PESTO ALLA PALESTINESE
Ogni giorno sui social veniamo bombardati (è proprio il caso di dirlo!) dalle cruente immagini provenienti dalla Palestina. Chiunque possa definirsi un essere umano diverso dalle bestie non riuscirà a resistere più di qualche secondo alla visione di corpi straziati, maciullati e sanguinanti appartenenti per lo più a bambini e ragazzi.
Ovviamente non siamo nati ieri e sappiamo benissimo che è da centinaia d’anni che la propaganda è un’arma fondamentale per ogni nazione che intraprende un conflitto. E quindi siamo coscienti che l’ossessione quasi pornografica di indugiare sui dettagli dei morti e dei feriti è funzionale nel suscitare indignazione nei confronti di Israele. È vero che sono passate immagini di ragazzi palestinesi a cui vengono appoggiati sul ventre pezzi di carne per simulare atroci sbudellamenti. E questo è perfettamente compatibile con il discorso sulla propaganda di cui sopra. Però è anche vero che la propaganda israeliana pare si trovi in affanno rispetto a quella palestinese. Anzi pare che lo Stato di Israele si stia mettendo d’impegno per convogliare tutta la solidarietà della popolazione mondiale verso il popolo palestinese.
Infatti nessuno nega che il 7 Ottobre Hamas abbia eseguito rapimenti ed efferati omicidi. Però anche un bambino sarebbe in grado di percepire la spropositata reazione di Israele in seguito all’azione dei terroristi sopramenzionati. Sarebbe come se il sottoscritto, dopo aver ricevuto uno schiaffo, reagisse scaricando l’intero caricatore di un Kalashnikov contro l’avversario.
Tra l’altro, fino ad oggi, non esistono prove della decapitazione di bambini o lo squartamento di donne incinte israeliane che Hamas avrebbe compiuto il 7 Ottobre. Di queste presunte atrocità ne parlano solo i politici israeliani e che noi tutti dovremmo prendere col beneficio d’inventario. Un po come quando tutto il mondo credette al generale americano Colin Powell che mostrava una misteriosa fialetta come “prova” di un’arma di distruzione di massa. Anche in questo caso la fialetta fu il pretesto per iniziare una guerra in grande stile.
Il problema è che ciò che sta accadendo in Palestina non si può tecnicamente chiamare “guerra” o “conflitto”. Perché quando si usano questi due termini si parte dal presupposto che si stiano affrontando due eserciti ben distinti. Ciò che sta accadendo in Medio Oriente è ben diverso. Israele praticamente sta utilizzando tutte le sue risorse belliche contro una popolazione che non possiede né esercito, né marina, né aeronautica! E che non può scappare da nessuna parte poiché la cosiddetta Striscia di Gaza è una porzione di territorio controllata dagli israeliani. Nessuno può transitare attraverso i suoi confini né in entrata né in uscita senza essere controllato dai militari con la stella di David. Inoltre sia la rete idrica che la rete elettrica di Gaza sono sotto il controllo dello Stato di Israele.
E se non bastasse la abissale sproporzione di forze tra Palestina e Israele si aggiunge un altro fatto.
Quando nel Febbraio del 2022 scoppiò il conflitto tra Russia e Ucraina i politici e i media mainstream occidentali sintetizzarono tale conflitto come la lotta tra un popolo invasore ed un popolo invaso.
Ci fu detto che la nazione invasa (l’Ucraina) era popolata da innocue e indifese mammolette, governata da candidi gigli di campo. Mentre il popolo invasore (i russi) era composto da subumani assetati di sangue e guidati da un criminale pazzo e sanguinario.
Ovviamente non è stato difficile per l’uomo comune e sprovveduto individuare al volo dove sta il “Bene” e dove sta il “Male”. E ovviamente l’Occidente si schiera sempre dalla parte del “Bene” (sic!). Quindi, partendo dal presupposto che il cosiddetto “Bene” si trovasse nell’Ucraina aggredita dalla Russia, il nord America e l’Europa si sono letteralmente dissanguate per consegnare armi e soldi al regime di Zelensky. Affinché quest’ultimo potesse difendersi da un esercito più potente e numeroso.
Stendiamo un velo pietoso sulla reale efficacia di questa strategia. Fatto sta che dal 7 Ottobre improvvisamente il conflitto russo ucraino sparisce dai radar di tutto il mondo e contestualmente Zelensky cessa improvvisamente di ricevere armamenti a go-go.
La logica e il buon senso dovrebbero far credere che adesso il flusso di armamenti destinati prima all’Ucraina dovrebbero essere convogliati verso la Palestina poiché anch’essa è un territorio in difficoltà, oppresso e martoriato da una nazione preponderante. Invece, clamorosamente e contro ogni logica, gli armamenti vengono destinati ad Israele. Ovvero ad una potenza nucleare che possiede uno degli eserciti più forti del mondo!
Quindi, come detto prima, se nell’est Europa vediamo fronteggiarsi due eserciti ben distinti più o meno armati, in Medio Oriente stiamo assistendo ad una vera e propria mattanza. Come se Gaza si fosse trasformata in un’immensa tonnara. Ovvero quel sistema di pesca che consiste nel convogliare i tonni all’interno di una grande rete, chiamata “camera della morte”, dalla quale è impossibile scappare. E giunti lì i tonni vengono inesorabilmente massacrati dai pescatori.
Ma secondo me l’esempio più plastico di ciò che sta accadendo a Gaza è il mortaio dove vengono convogliati tutti gli ingredienti per preparare il pesto alla genovese. Essi vengono schiacciati, sminuzzati, triturati da ripetuti colpi del pestello. Ma a differenza del pesto alla genovese, che è di colore verde, il pesto alla palestinese è di colore rosso. Rosso sangue.
Alessio Paolo Morrone
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