DOPO IL MONDO AL CONTRARIO VANNACCIANO, LA ANALOGA CHIESA (POST)CATTOLICA. L’ALFIERE DELLA DOTTRINA E DELLA CULTURA CATTOLICA ROMANA MONSIGNOR VIGANO’ SOTTO ACCUSA PER SCISMA ED ERESIA.
Monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, mi pare per molti aspetti, un Vannacci ante litteram ma non in mimetica da parà incursore bensì con tonaca e berretta arcivescovili. E in effetti il suo primo esplosivo memoriale sulla pedofilia e la rivoluzione (omo)sessuale in Vaticano fu proprio un atto da incursore-guastatore, vocazione e professionalità militare che il Generale si tiene orgogliosamente stretta.
Ad entrambi va ascritta la carica dirompente verso il Pensiero Unico e woke, e il politicamente corretto. Al generale stanno i suoi due libri, come al monsignore le sue ormai innumerevoli lettere pastorali di cui più volte su questa testata ho reso conto, comprese quelle che tanto hanno confortato e stimolato durante la dittatura sanitaria (e da cui gli deriva la stupida nomea main stream di “leader no vax”). E se al militare e neoparlamentare europeo stanno affibbiate diverse grane giudiziarie probabilmente tutte strumentali, al prelato da qualche giorno, spetta un procedimento canonico alquanto grave e nocivo per un prelato di qualunque rango: scisma, ovvero tentativo di spaccare il Gregge di Cristo con falsa dottrina e rottura della comunione con il successore di Pietro.
Purtroppo per quest’ultimo però, i parallelismi da plutarchiane vite parallele si spengono qui. A Vannacci infatti, quasi 550.000 voti di preferenza alle ultime elezioni; a Viganò martire della Verità storica prima ancora che teologica, la sostanziale solitudine dinanzi all’establishment postcattolico che mugugna, borbotta, lucra editorialmente sul dissenso cattolico, stila eleganti “dubia” all’attenzione di Bergoglio, fa i suoi bei convegni chiusi da cena al ristorante, ma poi si guarda bene dall’arrischiare rendite di posizione ed emolumenti prendendo concreta posizione contro chi, in Vaticano, tiene fermamente i cordoni della borsa e le chiavi delle stanze dei bottoni.
Non un confratello nell’episcopato ha preso le parti di Viganò che sicuramente, come Vannacci all’italiano medio, parla, e da costoro ne è approvato, a tanti cattolici laicali ma che certo non possono votare per lui. Consta però di un convento di suore di clausura spagnole uscite allo scoperto, ma mi sembra davvero poco.
Insomma, mons. Viganò è stato convocato in Vaticano il 20 giugno presso la Congregazione per la dottrina della fede ex S.Uffizio per tanto tempo diretta dal cardinale Ratzinger e oggi dal discusso “Tucho” autore della disastrosa trovata della benedizione alle coppie omo (tanto per farvi una idea), per «prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato (affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II)». È quanto si afferma in un decreto del dicastero per la Dottrina della fede e pubblicato in un post sull’account X dello stesso Viganò. Il monsignore non si è presentato all’appuntamento e, in sua assenza, le autorità vaticane devono decidere ugualmente sul delitto di scisma il 28 giugno.
Viganò afferma da parte sua di essere stato raggiunto da una semplice email, e non invoca certo clemenza o butta acqua sul fuoco, affermando: “Presumo che la sentenzasia già stata preparata dato che si tratta di un processo extragiudiziale. Io considero le accuse contro me un onore. È necessario che l’Episcopato, il clero e il popolo di Dio si chiedano seriamente se sia coerente con la professione della fede cattolica assistere passivamente alla distruzione sistematica della Chiesada parte dei suoi leader proprio come altri sovversivi stanno distruggendo la società civile. Nessun cattolico degno del nome – conclude – può essere in comunione con questa ‘chiesa bergogliana‘ perché agisce in chiara discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo”. Viganò parlando del Concilio dice che “rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi“.
Non voglio ripetermi a riguardo di quanto praticamente sin dalla sua fondazione , su L’Ortis ho scritto a proposito di postcattolicesimo, neomodernismo, fine della cultura cattolica, omologazione inoffensiva al Mondo, suicidio liturgico e subalternità scientista durante la pandemia, e chi più ne ha….E i lettori sanno benissimo delle mie opinioni riguardo il coraggio fino alla follia (santa) di Mons. Viganò.
Unico appunto di perplessità: il “cancro” del Concilio Vaticano II c’era da ben prima del suo famoso memoriale del 2017, e da quando lui è stato ordinato sacerdote; non so se mi spiego……
Ma lasciamo perdere, per non ridimensionare tanto coraggio e sacrificio personale. Ebbene sì, proprio parafrasando il generale Vannacci, questa postcattolica è proprio una Chiesa al contrario dove gli eretici sono gli ortodossi e i difensori della Tradizione (non i “tradizionalisti”), e scismatici non sono i vescovi tedeschi o parte degli americani (grandi tributari della Santa Sede) che minacciano fughe in avanti sulla morale (omo)sessuale.
Incredibile: improbabili teologi alla Mancuso o alla Martin (il gesuita americano per cui il “vieni fuori” rivolto dal Signore a Lazzaro sarebbe un invito ante litteram a fare “coming out”) possono dire e scrivere quello che vogliono anzi più sono creativi e “inclusivi” meglio è, ma alfieri della dottrina cattolica bimillenaria sono pericolosi eretici.
Mi colpisce anche l’elevazione degli enunciati del Concilio ecumenico vaticano II a testo sacro: eppure, ci dicevano che non era stato un concilio dogmatico. Via la filosofia tomistica, il Modernismo condannato (Egli sperava) da San Pio X una volta per tutte e nel modo più dettagliato e puntiglioso rientrato dalla finestra viene glorificato ed elevato a Canone.
Singolare anche l’apparato sanzionatorio dalla struttura chiaramente inquisitoria e “indietrista” (come direbbe Francesco), in apparente contrasto col misericordismo bergogliano.
Spero che Mons. Viganò si presenti in Vaticano (sfidando anche un probabile arresto) e testimoni la sua fede e quella di tanti altri cattolici non ancora “rane bollite”. Per il momento, garantiamogli almeno le nostre preghiere; se le merita ampiamente.
A. Martino
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