L’INCREDIBILE “LEGGE DI TRUMP”: PIU’ CREDONO DI SBARAZZARSENE INCRIMINANDOLO, PIU’ LO RAFFORZANO

Non sono un profondo conoscitore del sistema giudiziario, penalistico e costituzionale statunitense.

E non voglio ripercorrere la dettagliata cronistoria delle imputazioni a Donald Trump anche al livello di impeachment (durante la sua presidenza tutte fallite), e di quelle costruite dopo il suo mandato. Ce ne siamo già occupati volta per volta.

Non si può non ricordare comunque, che i fronti giudiziari aperti per Trump sono tre, il primo relativo alla sua campagna elettorale 2015-2016 in cui avrebbe pagato il silenzio di una attrice più o meno porno sulla loro relazione, utilizzando fondi elettorali; il secondo scaturito dalla presunta illegittima ritenzione di materiali top secret (identica contestazione in istruttoria per Biden nonché vizio presidenziale forse fin da George Washington); il terzo, penso più grave di tutti, è l’ accusa di aver tentato di sovvertire non solo il risultato elettorale ma anche l’ordinamento istituzionale dell’ Unione contestando il verdetto delle elezioni presidenziali e istigando la folla ad attaccare Capitol Hill sede del Congresso.

Era il sei gennaio 2021, è Storia ben nota su cui a caldo noi de L’Orti ci esprimemmo: né con la violenza né con l’establishment globalista che ha sempre vissuto Trump come un virus o un corpo estraneo. E a proposito di violenza: manifestazione tumultuosa e irruzione nel sacro recinto a parte, per la verità a usarla in modo letale furono la polizia e le forze di vigilanza.  

Dal punto di vista politico, insomma, i repubblicani e l’establishment globalista di cui la magistratura statunitense è in tutti questi casi, mero uomo di fiducia e fatica (chi ci ricorda?), che cosa vogliono? Trump in galera? Trump sfiancato e costretto al ritiro? Provocare la destra nazionalista, identitaria e cristiana americana, per giungere a una resa dei conti e a una vera e propria messa al bando o almeno a un repulisti poliziesco-giudiziario?

La situazione (precedente assoluto nella storia americana) è un chiaro sintomo di profonda crisi del Sistema, e non consente, al momento, alcuna risposta, ignorata forse anche, e persino, da chi muove le fila di tutto questo teatro Grand Guignol politico della “prima democrazia” del mondo. A costoro interessa una sola cosa: che Trump esca dalla politica, oltre ovviamente a non essere rieletto.

Riguardo l’ultima ipotesi (la provocazione di massa), il popolo del partito repubblicano (che ormai da almeno venti anni vede uno scollamento sempre maggiore tra una base radicale e dei vertici puri pezzi di elites ed establishment sostanzialmente liberali), non ci sta cadendo.

The Donald, stando ai sondaggi, dovrebbe avere la nomination repubblicana in tasca: cosa forse impensabile per altri elettorati più perbenisti (evidentemente quello americano non lo è più), ma tant’è; le incriminazioni lo rafforzano, anche se sinora non ha ottenuto le agognate manette e la foto segnaletica. Se non è segno di rabbia contro il Sistema tutto questo, fate voi. E in quanto a “fiducia nella magistratura”, beh…ci vorrebbe la faccina emoji che si sbellica dalle risate piangendo.

Biden potrebbe anche rivincere (con che mezzi lo sa lui) ma si dirà che lo ha fatto solo grazie alla persecuzione giudiziaria di Trump. Se invece Trump dovesse farcela, dovrà giurare in prigione? O ci andrà a gennaio 2029, a mandato espletato?

Comunque vada, tra la fine del 2024 (elezioni presidenziali e proclamazione del vincitore) e l’inizio del 2029 (giuramento e insediamento) sarà un kolossal fantapolitico, tra mezzo mondo e più a tifare per Trump e l’oligarchia globalista plutocratico-finanziaria con le sue vastissime clientele a farlo per sleepy Joe tra un cascatone e l’altro di costui. Purtroppo, tra questi ultimi dobbiamo iscrivere anche Giorgia Meloni, bideniana di ferro come visto nella sua visita a Washington.

A. Martino   

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