CON RAFFAELLA CARRA’ VA VIA UNO DEGLI ULTIMI GRANDI SIMBOLI DELL’ ITALIA SORRIDENTE E DI SUCCESSO. MA LA SPROPORZIONATA RETORICA DI REGIME RIESCE A RENDERE PERSINO QUESTO STUCCHEVOLE.

Anche Raffaella Carrà (nata a Bologna nel 1943, al secolo Raffaella Maria Roberta Pelloni) ha abbandonato questa affascinante “valle di lacrime”.

Definirla soubrette è riduttivo e vagamente offensivo. Assieme alle scomparse nello spazio di nemmeno un anno di Gigi Proietti, Franco Battiato, Milva, Carla Fracci, si riduce sempre più la vivente testimonianza dell’Italia del sorriso e del benessere massimo della sua Storia. Mentre Corrado e poi Pippo Baudo, in fondo, non sono stati che sommi maggiordomi e maestri di cerimonie dello splendore della RAI, Raffa cantava, ballava indicando la strada a Lorella Cuccarini o a Heather Parisi, recitava anche (ricorderei una puntata della serie francese cult su Arsenio Lupin, o la sua partecipazione a il colonnello Von Ryan ). Dominava lo schermo tra un Sandokan-Kabir Bedi di Sergio Sollima e un Gesù di Zeffirelli: impossibile anche spiegarlo, ai millennials non più telespettatori, ma “scaricatori”.

La regina della televisione italiana fu lei, imparagonabile alle meteore bellone che in questo primo ventennio di secolo l’hanno frequentata con maggiore o minore successo. Pazzesco il suo successo in Spagna e nei paesi di lingua spagnola sudamericani.

Sorvoliamo il suo impegno pro LGBT, e una certa venatura nichilista di tante sue canzoni. Conosciamo benissimo le sue tirate contro la Spagna “uscita dal fascismo”. Noi de L’ Ortis non siamo bigotti fanatici di un nostro Pensiero Unico alternativo (non siamo omologati neanche nella forma mentis). Preferiamo ricordare il buon umore, la spensieratezza e l’ eleganza coreografica che ha donato in Italia e nel mondo quando la benzina non costava nulla o quasi, e si comprava un miniappartamento indebitandosi come ora per un’auto di grossa cilindrata: vedasi sovranità monetaria.

E’ quasi Storia il ballo del Tuca tuca con un Sordi che quasi intimidito le tocca l’ombelico scandalosamente scoperto, come temendo che arrivino i carabinieri.  

Eppure era, e rimase fino alla fine, “solo” una grande artista, un simbolo della creatività italiana nel mondo.

Invece, l’esagerata e sproporzionata retorica del Sistema senza radici e senza Idea ne ha fatto la Madre della Patria. Ci costringe a prendere le distanze, e Raffaella di sicuro condividerebbe, se mai da dove si trova possa saperlo.

Fino a che qualche altro padre o qualche altra madre con i “coccodrilli” già presenti nei cassetti delle redazioni dei giornaloni, non la soppiantino. Tra due anni l’ottantesimo anniversario della nascita, il ricordo della sua morte ogni anno per i primi tre o quattro; fino a che, come un’orma sulla sabbia, il suo ricordo estraneo alla più recente generazione, svanirà.

A. Martino

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