1918-2018: Un centenario da festeggiare? Certo che si! Ma stando attenti a non essere superficiali o peggio ancora, qualunquisti
Questa volta, vorrei anticipare i signori della cultura e dell’informazione che certamente, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, faranno circolare sui giornaloni e giornalini del Sistema euroatlantista, rievocazioni polticamente corrette (cioè false) degli eventi che tra il quattro e l’undici novembre del 1918 (armistizi sul fronte italiano e poi su quello francese con relativi collassi di Germania e Austria-Ungheria), unitamente alla resa turco-ottomana, conclusero l’immane tragedia detta Grande Guerra o Prima Guerra Mondiale.
Chi scrive è nipote di un artigliere “ragazzo del Novantanove”, costretto diciottenne a interrompere i propri studi per servire la nostra Patria; ho tenuto a che sulla sua lapide tombale fosse riportata la qualifica di “Cavaliere di Vittorio Veneto”, che a un ragazzo di oggi dice meno che “cavaliere della Tavola rotonda”, ma che nel cinquantenario della Vittoria fu titolo conferito ai reduci della Vittoria ancora viventi e dalla irreprensibile condotta nella vita civile . Alla sua memoria, come a quella di milioni di altri ragazzi italiani ed europei di cento anni fa, e soprattutto a quella di chi in una trincea o in un duello aereo o in un deserto arabico o nelle foreste africane o in gelide acque, ebbe la vita troncata tanto precocemente, deve andare un pensiero commosso e devoto. Essi fecero il loro Dovere, le famiglie li cedettero alla Patria o a un Monarca o a un Grande Sacrificio: fantapolitica oggi, dove si conoscono solo “diritti” reali o piuttosto, sempre più spesso, bizzarri o arroganti desideri indotti dal Pensiero Unico; quante “mamme” oggi, in questa società pacifista più per ignavia che per amore di Pace, devirilizzata e depaternizzata, permetterebbero la partenza per il fronte?
Queste considerazioni le formula il nazionalista (o sovranista ) scrivente, nipote del soldato Robustella Olindo classe 1899. Il sottoscritto però è anche (purtroppo?), citando Pasolini “un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tuto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero quadro politico…”
Ed ho quindi capito che mio nonno , col pretesto di “Trento e Trieste”, fu mandato sul Piave perché l’ “ultima guerra del Risorgimento” (cioè l’ennesima guerra di conquista di una dinasta massonizzata) fosse combattuta contro l’ “eterno nemico della libertà italiana” (cioè l’ultimo grande impero cattolico, l’Austria-Ungheria di Casa Asburgo tra parentesi ufficialmente nostra alleata). E che “il completamento dell’unità nazionale” altro non fu che il perfezionamento dei piani del mondialismo massonico e finanziario riguardanti l’Italia: le cosiddette guerre d’indipendenza, la colonizzazione delle ex Due Sicilie, la secolarizzazione di Roma centro della cristianità, ecc. All’incirca tre quarti di secolo, ma alla fine ce l’hanno fatta, ai Rotschild o ai Rockfeller tanto si può contestare ma di certo la pazienza non manca…
Ed ecco che quella che con un certa miopia provinciale spesso è ancora detta “guerra del 15-18”, si comprende benissimo come il mero fronte alpino di uno snodo magari casuale e non programmato, ma di certo fondamentale per la distruzione di quanto ancora rimaneva, anzi persino prosperando e pensando al futuro, dell’Europa monarchica e aristocratica, ma anche popolare e della tradizione. Furono ingloriosamente deposti da sciacalli sotto sembianze di legulei e demagoghi socialdemocratici “dal cappello floscio” e allergici a sciabole e divise, gli eredi di Carlo Magno e Federico Barbarossa a Vienna e Berlino; la grande Russia zarista, erede di Bisanzio, riemergerà dal bagno di sangue (anche della propria famiglia imperiale) per vivere tre quarti di secolo di dittatura marxista. Ed anche il mondo islamico conobbe la sua dose di stupro culturale e storico di quello che fu l’Impero Ottomano, con una Turchia addirittura laica e repubblicana, e un mosaico di stati arabi medio-orientali dai confini tracciati nel deserto con squadra e compasso (accessori massonici del tutto adeguati), fantoccio degli occidentali e ad ipoteca sionista. Se la Clinton e Obama hanno creato l’ISIS e il suo inquietante Califfo da saga di 007 (così diceva Trump durante la campagna presidenziale), forse ci si dimentica che il vero legittimo Califfo dei musulmani morì in esilio a San Remo. Ed altri orrori, di opposto segno ideologico, si preparano per perfezionare la neutralizzazione storica dei popoli europei, la loro mercatizzazione e innocuità geopolitica. Il caporale Hitler avrebbe fatto tanta strada in una Germania assurdamente punita e umiliata.
Al momento siamo alla fase incruenta “spread e agenzie di rating” sul versante prettamente economico, e a quella della sostituzione etnica e meticciato e della dittatura del Pensiero Unico sul versante della lobotomizzazione culturale e spirituale.
Tutto o più o meno tutto, era già scritto nei “Protocolli dei Sette Savi di Sion” che la storiografia ufficiale si affannò immediatamente a liquidare come falso della polizia zarista, squallido strumento di antisemitismo, ecc. Non ho titoli accademici per smentirlo né vi ho dedicato studi e ricerche, ma di certo questi fantasiosi tutori dell’ordine costituito di Santa Madre Russia sono degli ignoti, sconosciuti quanto incredibili talenti letterari del nascente filone fantapolitico prestati alla polizia, oltretutto dalla straordinaria vena profetica.
Due istantanee dalla realtà umana degli sconfitti, e degli eredi dei vincitori che tra qualche giorno esalteranno la gloriosa “inutile strage”(seicentomila i caduti solo del Regio Esercito oltre a una popolazione parallela di invalidi e mutilati) , per dirla con Benedetto XV : ad ognuno la scelta del proprio retaggio di valori. Ad ognuno la scelta tra la sottomissione all’arroganza del Nulla e del Pensiero Unico, e tra la fedeltà alla Tradizione e alla Natura.
Antonio Martino
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