PAPA FRANCESCO: “PERCHE’ BENEDIRE UN IMPRENDITORE E NON UN OMOSESSUALE?”.
In una intervista al periodico Credere del gruppo editoriale San Paolo, Papa Francesco ha affermato: “….Nessuno si scandalizza se benedico un imprenditore che sfrutta la gente, mentre accade se si tratta di un omosessuale. È ipocrisia…..”
La singolare affermazione lascia perplessi a dir poco, sul piano teologico e razionale (la teologia è una branca della filosofia, non si tratta di strane elucubrazioni su una “metafisica che non esiste”, come l’odierno ateismo materialista ha convinto ormai anche molti uomini di chiesa). Ma purtroppo, si sa, l’irrazionalismo camuffato da scientismo e positivismo è parte essenziale del Pensiero unico; e papa Francesco, ripetiamolo noiosamente, non perde l’occasione per dimostrare di esserne intimamente pervaso (spesso, credo, del tutto involontariamente se non inconsciamente). E’ un uomo della postmodernità, c’ è poco da fare.
Infatti, la qualità di imprenditore, di per sé, non implica nulla di negativo fino a prova contraria: può esserci un imprenditore che bestemmia e uno che ogni giorno recita il Rosario, uno che paga più che bene i dipendenti e un altro che offre stipendi da fame; uno che a Natale regala un panettone pagato cento euro al centinaio e un altro che elargisce una gratifica, se gli affari vanno bene, di duemila euro; e così via.
Qualora un reddituario del genere abbia notoriamente, comportamenti peccaminosi, o che, socialmente, “gridano vendetta al cospetto di Dio”, è chiaro che un chierico possa e debba, in assenza di un pentimento accertato al meglio attraverso la Confessione, astenersi dalla benedizione che non è, mi pare, una specie di stretta di mano o pacca sulla spalla. Ma naturalmente, ciò implicherebbe un “giudicare” e un “escludere” lontano dal misericordismo bergogliano, quindi, incoerentemente, si scivola in un certo disprezzo generalizzato per la categoria.
Mentre l’omosessuale cui si riferisce papa Bergoglio, rappresenta o piuttosto rappresentava per la Chiesa cattolica, un “comportamento disordinato” a prescindere, secondo il Catechismo di San Giovanni Paolo II peraltro ancora in vigore; dovrebbe, lui, avere forse un po’ più di pazienza e attendere, come da principio della rana bollita, che la residua comunità dei fedeli cattolici metabolizzi questa grande novità.
Ma anche sul piano politico-ideologico, la formulazione bergogliana colpisce: vi ravviso un retaggio da teologia della liberazione bianco-rossa per cui imprenditore significa ricco quindi bieco sfruttatore.
Marx in redingote fucsia.
A Martino
Lascia un commento