MANGANELLATE SUGLI STUDENTI ANCHE NEGLI USA, E DENTRO LE UNIVERSITA’. GUAI A PROTESTARE CONTRO ISRAELE. E SAREBBE LA “PRIMA DEMOCRAZIA DEL MONDO”….
Ieri (2 maggio per chi scrive, ndr) un Joe Biden ad occhi semichiusi come appena svegliatosi (forse per questo l’eterno rivale Donald Trump lo chiama a volte “sleepy”, sonnacchioso) ha spiegato ai giornalisti che gli USA non sono un paese autoritario, ma vi sono delle leggi che vanno rispettate bla bla bla….Premesso che il rispetto delle regole e leggi vigenti, da secoli se non millenni, serve sempre a giustificare tutto e il contrario di tutto (anche i carnefici dei lager o dei gulag facevano “solo il loro dovere”, eseguivano “degli ordini” etc.), mi pare chiaro che il Sistema negli USA abbia perso la pazienza laddove, specie nelle tante e sovente prestigiose università ove si protesta e si occupa, si sono viste troppo bandiere palestinesi e troppi slogan antiisraeliani e antisionisti: si può insomma bestemmiare (il Dio cristiano, naturalmente), ma guai ad offendere il governo israeliano. Anche se, nientemeno che presso il tribunale internazionale dell’Aja, si valuta l’opportunità di un mandato di cattura internazionale nei confronti del sanguinario (presunto, per carità, sono garantista) primo ministro Benjamin Nethanyau.
Se la violenta irruzione dei mastini da guardia di Biden e del sindaco di New York in un luogo di cultura e istruzione, i quali hanno anche realizzato un video che la documenta con tanto di colonna sonora da film di azione per ammonire altri aspiranti manifestanti, fosse avvenuta in Russia o Bielorussia o Cina, il segretario di stato USA e qualche eurocrate e ambasciatore “occidentale” avrebbero “ammonito sul rispetto dei diritti umani”, e garantito di “seguire la situazione”. In poche parole, si sarebbero ingeriti negli affari interni altrui (magari discutibilissimi ma relativi pur sempre a uno stato sovrano con la sua polizia e le sue leggi). Orbene, dato che non mi risulta che nessuno degli stati da me citati a titolo di esempio, lo abbia sinora fatto, devo concludere a mio modo di vedere per la molto maggiore serietà in relazioni internazionali di Russia o Bielorussia o Cina rispetto agli USA.
Ed è bene che sia così: qualche testa rotta a manganellate si interroghi sull’utilità per il movimento woke di sostenere un Sistema pronto a mazzolarti appena esci dal seminato arcobaleno e globalista, e Biden e compagni si mettano dinanzi a uno specchio chiedendosi se davvero credono a quella st…zata che dalla Casa Bianca è stata proclamata. Ma sono fatti loro, ripeto: robaccia made in USA come l’immondizia televisiva e cinematografica che ci sommerge ormai da tre quarti di secolo.
Ciò non toglie che la deriva autoritaria negli USA sia in atto, in concomitanza con le elezioni presidenziali. A proposito, è da notare la dignità (anche opportunistica) con la quale Trump, pur legato a filo doppio con Nethanyau, evita di pronunciarsi sulla questione di Gaza. E infatti, pensate un po’, la stampa main stream, nel riferire di elementi estranei agli studenti nelle proteste, vi inserisce persino degli attivisti di Trump.
Certo, il ricorso al manganello e persino a proiettili di gomma tra le aule universitarie, riesce a sgomentare persino chi lo ha invocato, ma un po’ come un infame stupratore a posteriori rinsavito si autogiustifica ritenendo che “quella ci stava”, dalle parti di Yale o della UCLA o del New York Police Department, ci si arrampica sugli specchi.
Guarda un po’ la supercazzola dialettica del capo dell’ufficio intelligence del NYPD Rebecca Welner anch’ella docente alla Columbia (duplicità di ruolo tipica della polizia politica di ogni tempo e regime): “ …gli studenti vengono influenzati da individui che sono professionisti nel radicalizzare i giovani”. E la prof.ssa Welner garantisce che l’intervento della polizia non mirava alla “soppressione delle idee degli studenti” ma al riconoscimento della “normalizzazione nei campus universitari della retorica, sia nel linguaggio che nelle tattiche di protesta, associata al caos e al terrorismo”. Però non sembra che le proteste abbiano fatto qualche vittima, sembra invece che ad essere accesi fossero solo i toni antiisraeliani.
Insomma, pare che per il regime di Washington (la terminologia da me usata farà rizzare i capelli a qualcuno, lo so) un intellettuale antagonista e radicalmente non conforme sarebbe un “professionista nel radicalizzare i giovani” e l’esercizio della libertà di manifestazione di pensiero e opinione “retorica associata al caos e al terrorismo”. Pare di stare nell’Europa della prima Restaurazione postnapoleonica, o di leggere un rapporto della Ochrana (la polizia segreta della Russia zarista); invece, dicono, saremmo nella “prima democrazia del mondo”.
A. Martino
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