ANCORA UN INQUIETANTE SEGNO? FULMINE DISTRUGGE PARTI SIGNIFICATIVE DI UNA STATUA DI SAN PIETRO NEI PRESSI DI BUENOS AIRES.

Avrei preferito farne a meno, ma da prima di Natale, la foto in questione con relativi commenti è ormai virale, almeno negli ambienti del Dissenso globale. La collocazione ideologica de L’Ortis però ce lo impone, anche se non posso fare a meno di esprimere una minima riserva: siamo sicuri, ad esempio, che non si è trattato di un atto di vandalismo preordinato?

Comunque, questo è il fatto che finora, nella sua storicità, nessuno contesta di qua e di là dell’Atlantico.

Vi è un certo santuario che è il Santuario di San Nicolas e che sorge in Argentina, a pochi chilometri da Buenos Aires, città di cui Papa Francesco fu presule. Ma più che dedicato a San Nicola, appare di fatto un luogo di culto mariano dato che all’interno vi è la statua della Madonna del Rosario, che apparve per anni a una veggente (Gladys Quiroga de Motta), la quale a partire dai primi anni ’80, avrebbe ricevuto dalla Madonna centinaia e centinaia di messaggi. Non so se la Chiesa si sia pronunciata ufficialmente; sta di fatto che in essi, la Santa Vergine si ricollegherebbe alle apparizioni di Fatima, e sovente parlerebbe della guerra finale tra Satana e la vera Chiesa.

All’immediato esterno di detta chiesa si trova una statua che rappresenta, senza ombra di dubbio, San Pietro ovvero il primo papa. Ebbene, il 17 dicembre, come da foto che pubblichiamo, un fulmine avrebbe (voglio volutamente usare il condizionale) polverizzato aureola, chiavi e mano benedicente.

Il 17 dicembre è non solo giorno del compleanno, o genetliaco come una volta si diceva riguardo a re o pontefici, di Francesco ma soprattutto direi, la viglia della pubblicazione dell’ultra discusso documento del Dicastero per la dottrina della fede Fiducia supplicans (vedi il mio ALLA FINE, L’HANNO MESSO NERO SU BIANCO. LA CHIESA (POST)CATTOLICA ACCETTA ANZI BENEDICE I MATRIMONI OMOSESSUALI. IL 18 DICEMBRE 2023 SARA’ UNA DATA TRA LE PIU’ RILEVANTI DELLA STORIA. del 19 dicembre). Sicuramente, il 17 il documento era già redatto, e forse già firmato da Monsignor “Tucho” e controfirmato dal suo superiore. Ultimo (piuttosto grottesco) spunto di problema per la singolare decisione vaticana, la polemica sulla opportunità o meno della pergamena papale di benedizione, come per i matrimoni “tradizionali”.

Anche se la storia del fulmine risultasse inoppugnabile, sicuramente la Chiesa (post)cattolica neomodernista, razionalista e globalista, ne riderà come di vecchie superstizioni. I “Segni” sono ormai solo quelli dei “tempi”, che dal Concilio vaticano secondo, l’hanno indotta a inseguire sempre più il mondo; quindi, ideologici e astratti piuttosto che concreti e inducenti a riflettere sulle vie intraprese.

Ma ve ne sono stati altri in questi ultimi anni: basti pensare alla colomba bianca ghermita dal nero uccellaccio nel cielo su Piazza S. Pietro e soprattutto al fulmine sulla cupola michelangiolesca subito dopo l’abdicazione di Benedetto XVI, di cui proprio oggi (io scrivente) ricorre l’anniversario della morte; e al quale deve andare un devoto e affezionato ricordo.

Fulmine, però, che a mio vedere non rappresentò certo una benedizione per la decisione presa.  

Il fulmine (o saetta) rappresenta d’altronde l’ira divina o comunque l’avversità dell’Altro fin dai primordi della spiritualità pagana, arma primaria di Zeus ( o Iupiter-Giove) della tradizione latina. E che Benjamin Franklin ci abbia spiegato già dall’età dei Lumi la sua natura elettrodinamica, ciò nulla toglie alla sua simbolicità fenomenica. Il pane e il vino erano e sono lavorazioni del grano o dell’uva, ma il cristiano sa bene che uso Gesù Cristo volle, e vuole, farne.

A. Martino   

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