L’ITALIA È UNO DEI PRIMI PAESI AL MONDO PER RISORSE IDRICHE, EPPURE, MOLTE CITTÀ, SONO SENZ’ACQUA, PERCHÉ?
Che il clima stia mutando è cosa conclamata e risaputa orami da tutti.
Certo si può discutere sulle ragioni: c’è chi imputa, ad esempio, la cosa, all’azione dell’uomo (inquinamento) e c’è chi, al contrario, sostiene che il mutamento sia dovuto ad effetti naturali in cui l’uomo è del tutto ininfluente (passaggio al culmine dell’era interglaciale), fatto sta che il clima sul pianeta Terra è sempre mutato e continuerà a cambiare, non si sa ancora per quante altre volte.
Tuttavia la nostra specie sembra non voglia cogliere questo insegnamento e anziché adattarsi alla natura, persiste con la propria supponenza, oggi in chiave Ecologista (come nel caso dei Panda, ad esempio, specie che, grazie alla loro incapacità di riprodursi, sarebbero già dovuti estinguersi da un pezzo, ma che l’uomo persiste nel far replicare grazie alla scienza nonostante la natura abbia sentenziato la fine), ieri in chiave Positivista (primato della scienza sulla natura), ma sempre sorda alla logica ed al buon senso.
Così, se è sotto gli occhi di tutti che i nostri ghiacciai si stanno ritirando, è altresì evidente che le precipitazioni sono sempre più numerose e violente.
D’altronde gli antichi dicevano giustamente che “l’acqua che non è piovuta, è in cielo”.
Ergo, non è che se abbiamo temperature da forno, l’acqua, evaporando, se ne vada nello spazio.
Ed allora cosa fare?
Semplice! Occorre costruire degli invasi, tanti invasi, capaci di raccogliere, in laghi artificiali, tutta l’acqua piovana, che poi, una volta canalizzata e distribuita sarà utilizzata dall’uomo nei più disparati scopi.
È chiaro che i fiumi – alimentati dai ghiacciai, essendo questi ultimi in sofferenza – tendono sempre ad avere una minore portata, così come è normale che, gli altri torrenti – avendo degli alvei più piccoli e stretti, mal tenuti e spesso ostruiti – nel momento in cui si gonfiano per le piogge, tendano a creare dei veri e propri disastri.
Le acque, in quanto tali, vanno governate, altrimenti, esse, governeranno il paesaggio!
E le piogge degli ultimi tempi gridano proprio vendetta a Dio per l’incapacità dell’uomo nell’imbrigliarle e utilizzarle … che spreco!
Milioni e Milioni di metri cubi d’acqua finiti la dove non dovevano essere, o nelle modalità più sbagliate.
Per capirci, è come se ognuno di voi desse fuoco, in casa propria, a milioni e milioni di Euro, così per il puro gusto di accendere un falò.
Forse cari lettori voi non vi rendete conto, ma noi italiani siamo seduti letteralmente su di una miniera d’oro, perché l’acqua sarà, nel futuro, il nuovo oro!
Ahimè, attualmente, molti sono i Paesi nel mondo che non dispongono di adeguate risorse idriche potabili per la propria popolazione, mentre in Italia, mediamente, le precipitazioni piovose ammontano in volume a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, tra i più elevati in Europa e nel mondo.
Tuttavia, la disponibilità effettiva di risorse idriche, cioè quella effettivamente utilizzabile, è secondo alcune stime solo 58 miliardi di metri cubi.
Di questi, quasi i 3/4 provengono da sorgenti superficiali, fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde).
Più della metà delle risorse superficiali utilizzabili si trovano nell’Italia settentrionale, il 19% al centro, il 21% al sud e il 7% nelle isole maggiori.
Pare poi che circa il 70% delle risorse sotterranee sia collocato nelle grandi pianure alluvionali del nord, mentre al sud le falde utilizzabili sono davvero poche, dove la più sfruttata ed estesa sembra essere quella pugliese, con oltre 500 milioni di metri cubi all’anno. La meno sfruttata e forse la più limitata sembra sia quella sarda con una capacità con i suoi 80 milioni di metri cubi all’anno circa.
L’Abruzzo, in questo contesto, pur avendo notevoli risorse idriche grazie alle proprie montagne è la prima in Italia per dispersione del prezioso liquido: ben il 55,6% di quanto immesso in rete.
Una cifra superiore di oltre 13 punti rispetto alla media nazionale, una vera e propria vergogna, che tocca il proprio apice nella città di Chieti dove l’acqua persa è il 71,7% di quella immessa in rete.
Tuttavia tanto spreco non è imputabile solo all’Abruzzo poiché vi sono anche località del produttivo nord come Belluno che registra uno sconfortante 68,1%; del centro, come Latina che si colloca al II posto tra le città più sprecone: 70,1%, poco al di sotto del capoluogo teatino; e del sud come la siciliana Siracusa che si piazza, con il proprio 67,6%, al III posto di questo agghiacciante podio.
In altre parole, in Italia, il 42% dell’acqua trasportata si perde attraverso i mille buchi occorsi nelle vecchie condutture di amianto cemento.
Si, avete capito bene, molte condotte sono ancora in fibra di amianto cemento.
Basterebbe mettere mano a questo grande piano idrico per dare lavoro ed occupazione agli italiani per i prossimi 200 anni … ed invece si preferisce spendere soldi nella Guerra in Ucraina e dare retta alle tante sirene ambientaliste che, come nei migliori racconti della mitologia greca, faranno naufragare miseramente questa povera nave su delle terribili scogliere.
Lorenzo Valloreja
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