STUDIOSO DIFFIDATO DALL’UTILIZZARE LA FOTO DEL FAMOSO GUERRIERO DI CAPESTRANO (STATUA PREROMANA) DI CUI CONTESTA L’AUTENTICITA’. L’ARROGANZA (E L’IGNORANZA) DEL POTERE.

Ma quali “valori dell’Occidente liberale e democratico”. Ma quale libertà di opinione, di ricerca scientifica e di manifestazione artistica, di parola…..ma quale Costituzione.

Forse, se si va a ben vedere, nel tanto deprecato ancient regime, le cose non stavano molto diversamente, anzi….i “filosofi” (Voltaire, Diderot, D’Alembert, Rousseau etc) in fondo, censura qua censura là, con stamperie clandestine o non, riuscirono a dire e scrivere ciò che avevano da dire e da scrivere. La cosa non fu certo agevole e del tutto immune da parentesi carcerarie ma era sempre, appunto, l’ “ancient regime” o no? I presupposti di oggi sarebbero ben altri, o no? Vi dice qualcosa, una certa rivoluzione francese con relativa “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”?

Eppure come già da me scritto forse un centinaio di volte, bisogna stare attenti a quello che si scrive e si dice. Le leggi? Se non ci sono, si trovano (o meglio si interpretano, e siamo là). L’ antica lettre de cachet col temibile sigillo del re di Francia (e non solo di Francia) è sostituita dal “provvedimento cautelare” (termine fumoso e irritantemente burocratico). Mi si dirà: ma sei matto, un pm è un organo dello stato democratico…ah sì, molto interessante, comunque sempre in galera si finisce…o molto pittoresco, come avrebbe detto molti anni fa una certa signora britannica col suo marcato accento, spassoso travestitismo di Enrico Montesano (che infatti, anche lui, è stato bandito dalla RAI per…una T-shirt storico-militare).   

Che però una direzione generale museale (sì, quella della Regione Abruzzo) minacci di azioni legali un giovane, volenteroso quanto brillante, appassionato di antichità (soprattutto preromana), ha qualcosa di surreale. Si tratta di Alessio Consorte, a noi de L’Ortis personalmente noto e rispettato per il suo impegno culturale libero, non accademico, e fuori da certe convenzionalità di regime; e probabilmente, queste sue caratteristiche “romantiche” lo espongono alle minacce e agli strali di chi, non potendo e non sapendo polemizzare e contrastare sui terreni storico, o archeologico, o intellettuale ma troppo abituato al “ fatti i fatti tuoi” e “Lei non sai chi sono io”, non sa far di meglio che attivare già renumeratissimi uffici legali. I quali di sicuro, in casi del genere sanno esibire la loro professionalità più efficiente e implacabile in virtù del ben noto principio della forza con i deboli e della debolezza con i forti.

Alessio Consorte, come appunto già riferimmo, mandò in sala il suo primo lungometraggio nel 20218 (DECUMANO MAXIMO. OVVERO “RICERCA STORICA CLANDESTINA” AL CINEMA. mio articolo del 18.11.2021). Parlammo anche di un suo studio sulla esposizione solare del Colosseo. Aggiungo solo che pure Schliemann, dissotterratore del sito di Troia, era un “dilettante”. Alla sua seconda cinematografia, ha realizzato una certa locandina all’ origine dell’ira tra L’Aquila e Pescara.

Ma che è successo? E’ successo che alla Regione Abruzzo, musei o non musei, o meglio a qualcuno dei sui attuali ras meloniano-salviniani, proprio non va giù, ma neanche riesce ad ammorbidirlo con la saliva come un duro confetto, che Alessio Consorte (non so se a ragione) bolli il Guerriero di Capestrano (presunta statua più grande e meglio conservata dell’Italia preromana non solo abruzzese) come un falso di epoca fascista. Invece che, ripeto, contestare sul terreno scientifico, si minaccia e addirittura, si vieta l’utilizzo dell’immagine del presunto antichissimo manufatto essendo “bene dello stato” (quindi, attenzione pure a pubblicare foto della reggia di Caserta o del Pantheon).   

Ecco cosa afferma Consorte: “ Ho ricevuto questa diffida il 20 settembre 2023, esattamente 96 giorni dopo la presentazione del film nella rassegna ‘Il Flaiano in sala’ tenutasi il 14 giugno a Pescara. A giugno, per diffondere la locandina del documentario, ho messo a conoscenza del mio lavoro la direzione ed il personale del Museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Villa Frigerj, a scanso di equivoci, anche inviando una pec al recapito di posta elettronica della direzione….. “La mia locandina è frutto dell’ingegno, dell’intelletto e della ricerca scientifica poiché c’è una ragione specifica che mi ha portato ad impostare la locandina in quel modo.  Il Guerriero di Capestrano è un falso di epoca fascista ed il museo continua a far pagare il biglietto d’ingresso per vedere la statua e anche il frammento lapideo femminile denominato ‘Dama di Capestrano’ trovato assieme alla scultura. Non hanno il coraggio di querelarmi per queste affermazioni, ma vorrebbero inibire l’utilizzo di un’immagine pubblica, tra i simboli d’Abruzzo, e il Consiglio regionale l’ha posta sullo stemma regionale della Regione Abruzzo con l’approvazione di una legge regionale. Lo trovo assurdo”.

Da parte sua, la direzione generale Musei Abruzzo (fonte il Messaggero del 10 Ottobre 2023) per bocca della dirigente dott.ssa Federica Zalabra afferma che “ le opere che appartengono allo Stato possono essere utilizzate solo previa autorizzazione” (quindi, i miserabili sudditi non dovrebbero neanche permettersi di fotografarle, mi pare di capire). Precisa infatti la suddetta che “la nostra diffida prende di mira esclusivamente l’uso dell’immagine…..Noi siamo tenuti a farlo e se l’uso dell’immagine persisterà ne daremo comunicazione al ministero, con seguenti azioni legali che speriamo di non intraprendere”.

Libertà, democrazia…ma mi faccia il favore, come avrebbe detto Totò.

A. Martino

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