GLI AGRICOLTORI SONO PROTAGONISTI DI PROTESTE MAI VISTE NELLA CRASSA E ULTRAEUROPEISTA GERMANIA. PASSERA’ TUTTO CON QUALCHE MARCHETTA?
Se si considera che durante il regime nazionalsocialista e gli anni della terribile seconda guerra mondiale (1933-1945) da cui la Germania uscì materialmente e umanamente a pezzi, protestare era intuibilmente impossibile, e che quindi le ultime proteste di massa lì si sono svolte non oltre i primi mesi del cancellierato di Adolf Hitler (divenuto poi Fueher), mi pare si possa ben dire che nella Germania “locomotiva d’ Europa” non si vivevano giorni di protesta così, da quasi un secolo.
Il mito del Paese ordinato e florido e più o meno immerso nel narcisismo della sua leadership continentale, si sta infrangendo nel disagio e nella perdita di fiducia nelle elites da parte di chi ogni mattina si sveglia, si rimbocca le maniche e va a guadagnarsi da vivere. Categorie lavorative finora coinvolte, gli agricoltori seguiti dagli autotrasportatori. Se i secondi sono un classico fin dalle proteste in Cile negli anni del consenso calante a Pinochet (un precedente poco glorioso per un sistema che dell’antifascismo ha fatto la sua religione atea), i primi non possono non richiamarmi alla mente le rivolte contadine dell’alba della Riforma luterana (ben più violente e ben più ferocemente stroncate). Anche nei vicini Paesi Bassi, gli agricoltori non sono affatto tranquilli.
I lavoratori delle campagne lamentano soprattutto la perdita degli incentivi sul gasolio per la trazione a motore (si pensi solo ai trattori), e quella della tassazione agevolata per i veicoli destinati all’agricoltura.
“Stiamo esercitando il nostro diritto fondamentale di informare la società e la classe politica che la Germania ha bisogno di un settore agricolo competitivo“, ha dichiarato il presidente dell’Associazione tedesca degli agricoltori Joachim Rukwied alla rivista Stern.
Le proteste sono finora condotte con determinazione ma anche con assoluta pacificità e civiltà anche se con grande impatto psicologico su una popolazione culturalmente e storicamente restia per tendenza generale (al contrario ad esempio dei francesi), a criticare e contrastare il detentore del potere di turno, che si chiami imperatore o re o cancelliere o presidente della commissione europea o fate voi; se non in tornanti della Storia particolarmente cruciali e drammatici.
Svincoli autostradali bloccati da trattori e camion, arrivati con code chilometriche fino alla Porta di Brandeburgo, centri urbani intasati come una bottiglia fino all’orlo: mai visto a memoria delle ultime generazioni, in terra teutonica.
Tutto ciò non è certo minimizzabile, anche se la Confagricoltura tedesca pare, a parole, non molto battagliera o forse timorosa che si inneschi qualcosa di più grande di sé. E alquanto contraddittoria. Per “informare” basterebbero delle conferenze stampa, no?
Anche in Germania questo malcontento extrapolitico o prepolitico verrà sedato con minacce e promesse, come in Italia o Francia alla stregua dei soliti “gilets” o “forconi”?
Il fatto che l’informazione main stream inizi a parlarne potrebbe essere indizio di scampato pericolo certificato da chi scrive le veline dei notiziari vari (anche questa volta, ma la prossima?).
A. Martino
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