CREDETE PURE A UN FESSO: PRESTO VEDREMO I MAGGIORI LEADER EUROPEI ANDARE IN GIRO CON IL CAPPELLO IN MANO, PERCHÉ SONO TUTTO TRANNE CHE VOLPI

Dopo ciò che abbiamo visto e sta succedendo in queste ore, anche gli ultimi e più estremi difensori della NATO e dell’UE avranno capito, con sommo rammarico, come stanno veramente le cose: la democrazia in Occidente non esiste e la pace non è il fine ultimo delle nostre azioni.

Fa così tremare i polsi la notizia che a Bruxelles vi sia la non tanto celata volontà di revocare il semestre a guida ungherese dopo le visite del Presidente Orban, prima a Putin e poi a Trump, presso la villa di Mar-a-Lago, passando per Pechino.

Secondo questi “fini statisti” Viktor Orban non aveva nessun diritto di cercare di mediare la pace per conto dell’UE. Lo accusano di aver leso il principio di “leale cooperazione” fungendo da pontiere tra il Presidente Russo e il Tycoon senza alcun mandato espressamente dato dal Consiglio. Di conseguenza, sarebbe stato “sleale” nei confronti dell’Unione, ledendo irrimediabilmente la credibilità dell’Europa, poiché la linea tracciata da von der Leyen & Co. era ed è solo quella di una “pace giusta” a tutti i costi, compreso lo scoppio di una terza guerra mondiale, non quella di consentire alla Russia di cantare vittoria.

Questa è la versione di questi tromboni continentali, ma se fossimo seri e dei veri statisti dovremmo ammettere che ciò che ha fatto il Premier Ungherese, rappresentante di una piccola entità dell’Europa Centrale, doveva essere fatto dalla Meloni in quanto Presidente del Consiglio di un grande Paese fondatore dell’Unione e storicamente vicino alla Russia. Invece, si è scelto di seguire la follia di von der Leyen, il fanatismo di Macron e le farneticazioni della Gran Bretagna perché, come al solito, l’Italia non guarda al lungo termine ma all’imminente: Evidentemente, la certificazione di affidabilità a Washington, secondo Palazzo Chigi, “val bene una messa”, anche se a cantare la messa non è “Papa Trump” ma l’Antipapa Biden, e gli antipapi, per chi non se lo ricordasse, alla fine, perdono sempre.

La cecità politica dell’intera classe dirigente continentale è stata talmente grande da far sì che questi ultimi sottoscrivessero, senza batter ciglio, impegni fallimentari sotto ogni punto di vista. Oneri che, per il loro peso e gravame, potrebbero essere risolti solo con il totale annientamento della Russia, ma questo, come è logico, non poteva né potrà mai essere raggiunto, a seguito della totale inadeguatezza e incapacità delle forze occidentali rispetto a quelle russe.

Questo i poteri forti americani lo hanno ben compreso: lo stress test a cui è stato sottoposto il Cremlino, sia in ambito militare, economico, così come quello diplomatico, ha dato esito negativo e il gioco non vale più la candela. Bisogna dunque chiudere la partita il prima possibile e questo per gli Stati Uniti equivarrebbe a una grandissima onta, simile, se non superiore, alla sconfitta in Vietnam.

A chi dunque dare la colpa o il gravoso compito di sottoscrivere la pace? Certamente a un uomo fuori dagli schemi, a un personaggio avulso dal sistema che viene percepito da quest’ultimo come un alieno: il Presidente Trump.

Ed ecco perché la Corte Suprema Americana non ha fermato il Tycoon e perché i democratici non impediscono a Biden di ripresentarsi. Solo gli europei si ostinano a dar retta a questo Presidente che è capace di citare – come è successo al vertice Nato di Washington, di poche ore fa – Putin nelle vesti di Zelensky e Trump in quelle di Kamala Harris.

Gli europei proprio non si vogliono arrendere perché il danno fatto con la loro gestione è talmente grave che hanno capito molto bene che con la pace non solo finirebbe la guerra ma anche la loro carriera e il loro mondo. Allora, in preda a una crisi di onnipotenza, c’è chi minaccia anche la Cina non avendo neanche i titoli per farlo.

Orban, che dal canto suo è il più furbo di tutti, questo lo sa, e così ha iniziato a smarcarsi e a mostrarsi indipendente, perché nel prossimo futuro ciò che conterà saranno solo i bilaterali.

Roma, dunque, sarà pronta per questo appuntamento?

Non credo. Nel frattempo, però, abbiamo dimostrato, ancora una volta, quanto sia relativa e debole la nostra democrazia.

Lorenzo Valloreja

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