ANCORA UNA VARIABILE IMPREVISTA DELLA STORIA: LA “TRANSIZIONE DIGITALE” NON SARA’ (IN OCCIDENTE) TRANQUILLA E SENZA SORPRESE COME CREDEVANO.

“Transizione digitale”. E’ una espressione chiave fondamentale nel globalmente inquietante armamentario ideologico del Pensiero Unico della globalizzazione e del (almeno come tentativo in atto) Grande Reset.

Ha una valenza vagamente metafisica anche se la metafisica o più in genere la spiritualità dovrebbero essere per lorsignore e lorsignori (va bene così, riferendosi prima alle donne e poi agli uomini) solo vecchie superstizioni. Ma se c’è paradossalmente, un credente in Dio convinto e inscalfibile, quello è proprio il diavolo.

La digitalizzazione, possibilmente in qualche modo che ancora non si sono inventati, anche dei nostri bisogni fisiologici, è additata in effetti come la Salvezza, anzi i “cieli nuovi e terra nuova” della ancora irrealizzata promessa biblica. Decisamente più facili da conseguire: niente profeti o salvatori, basta password e user id oltre a un dispositivo digitale anche minimale ma non meno efficace quale uno smartphone da pagare pure in comode rate mensili da addebitare su carta Visa o Mastercard.

Da questo punto di vista, quando dodici anni o tredici anni fa se non sbaglio, arrivarono sul mercato i primi cellulari smart seguiti a ruota dalla connessione wi fi, fu un po’ come con la riforma protestante: analogamente a cinquecento anni fa quando qualcuno ritenne che il latino, i sacramenti  e i preti che spiegavano le Scritture non servivano più dando via libera e sdoganamento pseudospirituale ai più svariati interessi, esigenze e interpretazioni da quella dell’ultimo contadino al più potente dei re; così nessuno ha potuto più dire “il computer non ce l’ho”, siamo diventati tutti felici e connessi (salvati e appunto redenti, anche se esattamente da cosa o da chi non saprei).

Ma in questi giorni, con il grande crash o bug (fate voi) del 19 luglio, la sacra digitalizzazione ha dimostrato di essere un dio falso e bugiardo: è solo una immane rete di dati  interagenti attraverso miliardi e miliardi di chip interconnessi, tutto qui. E come tutte le cose umane, ha i suoi punti deboli e fallibilità. E potrebbe anche avere, come diceva l’indimenticabile Giovanni Falcone a proposito della mafia, “un inizio e una fine”.

Mi ricordo dei terrori apocalittici di “millennium bug” quando nel 1999, si temeva che allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio 2000, la dea Digitalizzazione, non si sapeva bene perché, fosse sconvolta dall’irrompere del 2 all’inizio delle datazioni; ebbene, il 19 luglio si è visto un millennium bug in ritardo di ventiquattro anni e sette mesi circa colpente prevalentemente la rete aerea di parte del mondo (non di Russia e Cina, e vi dirò poi il semplicissimo motivo).

Al contempo la digitalizzazione, pure laddove faccia a puntino il suo lavoro, non garantisce sonni tranquilli se qualche uomo di “cattiva” volontà si mette di traverso, dato che non si sono installate telecamere con sorveglianza da remoto 24 ore su 24 pure lungo i binari ferroviari delle più isolate campagne. Ieri venerdì 26 luglio giorno della paganeggiante inaugurazione olimpica delle seconde olimpiadi di Parigi, gli spiriti maligni non della tastiera e degli aeroporti ma stavolta della rete ferroviaria se la sono presa con la rete ferroviaria della Republique (esattamente con i TGV). Se almeno ufficialmente nel primo caso si è individuata la causa in una erronea procedura di aggiornamento Microsoft, nel secondo si è immediatamente additato “la Russia o gli anarchici” quali possibili responsabili dell’atto terroristico (tre banali incendi lungo i binari, nonostante ogni sofisticatezza informatica e presidio antihackeraggio, hanno mandato in tilt la rete ferroviaria dell’Esagono).

Vattelo a pescare, sta di fatto che la dea Digitalizzazione inizia a dare segni di sofferenza intrinseca, e di inquietante debolezza nei suoi poteri incalzati da demoni avversi (hackers “russi”, amonymous vari e via dicendo).

Russia e Cina non sono state minimamente coinvolte nella giornata nera del traffico aereo: il motivo è di una banalità sconvolgente, ovvero non hanno più nulla a che fare con Microsoft. I sovranismi saranno pure roba dell’ Ottocento come qualcuno afferma, ma di sicuro stimolano a non aspettare  a bocca aperta qualunque prodotto della silicon valley: davvero amaro dirlo per un italiano (ricordate la Olivetti?).

Attenti alla “lotta al contante”: la prossima puntata potrebbe essere quella del blocco sperimentale dei bancomat e dei servizi di cassa ancora disponibili nelle filiali bancarie (che i governi non hanno tuttora il coraggio di fare legalmente e definitivamente).

Buona transizione digitale a tutti.

A.Martino       

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