PUTIN NON HA SOLO VINTO LE ELEZIONI, COME ERA SCONTATO CHE FOSSE, MA HA DIMOSTRATO AL MONDO INTERO CHE È L’UNICO LEADER A GODERE DI UN VERO ED AMPIO CONSENSO POPOLARE

Sono a dir poco ridicole e puerili le dichiarazioni di Washington riguardo ai risultati delle elezioni presidenziali in Russia.

Infatti, piaccia o non piaccia, alle urne, anche nelle zone occupate, si sono recati all’incirca il 73% degli aventi diritto, mentre qui in Occidente, Stati Uniti compresi, un elettore su 2 non va a votare. Che poi il Presidente Putin sia stato rieletto, in maniera piuttosto scontata, per la quinta volta e che abbia ottenuto l’87,9% dei consensi è un’altra cosa, fatto sta che il consenso al regime dello Zar è più che mai granitico e a prova di bomba.

Si pensi solo che alle scorse presidenziali del 2018, cioè prima dell’inizio della cosiddetta “Operazione Speciale”, a votare sono andati il 67,54% dei cittadini aventi diritto, i quali, a loro volta, hanno potuto dirigere le proprie preferenze su tre candidati disponibili.

Oggi, invece, i candidati erano addirittura quattro, uno più della scorsa volta.

Certo, ci sono state anche proteste, cioè chi ha scritto insulti sulle schede, o ha buttato l’inchiostro nelle urne, o ha intasato i seggi a mezzogiorno con code interminabili, ma questo, se non erro, succede anche da noi.

Quante volte gli scrutatori, aprendo una scheda in Italia, non si saranno ritrovati in mano la classica fetta di salame con su scritto: “Vi siete mangiati tutto? Allora, tjé! Mangiatevi pure questa”? Così come si saranno imbattuti nel classico cittadino che si rifiuta di ritirare la scheda e chiede che venga messo a verbale.

Ma questo, è evidente, non certifica in alcun modo  che il sistema sia già bello e che morto.

Semplicemente vuol dire che c’è della gente che dissente, delle persone, le quali, così come in Russia, per quanto si impegnino, resteranno pur sempre minoritarie e quindi ininfluenti.

Hai voglia dunque a gridare che in Russia le elezioni: “non sono ovviamente né libere né giuste”, anche perché, sempre secondo questi detrattori: “con il voto elettronico Putin ha avuto mano libera per falsare facilmente il risultato”, quando, per altre elezioni presidenziali, quelle si falsate, c’è chi come Ashley Babbitt – sostenitrice di Trump e veterana dell’Air Force, di 35 anni d’età – durante l’assalto a “Capitol Hill”, fu freddata, come se niente fosse, da un colpo sparato alla faccia da un poliziotto, roba che, per una cosa simile, in Italia, l’omicidio di Carlo Giuliani, si ebbe per anni ed anni, un bailamme giudiziario e giornalistico da paura … per la serie: “Paese che vai, usanze che trovi!”.

Ma per quanto le usanze, o se preferite la gestione dell’ordine pubblico, siano le più disparate e discutibili rimane sempre il fatto che, in questo caso, il “toro” vuol dare del “cornuto” all’”asino” non sapendo che non solo non ha i titoli per faro, quanto che l’asino in questione ha molto, ma molto più consenso popolare del toro oltre che aver vinto la guerra.

Lorenzo Valloreja

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