ITALIA 0 SVIZZERA 2: UN’ITALIA SPERANZOSA MA INCONSISTENTE CEDE SUBITO LA SUA COPPA EUROPEA.

Credo che i miracoli esistano, ma non credo proprio che si ripetano identici o lo stesso beneficiario se ne avvantaggi più di una volta.

Ecco quindi che qualcosa di simile al goal contro la Croazia all’ ultimo secondo dell’ultimo minuto non si è ripetuto. D’altronde, era semplicemente l’ottimismo ciò di cui l’ Undici azzurro disponeva a piene mani.

L’Italia esce, a testa non alta, dai campionati europei cedendo ben presto la Coppa conquistata a Wembley nel 2021 (sprazzo di vitalità e orgoglio in un momento storico di assoluta crisi della selezione nazionale azzurra che per due volte di seguito non è riuscita a qualificarsi ai Mondiali).

Signore sul campo e fuori, il portiere e capitano Gianluigi Donnarumma che ha evitato un risultato peggiore ben oltre il 2-0 per la Svizzera, e che ha chiesto subito scusa ai tifosi italiani. Su Instagram: “Grazie per tutto il vostro sostegno! Siamo amareggiati e ben consapevoli che la prestazione della squadra non è stata all’altezza delle vostre aspettative e del nostro potenziale, e me ne assumo una grande responsabilità. Avete dato tutto il vostro supporto e la vostra passione, e vi assicuro che ogni singolo giocatore ha sentito la vostra presenza e il vostro sostegno sul campo”.

Imbarazzo del c.t. Luciano Spalletti e del presidente della F.I.G.C. Gabriele Gravina, che però confermano in rispettive conferenze stampa, l’uno la coscienza a posto non senza togliersi dalla scarpa qualche sassolino verso la squadra (nessuno voleva tirare eventuali calci di rigore), e l’altro la fiducia in Spalletti e in un progetto triennale.

Ma cosa vuol dire “progetto”, termine ora spesso usato da dirigenti e presidenti per tenere buona la piazza? La palla è notoriamente e dannatamente rotonda, e non si può progettare in realtà nulla: il calcio è un’avventura continua e anche in questo risiede il suo fascino. Le vittorie chiamano altre vittorie, e da tanti anni ormai, superpagati assi di club gloriosi stentano con la maglia azzurra: la verità è tutta qui. A Gravina o a chi gli succederà, ancora più che a Spalletti, l’onere di rifondare la valorizzazione giovanile.

A. Martino            

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