IL GENERALE GRAZIANO ULTIMO DEI SUICIDI ECCELLENTI IN ITALIA. E’ PROPRIO VERO CHE IL POTERE, A VOLTE, LOGORA ANCHE CHI CE L’HA.
Il generale Claudio Graziano (1953-2024), morto con tutte le apparenze del suicidio fra il 16 e il 17 giugno nella casa del pieno centro di Roma dove da mesi viveva da solo in seguito alla scomparsa della moglie, vantava un notevolissimo curriculum militare.
Comandante del battaglione alpini Susa e con incarichi di comando nelle “missioni di pace” italiane in Mozambico e Afghanistan, fu capo di stato maggiore dell’esercito prima e della Difesa dopo, concludendo una lunghissima carriera militare con la presidenza del Comitato militare dell’Unione europea dal 2018 al maggio 2022, nei primi mesi della “Operazione militare speciale” russa in Ucraina. Una lunghissima e prestigiosa carriera militare iniziata con l’Accademia militare di Modena passando anche per lo United States army war college, la cui unica nota stonata (almeno mediaticamente) fu lo stranissimo inchino “giapponese” al predecessore di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione europea, l’ineffabile Jean-Claude Juncker.
Ancora in carica presso l’Unione europea, Cassa depositi e prestiti lo designò alla presidenza di Fincantieri, assieme a Leonardo o ENI o ENEL probabilmente tra gli ultimi grandi calibri effettivamente italiani dell’industria in Italia e infatti ancora largamente partecipati dallo stato.
Senza figli e quindi senza eredi diretti, in un amaro scenario di solitudine esistenziale per la perdita dell’amatissima consorte (secondo quanto riportato da fonti autorevoli, vi sarebbe un biglietto in cui collega il gesto estremo alla perdita appunto della moglie), le FF AA si sono prese carico di un degno funerale. Sarebbe quindi un suicidio in assoluta consapevolezza, però anche in questo caso, l’autorità ecclesiastica non ha ritenuto di opporsi a esequie religiose.
A Claudio Graziano va rispetto e solidarietà umana per un gesto che potrebbe attraversare la mente di chiunque, qualora davvero volontario sia stato. Eppure, al di là dei rituali sgomenti istituzionali, degli interrogativi in qualche mente pensante non possono non sorgere; e non è affatto la prima volta negli ultimi anni che uomini dinanzi a cui “tremava tutta Roma”, decidano improvvisamente di lasciare di loro mano questa “valle di lacrime”. Basti pensare anche, più recentemente, al rettore della Università cattolica, o nel 2017 al suicidio del generale dei carabinieri (forestali) Guido Conti anch’egli passato da una forza armata a una realtà imprenditoriale privata (provato, da quanto lasciato scritto, dalla tragedia di Rigopiano dello stesso anno). E devo citare me stesso ovvero l’articolo
CON ANTONIO CATRICALA’ L’ ULTIMO DEI SUICIDI ECCELLENTI (VERI O PRESUNTI TALI) D’ITALIA. MA ORMAI, I “GRANDI SERVITORI DELLO STATO” SONO SEMPRE PIU’ PERCEPIBILI COME “STATO PROFONDO” E APPARATO. del 7 marzo 2021.
Siamo dinanzi a uomini di potere (integri quanto si vuole, per carità, ci mancherebbe altro anche perché chi ormai potrebbe dimostrare il contrario), pezzi di establishment che per cooptazione possono tranquillamente passare dalle forze armate a qualunque altro ruolo istituzionale laddove i “poveri disgraziati” devono sottostate a concorsi e test anche per condurre un mezzo compattatore dell’immondizia; o a ruoli imprenditoriali assolutamente estranei a ogni esperienza pregressa. Assoluta agiatezza, mancanza di qualunque preoccupazione economica.
Eppure il male di vivere è per loro in agguato più che per altre classi e categorie sociali ben meno avvantaggiate o ai limiti della sussistenza. Forse, gli “arcana imperii” (o segreti del potere) di un Sistema marcio e nichilista logorano di più proprio i più sensibili tra gli eletti che li conoscono.
Certo, ci si attenderebbe nervi molto più saldi e metallici da parte di persone che hanno preso, o stavano ancora prendendo, decisioni più o meno note o ignote sul futuro di lavoratori e cittadini; si presumerebbe ciò, particolarmente da comandanti di migliaia di uomini e donne in uniforme.
Ma a suicidarsi, tra gli uomini di potere, non sono solo gli “oligarchi russi” che volano da grattacieli fra cento sospetti sul Cremlino?
A. Martino
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