LA PASSIONE PER L’OCCIDENTE ATEO E ABORTISTA DEL CARDINALE CAMILLO RUINI, CHIERICHETTO DELLA NATO E DELL’UNIONE EUROPEA

Sua Eminenza il cardinale Camillo Ruini (ora in quiescenza da ogni carica ecclesiale attiva per limiti di età) è stato arciprete di San Giovanni in Laterano e vicario del papa (intendiamo San Giovanni Paolo II) per la diocesi di Roma; presidente della Conferenza episcopale italiana. Parliamo insomma di “un pezzo da novanta”, come direbbe volgarmente e mondanamente il cinematografico Padrino, non del solito gesuita di Civiltà cattolica o pseudoteologo alla Mancuso.

IL vegliardo porporato ligure è tradizionalmente ascritto alla “fronda antibergogliana e tradizionalista”, legato al solido magistero del papa polacco (e meno male..). Il suo peso fu ancora rilevante sotto Benedetto XVI, travolto poi dal modernismo bergogliano e postcattolico. Quanto romanticismo e ingenuità in questo schema; come se il modernismo e l’abiura sostanziale (paroline a parte sulla “sacralità della vita” o sui “valori non negoziabili”) non fossero traditi dalle sue ultime esternazioni).

Sentite cosa ha detto a proposito della drammatica crisi israelo-palestinese. Carenza di leadership nella Unione Europea, meno male che c’è la Nato……Sembra di sentir parlare Stoltenberg, o la cara (a questo punto, pure per lui) Ursula, poveretta, quante amarezze…. Ecco cosa riporta Francesco Verderami (evidentemente ben informato) sulle colonne del Corrierone.

“«Bisogna preservare l’Occidente», dice Camillo Ruini congedandosi dagli ospiti che lo vanno a trovare in questi giorni di guerra. La sua esortazione nasce dal convincimento che — dopo «le atrocità commesse da Hamas» — «non si può non stare dalla parte di Israele». E non solo per una forma di solidarietà verso chi è stato aggredito, ma per ragioni ancora più profonde, storiche e culturali: perché «gli ebrei sono componente fondamentale dell’Occidente».

Ecco il concetto che ritorna spesso nei ragionamenti del cardinale e che rivela la sua principale preoccupazione: «l’Occidente». Davanti alla frattura politica interna che sta colpendo gli Stati Uniti e a fronte della «carenza di leadership» in Europa, serve fare affidamento sul patto Atlantico, che continua a «tenere unite le sponde dell’Oceano…….Un «conflitto» che si sovrappone ad altri conflitti. Come se avesse davanti una cartina, Ruini ha elencato le principali aree di crisi: l’Ucraina, i Paesi africani della zona sub-sahariana, Taiwan. Fonti autorevoli sottolineano che non li abbia rappresentati come «tasselli di un unico disegno», ma come «focolai autonomi su cui si manifestano gli interessi convergenti» di quanti «sono ostili agli Stati Uniti e all’Occidente nel suo complesso»: «Pensate ai rapporti tra Russia e Iran, all’atteggiamento tenuto finora dalla Cina. È dall’avvento di Xi Jinping che i rapporti con Washington sono diventati più difficili». Perciò salutando i suoi ospiti il cardinale ripete: «Bisogna preservare l’Occidente».

L’Occidente, preservare l’Occidente, accanito filoisraelianismo…c’è solo da augurarsi che queste siano forzature di Verderami (ma perché tirare in ballo proprio Ruini?). Tanto per attaccare trasversalmente la Chiesa palestinese (o quanto ne rimane dalla diaspora cristiana) e lo stesso papa Francesco, reo di insufficiente allineamento geopolitico? Vorrei sperarlo, ma Verderami è giornalista abbastanza scaltro da non esporsi a spiacevoli smentite.

L’Occidente, addirittura la sua “preservazione” come se si trattasse di un prezioso deposito spirituale. Ma se persino un Cacciari ne riconosce ormai la valenza anticristica… (non da credente, beninteso, ma da freddo analista filosofico).

E’ la ingloriosa fine intellettuale e spirituale di un ultranovantenne alto prelato, all’apparenza fino a due giorni fa per nulla irrilevante e burocratico,  che con questo outing pensierounicista, se davvero le parole sono sue, ha svelato clamorosamente quanto la massoneria e il Mondo (tramite il famoso fumo del suo principe che evocò Paolo VI) sono entrati nella Chiesa dal Concilio Ecumenico Vaticano II. In modo ferreo, pervasivo, generalizzato se non altro ai suoi vertici.

Come fa un prete, seppure con i suoi eleganti gemelli d’oro così altoistituzionali, a esaltare questa o quella alleanza militare tra l’altro dotata di armamenti atomici? Sarebbe questo un evangelico operatore di pace, o piuttosto parafrasando l’ infelice uscita bergogliana sul Patriarca Cirillo, un “chierichetto di Stoltenberg o Ursula” tutto sommato superfluo e non richiesto?

Come fa un prete a parlare della morale cattolica , e del “maschio e femmina Dio lo creò” quando esalta le colonne portanti del sistema euroatlantista di cui l’ideologia LGBT è ormai dogma ateo?

Come fa a promuovere una raccolta di firme (almeno un tempo lo avrebbe fatto) per una legge imponente di constatare il battito cardiaco del feto prima di abortire, quando per la sua amata Unione europea l’aborto è “diritto umano”?

Basta, non ce la faccio più con questi preti modernisti e servitori di Dio e Mammona. Che almeno non prendano più i soldi del Concordato, che a pagare per l’adesione all’Unione Europea (il “contributo al bilancio comune”) lo facciamo già. Il Concordato aveva un senso quando la Chiesa cattolica era il collante spirituale e morale degli italiani. E il famoso Occidente, ancora ambiva a illuminarlo e indirizzarlo sul sentiero della Parola di Cristo; non a servirlo tramite l’adeguamento al Pentagono o a Bruxelles.

A. Martino

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