A VOLTE RITORNANO
È bastato che Draghi fosse chiamato dalla Von der Leyen a relazionare sul “Rapporto sul futuro della Competitività europea” che subito, i soliti ruffiani di casa nostra, istigati dall’immancabile Macron, si sono messi all’opera.
Così, prima che si voti alle Europee, c’è già chi immagina di dare lo scettro a Super Mario, alla faccia della Democrazia e dell’Istituto del voto: roba che, in altre parole, ti fa venir voglia di non andarci neanche più al seggio, tanto se è già tutto scritto che cosa si vota a fare? Forse per perdere tempo ed essere presi in giro?
Un uomo, Mario Draghi, che, è bene ricordarlo – alle scorse votazioni parlamentari per l’elezione del Presidente della Repubblica, cioè all’unica prova elettorale a cui si è sottoposto l’ex Presidente della BCE – ha ricevuto solo 5 miseri voti, cioè una mazzata senza precedenti.
Lo stesso personaggio di cui Francesco Cossiga, compianto Presidente della Repubblica Italiana, ebbe a dire che era: “un vile affarista” e che in conseguenza di ciò non poteva mai essere nominato “Presidente del Consiglio dei Ministri” perché “è stato” anche “socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana”.
Eppure c’è chi, in Patria, proprio per questa sua ultima posizione è pronto, sempre e comunque, a perorare ogni sua velleità tanto da presentare, proprio in questi giorni, un Manifesto che dovrebbe essere sottoscritto dal maggior numero possibile di maggiorenti italiani per promuovere la candidatura di Draghi alla Presidenza della Commissione Europea.
Candidatura, quest’ultima, che, per chi non l’avesse ancora capito, è stata fatta proprio per rompere le uova nel paniere della Meloni, la quale, se dovesse essere nominato Draghi a scapito della Von der Leyen, avrebbe indubbiamente perso su tutta la linea della propria politica estera: dal fallimentare appoggio all’Ucraina, all’inaccettabile sostegno allo Stato d’Israele nel massacro di Gaza.
Ma, al di là di questo, checché se ne diga, Super Mario non ha mai tifato Italia.
Egli infatti, come Monti in precedenza, è stato messo, dove è stato posizionato, essenzialmente per liquidare il nostro Paese.
A questo punto, infatti, come non dimenticare il “Trattato del Quirinale”, uno dei maggiori accordi capestro sottoscritto dal nostro Paese con la Francia di Macron, da un Premier, Mario Draghi, che era stato nominato pochi mesi prima semplicemente per gestire l’emergenza Covid e non per farsi carico di determinazioni in ambito Estero così impattanti … ma, che ci piaccia o meno, tanto è.
Tale e quale al viaggio in treno che ci siamo dovuti subire nel giugno del 2022, quando, insieme a Macron e Scholz, si recò in Ucraina per sostenere Zelensky.
Insomma, siccome sappiamo che al peggio non c’è mai fine, speriamo solo che il detto popolare del “chi entra Papa esce sempre Cardinale” anche questa volta non fallisca, diversamente, non saprei proprio a che Santo votarmi e votarci.
Lorenzo Valloreja
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