IL PRESEPE: DA GRECCIO ALLE CONTRADDIZIONI DEI NOSTRI GIORNI
Fu San Francesco d’Assisi nel 1223 ad avere per primo, dopo un viaggio in Terra Santa, l’idea di rappresentare la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo.
Lo fece a Greccio perché quel posto gli ricordava Betlemme. Da quel momento, fra i cristiani, in tutto il mondo, nacque l’usanza di predisporre nelle proprie abitazioni, nei propri luoghi di culto, nelle piazze delle loro città, un “presepe”, ovvero rappresentare la nascita di quel “Bambinello” che, per coloro che credono, è il figlio dell’Onnipotente.
Niente di più, niente di meno. Questo è il Presepe. Un atto che tende al “sacro” perché “rappresenta” un fatto che, per chi ha dentro di se “fede”, è l’inizio di un percorso di vita che portò, attraverso il “sacrificio sulla croce”, al “perdono del peccato”.
Il “Figlio di Dio” nasce, questo è scritto nel Libro, da Maria, sua madre, sposata a Giuseppe.
Il rappresentare quel “momento messianico”, in quella “grotta”, in quella “mangiatoia”, presepe deriva dal latino “praesaepe” che significa, appunto, mangiatoia, è un modo per rivivere la “verità”.
Tutto questo è “vero”, ovviamente, per chi “crede”. “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli”, questo recita il “credo” dei cattolici. I nostri nonni ci insegnavano che “non si gioca con i Santi”, pensate se ci avrebbero permesso di “giocare” con “il Figlio di Dio”!
Farlo è blasfemo, ovviamente sempre e solo per chi “crede”. “Credere” non è obbligatorio, si definisce un “dono”. Lavorare per portare quel “credo” agli altri non è un “lavoro”, è una “missione”.
Io, “cittadino semplice” disturbo il lettore con questo “banale” ragionamento, perché un sacerdote, tal don Vitaliano, parroco della chiesa di San Pietro e Paolo, in località Capocastello a Mercogliano, nell’Avellinese, ha “avuto una pensata”. Tristemente, dopo il “suo”pensiero, è passato, anche, all’azione.
Ha ritenuto accettabile “manipolare” la nascita di Gesù Cristo per “fare politica” e dare “notorietà” ad un proprio pensiero ed a se stesso.
Questo sacerdote “innovativo” ha ritenuto fosse nella sua disponibilità rappresentare la “Natività” con “due mamme” e senza San Giuseppe. “Ci sono tanti modi di essere famiglia”, ha spiegato.
Per coloro che “credono” in realtà “no”. La “famiglia”, per un cristiano, esserlo non è obbligatorio, è il “matrimonio fra un uomo ed una donna”. “L’Unione” è una scelta d’amore fra persone.
Totalmente rispettata, almeno da chi scrive, ma una cosa diversa. Don Vitaliano, libero di fare politica, può dire il suo pensiero nei modi e nei luoghi appropriati. Egli è libero di ritenere che vi sia “disprezzo, anche da parte di settori della Chiesa cattolica, contro le “famiglie arcobaleno” e la loro condanna a prescindere, senza una discussione e un confronto serio e onesto, è la pennellata di tenebra che contribuisce a dipingere la notte del nostro tempo”.
La conseguenza di “provocare” allestendo un Presepe con due mamme, come spesso accade nel mondo di oggi, annoia. Fa “parlare” ma non causa reale “dibattito”.
Cosa può provare, infatti, un credente se non noia nel vedere un uomo che si sente così “onnipotente” da ritenere di avere il diritto di strumentalizzare a favore del proprio pensiero politico sociale addirittura la nascita di Nostro Signore?
Il Sommo Poeta Dante affrontò nel Cantico XI del Purgatorio la “superbia”. Nel primo girone si “purga la vana gloria”, uno dei “rami” della “superbia”, appunto. In esso troviamo il Conte Umberto de’ Santafiore, chissà se il Poeta, oggi, avrebbe potuto ritenere utile esempio di “vana gloria” questo “assai innovatore”, per alcuni “blasfemo”, sacerdote avellinese?
Io, e non solo io, ne sono certo, sempre “cittadino semplice”, sarei assai lieto di tornare a vedere una Chiesa Cattolica che “porti la parola” e la “benevolenza” fra le genti.
Un esempio fra i tantissimi, Papa Francesco, lo riprende il Messaggero di Roma in data 21 dicembre, elogia Luca Casarini e l’ONG Mediterranea, con queste parole “salvano le vite in mare di tanti poveretti”.
Forse è vero, forse scopriremo dalle indagini della procura di Ragusa in corso, che la “verità” potrebbe essere diversa.
Io, sempre “cittadino semplice”, però, in un recente passaggio a Roma, da credente in Cristo, ho voluto visitare, alle tre del mattino, sotto il freddo ma vestito da uomo “benestante”, il sagrato di San Pietro ove, proprio quest’anno, è esposto il Presepe di Greccio.
Emozionante, sempre per chi crede, vedere quella “rappresentazione della nascita di Gesù” come la ideò San Francesco. Drammatico, molto più che triste, vedere le centinaia di persone “senza tetto”, così si usa definirle, dormire “al freddo ed al gelo” nella stessa piazza.
Quella “piazza” che Papa Francesco può osservare guardando dalla finestra da cui si affaccia la Domenica.
Da “uomo”, dopo essermi soffermato a pensare a questa contraddizione, drammatica e poco edificante, ho compreso la fortuna che noi, in questo caso “credenti semplici”, abbiamo in dono allorquando lèggiamo nel Libro, in Matteo (16,13-18) “tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’Ades non la potranno vincere”.
Felice di essere “Cristiano”, penso a chi prima di me, silenziosamente, “fece qualcosa per chi aveva meno di lui” e, senza far rumore, continuerò a provare a copiarlo.
Una piccola “goccia” nel mare della “sofferenza”, certamente “silenziosa”, certamente non “vana gloriosa”.
Ignoto Uno
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