LA PROFONDA CRISI DELLA EUROCRATICA E MASSONICA “REPUBLIQUE” PUO’ SOLO ENTUSIASMARMI, E IL SUPERLAVORO DEI CANI DA GUARDIA DI MACRON ALTRETTANTO. LA COSIDDETTA DESTRA, INVECE, HA ORMAI SCELTO LA TUTELA DELLO STATUS QUO?

La Francia brucia. Ormai a distanza sempre più ravvicinata (l’ultima eruzione avvenne in occasione della riforma pensionistica che l’uomo della turbofinanza da essa piazzato all’Eliseo ha voluto a tutti costi, imponendola a colpi di forzature parlamentari), la Francia dal punto di vista dell’ordine pubblico va verso quella che io direi “vulcanizzazione”.

Non certo guardando al Vesuvio (che resterà quiescente, forse, per secoli ancora), ma piuttosto al mai sopito Etna. Che in passato recente (per recente in vulcanologia si possono intendere anche tre o quattro secoli fa) non si è certo limitato a eruzioni puramente spettacolari, ma i danni li ha fatti e come. Fate pure i parallelismi che volete almeno con la rivoluzione del 1789, o con quella del 1830 piuttosto che con quella del 1848 o con la Comune parigina del 1870 o anche con il 1968 della grande contestazione.

Parigi sconvolta fin nel suo cuore, ma anche Lione o Marsiglia o Grenoble.Sono difficilmente minimizzabili le scene del saccheggio del centro commerciale delle Halles nel pieno centro di Parigi, o di Place de la Concorde isolata dalla polizia, oppure della casa attaccata di un sindaco di un sobborgo parigino.

Chi non fosse minimamente pratico della stupenda capitale francese, tenga presente che lì dove una volta erano immensi mercati generali e ingrossi di derrate (le Halles appunto), ora (segno dei tempi) sorge una specie di tempio dello shopping visitato, credo, da un turista su due; e che Place de la Concorde è una grandissima piazza nel cuore della ville lumiere, sorta in luogo della famosa prigione della Bastiglia (demolita poco dopo la sua presa) il cui svettante obelisco (probabile simbolo massonico) svetta dove sorgeva lugubre la ghigliottina durante il Terrore giacobino (1792-1794).

Questa ennesima eruzione ha anche il suo primo caduto: non certo tra i robocop ultraequipaggiati (altro che poveri servitori dello stato mandati allo sbaraglio) i quali cercano di reprimere con durezza i disordini, ma si tratta di un povero diavolo salito sul tetto di un centro commerciale (simbolo come le banche, del paese di Bengodi del consumismo avente il Mercato come religione di stato contro cui rabbiose, si rivoltano le masse che non sono riuscite a entrarvi). Clamorosa beffa al multiculturalismo e all’ orgoglio “repubblicano”. L’uccisione da parte della polizia di un ragazzo diciassettenne i cui funerali islamici si sono tenuti sabato mattina sono una semplice scintilla, persino un mero pretesto per sfogare una rabbia più profonda di quella dei gilets gialli o della generica “estrema sinistra”.

Questi i numeri della caldissima notte francese all’alba di sabato primo luglio, dati Corriere della sera: 1.350 automobili bruciate, 266 edifici bruciati o danneggiati, inclusi 26 municipi e 24 istituti scolastici, 2.560 falò appiccati sulla pubblica via. Sono stati presi di mira 31 commissariati, 16 sedi di polizia municipale e 11 gendarmerie. Feriti negli scontri 79 fra poliziotti e gendarmi. E il ministero ne ha mobilitati, ad esempio, 45 milaper fronteggiare le tensioni nella notte di sabato, iniziata con 14 fermati prima delle 22. Le camere di sicurezza delle caserme quasi sature con 1.300 arresti. Un terzo dei fermati non ha compiuto 18 anni. 

Il presidente Emmanuel Macron è semplicemente patetico nel raccomandare ai genitori di “non far uscire i loro figli” e nel piatire l’autocensura dei socials utili a un minimo di coordinamento dei manifestanti. Nel 2023 il capo della Republique, a quanto pare, si barcamena contraddittoriamente tra la mobilitazione statalista e giacobina dei suoi pretoriani, e l’atteggiamento da buon padre di famiglia (egli però, figli non ne ha).

Per quanto mi riguarda, con estrema franchezza, delle sorti della massonica repubblica francese nata dalla ghigliottina, dal genocidio della Vandea, e dal regicidio quanto dall’istituzionalizzazione dell’ Odio, oggi pilastro della “costruzione europea” non mi importa assolutamente nulla, anzi se scomparisse dalla Storia non potrei che rallegrarmene.

Riguardo i suoi stipendiati anche in divisa, non ho pensieri particolarmente ostili come da correttezza politica, per tutti quei cattivoni che non capiscono e rispettano il loro sacro ruolo di rotweiler della Republique: io sono ideologicamente coerente, e parafrasando Leonardo Sciascia, non sono né con lo stato (francese) né con i ragazzini devastatori tutti o quasi originari del Magreb e dintorni. Ma se le intemperanze di costoro dovessero portare al collasso o almeno al profondo, fisiologico logoramento di quel Sistema massonico e a un effetto domino, ben venga. Ancora qui, mi arrogo coerenza. Che cosa dovrei dire, io che ritengo Charles de Gaulle un mediocre militare di carriera che costruì il basamento della sua statua di salvatore della patria sull’umiliazione del vecchio Maresciallo Petain che la Francia servì fino in fondo preservandola il più possibile dalla rabbiosa rivincita tedesca?

Ma Philippe Petain è dimenticato anzi la sua esistenza passata ignorata, sia da Marine Le Pen probabile beneficiaria di tutto ciò nell’immediato (e che invoca lo stato di assedio) sia non tanto da Giorgia Meloni o Matteo Salvini (specie la prima, ha una buona cultura politica un tempo non tanto distante dal Maresciallo), ma soprattutto dai loro elettorati gendarmomaniaci che in tutto questo tendono a vedere un semplice aspetto: la scostumatezza (chiamiamola così) verso le locali forze dell’ordine, che in tutto il mondo e a prescindere da qualunque circostanza e da qualunque loro padrone salvo forse in Russia e Bielorussia, avrebbero sempre ragione. La chiamerei la Internazionale del “sempre dalla parte delle forze dell’ordine”.

Penso di essere stato chiaro e schietto. Allora,  che sia chi si identifica in questa pseudo destra “europea, repubblicana e democratica” a chiarirsi le idee e a sforzarsi di essere coerenti, e a trarre analoghe conclusioni. Ovvero.

Emmanuel Macron e la famosa, orgogliosa quanto tecnocapitalistica, eurocratica  e massonica Repubblica dall’ateismo di stato che presiede, sono un modello da ammirare o da rigettare? E’ da temere o invece da auspicare non dico il suo crollo, ma probabilmente il logorio di questo pilastro di fatto, assieme alla Germania, dell’Unione Europea?

Come mai è Parigi a bruciare per mano di suoi giovanissimi cittadini, e non Mosca o Minsk ma neanche Pechino?

Tutte le polemiche suscitate sin dall’epoca del governo grillino-leghista da parte dei macroniani non lasciano nessun segno, dinanzi a qualche sassaiola contro i poveri “flics” del buon Emmanuel?

I ragazzi che non hanno nulla da perdere perché nessuna prospettiva socioeconomica ritengono di avere a differenza dei gilets gialli dai capelli grigi che da perdere hanno e che impallidiscono dinanzi a una divisa, sono meritori almeno di interesse da parte chi ritiene il Sistema euroatlantista da emendare nel modo più profondo, o alla fine possiamo chiacchierare, borbottare, persino maledire ma quello che veramente interessa in fondo, è il mantenimento dello status quo?

La rivoluzione non è un pranzo di gala, affermò Lenin. E questo, come si diceva una volta, potrebbe essere l’inizio, o la seria avvisaglia, non certo di, come una volta dicevamo in Italia, una “rivoluzione col permesso della questura”.

A. Martino

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