TRA IL 9 MAGGIO E IL 2 GIUGNO L’ABISSO
Ogni Paese ha nella sua storia una data da commemorare solennemente. Per esempio il 9 Maggio di ogni anno si festeggia in Russia la Giornata della Vittoria, ovvero la commemorazione della vittoria dell’allora Unione Sovietica sulla Germania nazista. In Italia invece il 2 Giugno si festeggia la nascita della Repubblica italiana. E dal punto di vista meramente visivo le due cerimonie possono equivalersi. Infatti in entrambe si fa grande sfoggio di mezzi militari e uomini appartenenti alle varie Armi in divisa da parata. Ma le similitudini tra le due parate si fermano solo al livello puramente visivo, come detto prima. Infatti tra la Festa della Vittoria Russa e la Festa della Repubblica Italiana intercorre un abisso incolmabile.
Poiché nel primo caso stiamo parlando di un Paese che concretamente non solo ha respinto i nazisti dai propri territori ma è andato a stanarli a casa loro, conquistando Berlino. Al prezzo di 27 milioni di uomini e donne, tra militari e civili. E poi, appunto, si è seduto al tavolo dei vincitori.
Nel secondo caso stiamo parlando di una Nazione che in modo scellerato si accodò ad una Germania nazista potenzialmente invincibile e che invece portò al tracollo se stessa e tutti i suoi alleati. In poche parole nel 1945 l’Italia perse (malissimo) la guerra e di conseguenza ogni sovranità. In pratica consegnò le proprie chiavi di casa a Washington & Co., legandosi mani e piedi al giogo anglosassone. Quindi quando gli USA parlano di “alleati” sarebbe più consono e realistico parlare di “sudditi” o “vassalli”, fate voi…
Un’altra differenza macroscopica che intercorre tra Russia e Italia consiste nel fatto che nel primo Paese la propria popolazione nutra un profondo amor di Patria e la consapevolezza di essere tutti quanti fratelli figli di un unica e grande madre: la Grande Madre Russia, appunto. Il paragone con l’Italia è impietoso. Poiché in fin dei conti è dal 1861 che si è cercato forzatamente di far convivere decine e decine di culture, tradizioni e lingue diverse sotto un’unica bandiera.
“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani!” disse a quanto pare, e molto ottimisticamente, Massimo D’Azeglio all’indomani dell’unità d’Italia. Ma a tutt’oggi questa omogeinizzazione degli italiani pare che sia ancora di là da venire. Personalmente penso che una parvenza di unità patriottica fu raggiunta durante il Ventennio. Per il resto ritengo che gran parte degli italiani pensino prima di tutto ai propri affari personali, al proprio orticello. E il periodo pandemico ce lo ha confermato in pieno.
Quindi in definitiva abbiamo visto di come la Federazione Russa sia una nazione profondamente radicata nel proprio territorio e di conseguenza tesa a individuare e neutralizzare la minima minaccia esterna. Infatti ogni guerra intrapresa dalla Russia viene considerata dal proprio popolo come una guerra esistenziale a tutti gli effetti. Lo stiamo vedendo in modo plastico nel conflitto ucraino. Un conflitto nel quale mai più di altri si realizza la nota locuzione latina “mors tua vita mea“.
D’altro canto è importante sottolineare che il conflitto in questione si potrebbe percepire apparentemente come una scaramuccia tra Russia e Ucraina. In realtà stiamo parlando di una vera e propria guerra dell’intera NATO (braccio armato di Washington) contro Putin per conto terzi.
Curioso notare che gli USA, ovvero coloro che hanno colpevolmente acceso la miccia di questo conflitto, si stiano defilando a poco a poco lasciando il proverbiale cerino acceso nelle mani dell’Europa. E purtroppo i cosiddetti leader europei, in quanto vassalli di Washington & Co., non possono far altro che ubbidire ed abbaiare alla Russia facendo le veci del padrone anglosassone.
E questa dinamica mi inquieta non poco. Infatti lo Zio Sam è specializzato nel creare casini in giro per il mondo cercando di uscirne sempre immacolato e candido come un giglio.
Lo abbiamo visto in Vietnam. Dopo 20 anni di combattimenti gli USA, tra i vincitori della seconda Guerra Mondiale, si ritirarono dalle giungle vietnamite senza aver raggiunto gli obbiettivi prefissati e dopo aver lasciato sul campo migliaia di soldati ultra equipaggiati uccisi da guerriglieri che combattevano indossando le infradito ai piedi. Nonostante ciò gli Stati Uniti hanno continuato ad ergersi come gli strenui difensori del giardino fiorito occidentale, in contrasto con la giungla popolata da selvaggi al di fuori di tale giardino (Josep Borrell dixit…).
Ma come si suol dire “Errare è umano, perseverare è diabolico”. E quindi Washington ha continuato a perseverare nelle sue politiche imperialistiche, volte a destabilizzare tutti quegli Stati ritenuti nemici degli USA.
Come di recente è accaduto in Iraq, in Afghanistan, in Libia e in Siria. Anche se in Siria allo Zio Sam è andata bene ma non benissimo a causa del provvidenziale intervento della Russia in sostegno di Assad.
Invece l’intervento in Afghanistan è stato un nuovo Vietnam in tutto e per tutto. Infatti gli Stati Uniti invasero l’Afghanistan nel 2001 con lo scopo di neutralizzare i Talebani. E, come accadde nel secolo scorso, gli yankees si ritirarono dopo 20 anni di occupazione senza aver risolto nulla. Anzi lasciando i Talebani più forti di prima. E la ritirata degli americani gettò nel panico tutta la popolazione afghana filo USA poiché i Talebani erano intenzionati a massacrare tutti i collaborazionisti. Addirittura, presi dalla disperazione, tanti afghani si attaccarono alle ali degli aerei statunitensi che portavano via le truppe dal paese. Inutile dire l’orrenda fine che fecero quei disperati.
Quindi, partendo dal presupposto che gli americani hanno lasciato da soli gli europei contro la Russia, mi chiedo a cosa gli italiani si debbano attaccare.
Facciamoci la domanda e diamoci la risposta…
Alessio Paolo Morrone
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