TRAGEDIE PIU’ UGUALI DELLE ALTRE
Fino a una decina d’anni fa il sottoscritto, come milioni di altri simili, era straconvinto che la Storia (con la “S” maiuscola) fosse quella veicolata dai testi scolastici e dai media mainstream come, per esempio, History Channel o Quark.
Poi, grazie a Dio, col tempo ho fatto mio il consiglio evangelico per il quale l’Uomo dovrebbe approcciarsi alla realtà circostante candido come una colomba ma anche astuto come una serpe.
E quindi, basandomi unicamente sulla logica e sul ben dell’intelletto, ho ripercorso mentalmente la Storia dell’Uomo realizzando che gran parte dei fatti storici che ci hanno imposto come dogmi inconfutabili siano in realtà dei veri e propri insulti all’intelligenza umana.
Prendiamo ad esempio eventi epocali come gli omicidi dei fratelli Kennedy, lo sbarco sulla Luna, il crollo delle Twin Towers o, per attenerci all’attualità, la cosiddetta pandemia da Coronavirus. Tutti avvenimenti che, come detto prima, sono stati imposti alla popolazione mondiale alla stregua di dogmi inconfutabili. E chiunque pensasse solamente a confutarli finirebbe condannato ad una sorta di damnatio memoriae in quanto pericoloso eretico.
Un altro avvenimento storico “blindato” è la Shoah (definita anche come Olocausto). Ovvero la tragica e sanguinosa persecuzione subita dagli ebrei in Europa tra gli anni ’30 e ’40 del secolo passato.
Come mi è capitato di ribadire in altre occasioni chi scrive non ha mai messo in dubbio il brutale e sistematico sterminio di tantissimi ebrei. Ciò che mi ha sempre lasciato vagamente perplesso è il motivo per cui il massacro del popolo ebraico nel XX° secolo sia assurto al rango di Genocidio con la “G” maiuscola. Una sorta di Genocidio per antonomasia. Infatti la Storia purtroppo è costellata da centinaia e centinaia di massacri eseguiti da uomini contro altri uomini. Massacri ben peggiori della Shoah, sia in termini numerici che di crudeltà. Ma, come abbiamo visto, la persecuzione e lo sterminio degli ebrei è un evento storico che brilla di luce propria. Un unicum. Addirittura è stata istituita la “Giornata della Memoria”, ovvero una ricorrenza annuale a livello mondiale nella quale si visionano film, documentari, libri e si fanno dibattiti sul tema olocaustico. E se non bastasse la Giornata della Memoria basta sintonizzarsi, per esempio, sul sopracitato History Channel che manda documentari sul nazismo e gli ebrei in heavy rotation, 24 ore su 24, sette giorni su sette. Per non parlare del “Diario di Anna Frank”. Un testo imprescindibile e pressoché obbligatorio in ogni scuola a fianco de “I Promessi Sposi” e “La Divina Commedia”.
Però, come diceva il buon Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea:”Perché la tragedia del popolo ebraico si dovrebbere distinguere dalle altre tragedie del passato, del presente e del futuro?”.
Personalmente penso che dietro tutta questa sovraesposizione della Shoah da 80 anni a questa parte ci sia un chiaro disegno politico e ideologico. Un progetto che ha portato il popolo ebraico a riconoscersi nuovamente come” popolo eletto”. Eletto e intoccabile, evidentemente. E ritengo che questa mia modesta teoria possa essere avvalorata proprio dagli ultimissimi fatti di politica estera. Infatti è dalla fine del secondo conflitto mondiale che tutto il mondo occidentale, nessuno escluso, ha sviluppato un ipertrofico e ingiustificato senso di colpa nei confronti degli ebrei e, ovviamente, dei sionisti. Ciò ha portato a “blindare” questi ultimi e a renderli pressoché immuni da qualsiasi giudizio storico o politico. È sotto gli occhi di tutti che la rappresaglia israeliana iniziata in seguito all’attacco di Hamas, perpetrato il 7 Ottobre scorso, ha permesso a Netanyahu & Co. di imbastire un vero e proprio genocidio ai danni del popolo palestinese nel silenzio più assoluto della cosiddetta Comunità Internazionale. Il perché è ovvio. Chiunque provasse a manifestare anche la minima perplessità riguardo i metodi utilizzati da Israele a Gaza verrebbe ipso facto bollato come nazista, antisemita e nemico degli ebrei. In poche parole è la tragedia della Shoah che viene utilizzata come passepartout per commettere indisturbati qualsiasi nefandezza.
E quindi come abbiamo visto non tutte le tragedie sono uguali. Ci sono tragedie più uguali delle altre. Come è successo anche sul suolo italico.
Mi sto riferendo alla vicenda di Giulia Cecchettin, la ventiduenne padovana che sarebbe stata uccisa dall’altrettanto giovane ex fidanzato.
Non starò qui a ripercorrere tutta la vicenda poiché ci è stata posta e riproposta ad nauseam a reti unificate da tutto il mainstream. Da notare però la presenza di molti punti in comune che legano questo fatto delittuoso al sopracitato Olocausto.
Come detto prima la Storia dell’Uomo è costellata da immani e sanguinosi genocidi. Ugualmente, fin dalla notte dei tempi, le donne hanno spesso subito violenze da parte degli uomini per motivi passionali. L’Italia non fa eccezione riguardo queste tragedie. Ogni anno centinaia e centinaia di donne vengono maltrattate, abusate e purtroppo uccise da uomini che definire animaleschi significherebbe offendere gli animali. Però, come abbiamo visto riguardo la Shoah, non tutti i cosiddetti “femminicidi” (termine aberrante) sono uguali. Ci sono alcuni “femminicidi” più uguali degli altri. E questo è proprio il caso di Giulia Cecchettin.
Infatti il sottoscritto, pur essendo un over 50, non si ricorda di aver mai sentito di un delitto passionale che sia stato strumentalizzato e spettacolarizzato in questo modo. Anche perché in passato son venuto a conoscenza di delitti col medesimo movente ma ben più efferati e sanguinosi. Quindi mi sfugge la peculiarità di questo omicidio rispetto a migliaia d’altri. Anche in questo caso la domanda sorge spontanea:”Perché tutto ciò?”. Evidentemente per gli stessi motivi per i quali la narrazione sulla Shoah è diventata un dogma: motivi politici e ideologici.
Tra le altre cose il sopramenzionato omicidio è caratterizzato dal fatto di avere poche luci e tantissime ombre. Le modalità su come il delitto si sia consumato sono tuttora imprecise o contradditorie. E la famiglia della giovane Giulia non aiuta a fare piena luce sull’accaduto. Stiamo parlando di persone che pare siano state colpite tutte quante da una grave forma di anafettività patologica. La sorella di Giulia, a poche ore dall’omicidio della sorella, si è presentata impassibile davanti alle telecamere per veicolare un pippotto contro il cosiddetto Patriarcato (Di Pietro avrebbe esclamato:”Che c’azzecca?”). La nonna di Giulia ugualmente, a cadavere ancora caldo, ha sfruttato l’omicidio della nipote per promuovere e pubblicizzare il suo ultimo libro di denuncia contro (indovinate?) il patriarcato. Ugualmente Gino Cecchettin, il padre della povera Giulia, non si è tirato indietro quando si è trattato di attaccare con veemenza il povero patriarcato. Anzi il sig.Gino ha dato a tutta Italia la prova inconfutabile di come la sovraesposizione di questo delitto sia stata a tutti gli effetti una strategia puramente politica e ideologica.
Prima di continuare voglio fare una premessa. Chi scrive ha lavorato per 15 anni nel settore funebre. E di conseguenza ho assistito a centinaia e centinaia di funerali. Molto spesso capita che qualche parente o amico del defunto vada al microfono e legga un foglietto contenente parole toccanti riguardanti la vita del defunto in questione. Questa pratica, personalmente, la trovo inopportuna soprattutto se fatta in Chiesa e condita da applausi scroscianti. Per me un funerale dovrebbe spingere al raccoglimento e alla meditazione con l’ausilio di un rispettoso silenzio. Poi chiaramente ognuno si affida alla propria sensibilità. Però in vita mia non ho mai visto un funerale come quello di Giulia Cecchettin. Un evento a dir poco straniante. Prima di tutto mi sfugge il motivo per cui il suddetto funerale sia stato a tutti gli effetti un “funerale di Stato”. Senza nulla togliere alla povera Giulia mi chiedo come mai la sua tragica morte debba distinguersi da altri milioni di morti simili. Anche Falcone e Borsellino, per esempio, hanno avuto dei funerali di Stato. Ma penso che questi ultimi due abbiano avuto un peso storico specifico molto superiore rispetto a quello della ragazza padovana.
Però ciò che mi ha lasciato particolarmente annichilito è stato l’ascolto di Gino Cecchettin al microfono, durante le esequie, intento a leggere un foglietto. In un tale contesto chiunque si sarebbe aspettato come minimo un commovente ricordo della giovane figlia morta prematuramente e tragicamente. Invece il sig.Cecchettin ha letto un vero e proprio programma politico che ricalcava pedissequamente i folli dettami dell’ideologia LGBTQ, scagliandosi contro il sopramenzionato patriarcato e la cosiddetta “discriminazione di genere” (sic!).
E dopo aver visto e ascoltato questo sproloquio il sottoscritto ha avuto una sorta di dejà vu e mi sono chiesto :”Dove l’ho già vista una scena simile?”. Nel giro di qualche minuto mi sono tornati alla mente dei vecchi filmati, che ebbi modo di visionare tempo fa, riguardanti i vari processi nei quali erano coinvolti i brigatisti rossi implicati nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro. Ebbene in tale contesto i brigatisti solevano leggere al microfono dei volantini intrisi di slogan e proclami politici ispirati dall’ideologia comunista, marxista e leninista. Quindi chiunque può accedere a YouTube, visionare i filmati in questione e rendersi conto di come Gino Cecchettin, coscientemente o meno, sia a tutti gli effetti uno strumento nelle mani dei fautori dell’ideologia woke e della cosiddetta “Agenda 2030”. Infatti non è un caso che il “volantino” di Cecchettin sia stato letto anche nelle scuole. Ciò a dimostrazione di come il movimento LGBTQ sia più agguerrito che mai e sia disposto a utilizzare qualsiasi espediente e qualsiasi personaggio pur di infiltrare i luoghi di educazione. Con lo scopo di corrompere le nuove generazioni con ideologie aberranti. E come il brigatista che leggeva il volantino sovente non era l’autore del volantino stesso, così è fortemente probabile che il Cecchettin abbia letto né più né meno che una “velina” scritta da altri. La conferma di ciò la si può dedurre dal fatto che il nuovo paladino dell’ultra femminismo duro e puro qualche anno fa, sui social, si sia lasciato andare in svariate affermazioni e commenti decisamente sessisti e perfettamente conformi all’idea di “patriarcato” che egli vorrebbe stigmatizzare e combattere. E quando questa macroscopica contraddizione è venuta a galla il buon Cecchettin è riuscito solo a dire che il suo profilo su Facebook è stato stato hackerato (magari dai russi…).
Quindi non possiamo sapere con certezza se davvero a Gino Cecchettin abbiano hackerato il profilo Facebook. Ma possiamo dire con certezza che se un padre mette l’ideologia davanti alla perdita della figlia sicuramente gli hanno hackerato il cuore.
Alessio Paolo Morrone
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