al Cremlino di avere le mani libere per poter fungere da “ombrello” di Teheran.

Queste, poi, in definitiva, sono anche state le condizioni che hanno fatto sì che, nel 2020, un omicidio importante come quello di Qasem Soleimani, Generale delle Guardie della Rivoluzione Iraniana, rimanesse letteralmente impunito, così come l’attacco compiuto da Teheran nella notte tra il 13 e il 14 aprile del 2024 con oltre 350 droni verso Israele si risolvesse – grazie alla lentezza di questi mezzi e al fatto che praticamente tutti i Paesi confinanti ed attori nel teatro mediorientale erano stati avvisati – in una vera e propria pagliacciata.

Ma questa volta c’è un dettaglio che nelle altre precedenti occasioni non c’era, cioè che ad essere eliminati, in questi giorni, non sono stati degli iraniani ma dei leader di movimenti vicini o alleati al regime degli Ayatollah, gettando così discredito sulla capacità degli iraniani di difendere i propri amici: una questione che rischierebbe di far deflagrare tutta la galassia filo-iraniana.

Se poi pensiamo che Hamas non è un movimento sciita, come invece lo sono Hezbollah e gli Huti, ma sunnita, la questione diventa ancor più pregnante poiché questa saldatura tra Hamas e l’Iran ha consentito a quest’ultimo di diventare, su scala globale, l’unica realtà islamica in grado di attrarre a sé tutta la Umma nella lotta contro l’esistenza dello Stato d’Israele.

Perciò, se gli Ayatollah non dovessero compiere un vero e proprio gesto eclatante atto a punire, con il sangue, Israele, perderebbero definitivamente la faccia e sarebbero inevitabilmente destinati, prima o poi, a soccombere, forse anche a favore di un ritorno, a Teheran, della dinastia dei Pahlavi.

Il fatto poi che nelle ultime elezioni l’affluenza degli iraniani si è attestata intorno al 40% degli aventi diritto, di certo non aiuta la Repubblica Islamica. Quindi, tenendo conto di tutti i limiti strutturali a cui Teheran è sottoposta, quale mai potrebbe essere la carta da giocare per dare soddisfazione all’opinione pubblica iraniana senza tuttavia scatenare un conflitto su larga scala?

Molto probabilmente, ahimè, potrebbero giocarsi la carta del terrorismo nei confronti degli atleti della rappresentativa olimpica israeliana, come già accaduto, in passato, a Monaco nel 1972, per mano dell’organizzazione “Settembre Nero”. In quel caso, ad esempio, l’allora Primo Ministro Golda Meir fece scattare l’operazione “Ira di Dio” con la quale, lo Stato d’Israele, senza scatenare ulteriori guerre, provvide nell’arco di vent’anni ad eliminare fisicamente tutti i responsabili, diretti ed indiretti, del “Massacro di Monaco”.

Ora c’è solo da capire, da una parte come dall’altra, fin dove si possa spingere la follia umana e di Stato, poiché non credo che questa volta l’Iran possa rimanere imbelle.

Lorenzo Valloreja

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