DEBUTTO COL BOTTO A WALL STREET PER LA SOCIETA’ DEL SOCIAL NETWORK DI DONALD TRUMP

Debutto assai incoraggiante sul Nasdaq per Truth (il social network di Donald Trump).

Le azioni di Trump Media & Technology Group Corp, società a cui appartiene la piattaforma dell’ex presidente USA Truth Social fondata nel 2022 dopo che i suoi profili erano stati messi al bando sia da Facebook che da Twitter (ora la X dell’ altrettanto vulcanico e imprevedibile Elon Musk) appaiono scambiatissime.

Martedì 26 marzo alle 15.30 guadagnavano addirittura il 45% ad oltre 72 dollari. L’azione ha poi chiuso sui sessanta dollari, assestandosi su un guadagno di circa 19%: una montagna russa spesso scontata nei primi giorni di negoziazione di un titolo se interessante, a causa delle operazioni infra day puramente speculative che in casi del genere fanno guadagnare bei soldi agli operatori.

La sua “sigla” negoziale sul mercato è DJT ( direi alquanto iconica, sono le iniziali del tycoon newyorkese). La mossa della quotazione in borsa è un vero colpo da maestro e vecchio corsaro degli affari, dato che nelle tasche di Trump, da oggi, inizia ad affluire una specie di miniera d’oro. Infatti l’ex presidente aspirante a nuovo mandato è nelle condizioni di imprimere un nuovo corso ai suoi affari grazie alla quotazione borsistica.

Eppure il Trump Media & Technology Group non ha fatto segnare risultati particolarmente brillanti finora: l’anno scorso ha perso $49.000.000 solamente nei primi tre trimestri dell’anno, e incamerato 3,4 milioni di profitti a fronte di 38 milioni di spese per interessi. Ma la sua quotazione per ora è un successo: l’azione è vicina ai $60, il che posiziona il valore di mercato a oltre sette miliardi di dollari, cioè più di mille volte il fatturato annuale stimato. E’ una cifra più alta di quella di aziende ben più navigate, quali Western Union.

E si pensi che un fiore all’occhiello dell’economia italiana quale Eni, nonostante l’intuibile redditività e buoni bilanci, durante la pandemia scivolò a livelli impressionanti per il crollo del prezzo del petrolio e ancora oggi non riesce a tenere quota 15 euro, dopo i massimi sui 17 del 2018.

E’ evidente l’interesse puramente psicologico, ideologico e politico che il titolo riveste tra i poco scaltri “investitori” dell’America profonda: si comprano oggi le “azioni di Trump” come una volta i titoli di debito pubblico della Federazione per sostenerne la resistenza contro gli odiati yankees della Unione nordista. Ciò non toglie che, come dimostrato dalla convulsa giornata di esordio, il titolo probabilmente inizia a incuriosire e stuzzicare gli operatori professionali come fondi ed enti istituzionali.  

La quotazione in borsa arriva dopo la fusione della società controllata da Trump con Digital World Acquisition Corporation, una shell company che aveva annunciato dal 2021 l’intenzione di rilevare il Trump Media & Technology Group e da allora aveva visto le sue azioni salire con costanza e calma, fino a più che raddoppiare il loro valore. Oggi la quota di Trump nella società varrebbe circa $4.000.000.000.

Complimenti e in bocca al lupo a Donald Trump, che ha dimostrato di sapersi creare il danaro per le enormi multe, risarcimenti, e spese legali che si trova ad affrontare; e che così ovviamente, si autofinanzia una campagna elettorale “povera” in cui una quantità enorme di fondi è investita dall’establishment per garantire lo status quo obamiano-globalista. A differenza di Silvio Berlusconi, non si è limitato a inveire contro “ la sinistra e i giudici comunisti”, ma si è dato da fare con il suo cervello e quello dei collaboratori.

A. Martino

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