FESTIVAL DI SANREMO 1995: GIORGIA VINCE CANTANDO UNA MERAVIGLIOSA DICHIARAZIONE D’AMORE DI UNA DONNA A UN UOMO. NON ESISTEVANO PATRIARCHI O FEMMINICIDI E NON C’ERA EDUCAZIONE AFFETTIVA E SENTIMENTALE.

Sabato 25 febbraio 1995. Sera tardi, credo verso mezzanotte. Mi trovo nella mia Autobianchi Y10 in colloquio più che confidenziale con una bionda simil Kim Basinger a riguardo della quale avevo persino pensato al matrimonio. Faceva un bel freddo (non eravamo ancora al cambiamento climatico, anche se avvisaglie di venti caldi fuori stagione dalle parti mie detti garbino già vi erano da qualche anno). Come molti sapranno, in quelle particolari circostanze il vapore che si crea sui finestrini e i lunotti delle auto crea una schermatura praticamente totale, altro che vetri oscurati.

L’autoradio era di quelle, abbastanza voluminose, che si staccavano e si portavano dietro per motivi di sicurezza (l’incubo dell’auto sfasciata anche solo per rubarla) e con notevole scomodità. La RAI trasmetteva in diretta la canzone di Giorgia finalista, che poi sarà proclamata vincitrice. Un sottofondo semplicemente strepitoso, fino alla commozione (almeno per me, dato che ancora ricordo tutto).

Come saprei è un capolavoro non solo di melodia e doti vocali di Giorgia ma anche un testo davvero poetico. Una straordinaria dichiarazione di amore di una donna a un uomo: non c’è politica, non c’è alcuna ideologia o traccia di amore “fluido” o teorizzazioni di “rapporto tossico”, non esisteva il “patriarcato”. Qui, una donna vuole “capire l’uomo che sei”, non castrarti. Ed esisteva ancora il “sesso” che sarà rimpiazzato subito dopo dal “genere”.

Giorgia cantava di una donna assolutamente amante anzi consapevolmente e appassionatamente geisha senza dimenticare di offrire, e chiedere, amicizia. Un brano simile (peraltro ormai un classico della canzone italiana), per correttezza politica e motivi di “educazione affettiva”, probabilmente, oggi neanche sarebbe ammesso in gara.

Questo il testo:

Come saprei
Capire l’uomo che sei
Come saprei scoprire poi
Le fantasie che vuoi
Io ci arriverei
Nel profondo, dentro te
Nei silenzi tuoi
Emozionando sempre più
Come saprei
Stupire l’uomo che sei
Quando stai lì e non sai
Che voli prendere
Come saprei
Richiamare gli occhi tuoi
Incollarli ai miei
Emozionando sempre più
Nel mondo che solitudini ci dà
Perché non resti un po’ con me?
Come saprei amarti io
Nessuno saprebbe mai
Come saprei riuscirci io
Ancora non lo sai

Io ci metterò
Tutta l’anima che ho
Quanta vita sei da vivere adesso
Come saprei
Io vorrei che fosse già pelle
Il contatto che c’è
Io vorrei che fossero stelle
Ogni volta con te
Come saprei amarti io
Nessuno saprebbe mai
Come saprei riuscirci io
Ancora non lo sai
Io ci metterò
Tutta l’anima che ho
Quanta vita sei da vivere adesso
Come saprei
Quanto amore c’è

Pronto a scoppiare in me
Quanta vita sei da vivere adesso
Sì, adesso
Come saprei”

Tempi non proprio remoti, anzi personalmente mi sembra come una settimana o un mese fa.Ma decisamente, altri tempi: i tempi dei festivals di Pippo Baudo, ma anche del roccioso pontificato di san Giovanni Paolo II. Peccato che fossero anche quelli della presidenza Scalfaro o del panfilo Britannia, del progetto Euro e dell’inizio della finis Italiae. Ma almeno, non si era in distopia o la stavano solo studiando: in tutti gli umani e sociali aspetti, e da tutti i punti di vista.

A. Martino    

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