SE LE VIE DEL SIGNORE SONO INFINITE QUELLE DI PUTIN NEANCHE SCHERZANO
Nel terremoto geopolitico scaturito a seguito dell’”Operazione Speciale” il mondo è completamente cambiato nei propri assetti, come comprovato, ad esempio, dalla incredibile alleanza intercorsa tra l’Arabia Saudita e l’Iran o il passaggio della Finlandia dallo stato di neutralità a quello di componente della NATO, eventi, questi ultimi, fino a qualche tempo fa, impossibili e che invece si sono palesati come un fulmine a ciel sereno.
Ma, al di là di questo, è evidente che, in tutto questo marasma, c’è chi ci ha guadagnato e che ci ha perso.
Ora, se la Cina è senz’altro uno dei trionfatori di questo riassetto, la Russia, paradossalmente, al netto delle perdite umane, è un’altro grande vincitore.
La miracolosa vittoria elettorale di Erdogan, avvenuta grazie al congelamento per un anno, da parte di Gazprom , di tutte le bollette del gas in Turchia, porterà, infatti – come preannunciato dal Ministro dell’Interno del “Sultano”, Süleyman Soylu – all’uscita dell’esercito di Ankara dalla NATO.
Ciò significa che, in pratica, gli Stati Uniti, in un sol colpo, ad accezione dello Stato d’Israele, hanno perso tutta la loro influenza in Medio Oriente, precludendosi, così, 3 dei 4 “colli di bottiglia” principali di quella regione:
- Dardanelli;
- Hormuz;
- Bab el Mandeb.
Dall’altro lato, però, Washington è riuscita a ricompattare l’Europa sotto la propria cappa.
Tuttavia ciò non basterà a lenire la perdita del Medio Oriente, specie se, in Europa, vi è la Serbia che rappresenta una vera e propria spina nel fianco della NATO.
Prova ne è, ad esempio, la notizia dei disordini avvenuti in Kosovo che, guarda caso, si sono verificati all’indomani della vittoria di Erdogan, e che hanno visto, quali protagonisti, i nostri alpini alle prese con i manifestanti filo serbi.
Tali atti, infatti, sono da ascriversi proprio alla volontà di Mosca di voler dare un segnale forte agli occidentali: o qui si accetta di trattare e ci si siede tutti intorno ad un tavolo o la guerra ve la portiamo nel cuore dell’Europa, a due passi dall’Albania e dalla Romania, Paesi, questi, fortemente atlantisti.
Ma quali sono i Paesi che stanno offrendo la propria mediazione?
In primis c’è la Cina, poi la Turchia, a seguire il Vaticano ed infine il Sud Africa.
Tutte Nazioni non ostili alla Russia e che quindi potrebbero garantire a Mosca almeno il risultato minimo, cioè il riconoscimento internazionale dell’annessione di tutte le zone occupate.
Quindi, droni o non droni sui cieli di Mosca, così è se vi piace.
L’Occidente o mangia questa ministra o zompa dalla finestra.
Lorenzo Valloreja
Lascia un commento