ORSOFOBIA
Penso che ormai gran parte degli italiani siano venuti a conoscenza del tragico episodio accaduto in Trentino Alto Adige e che ha visto coinvolti un’orsa e un giovane corridore.
Su questa vicenda si sono sprecati fiumi di inchiostro e miliardi di chiacchiere e quindi il sottoscritto non si soffermerà sulla ricostruzione del caso. Però mi piacerebbe condividere alcune considerazioni a riguardo.
Prima di tutto mi voglio sfilare dalla stucchevole contrapposizione tra chi si schiera in favore dell’orso e chi in favore del povero runner. Purtroppo qua in Italia siamo intossicati di calcio e ci buttiamo in opposte tifoserie per qualsiasi motivo o ragione. Prima col covid, poi con la guerra etc. etc…. E quindi mi sforzerò di formulare alcune considerazioni cercando di essere il più obiettivo possibile.
La prima considerazione scaturisce dalla pluridecennale esperienza del sottoscritto nel settore funebre. In tale ambito ne ho viste un pò di tutti i colori e quando sono venuto a conoscenza del fatto avvenuto in Trentino mi è tornata alla mente un’esperienza personale. Qualche anno fa fu segnalata la scomparsa di un sub che si era immerso nelle acque del Golfo di Cagliari. Dopo alcuni giorni di ricerche il corpo esanime del povero subacqueo fu rinvenuto a chilometri di distanza dal punto della scomparsa. Chi scrive, assieme a due colleghi, si occupò di recuperare il cadavere per poi portarlo in obitorio. Quando adagiammo il sub sul tavolo in acciaio della sala autoptica il medico legale, preposto all’autopsia, notò subito due squarci, uno al petto e uno al fianco, sulla muta del malcapitato. Ma il medico sopracitato, dimostrostrando un occhio clinico non indifferente, affermò con certezza che quegli squarci erano stati provocati da una verdesca, ovvero un tipo di squalo che popola le acque della Sardegna. Ma il luminare aggiunse:”Però bisogna vedere se queste ferite hanno causato la morte del sub oppure sono state inferte post mortem!”.
Cosa ho voluto dire con tutto ciò? Che anche nel caso del Trentino bisogna vedere se le numerose ferite presenti sul corpo del runner siano state inferte dall’orso prima o dopo la morte del malcapitato.
Sull’argomento in questione mi par di aver capito che l’autopsia sul corpo della vittima dell’orso sia stata eseguita e che “indiscutibilmente” quest’ultimo abbia aggredito l’uomo causandone la morte.
Ora non voglio mettere in dubbio il parere di scienziati ben più preparati di me però dato che in questi ultimi tre anni la cosiddetta “scienza” non ha fatto propriamente una bella figura mi si permetta di accogliere certe “sentenze” col beneficio di inventario. Infatti è vero o non è vero che dal 2020 gran parte della popolazione mondiale, e italiana in particolare, si sia bevuta senza fiatare le affermazioni più idiote e assurde solo perché proferite da personaggi col camice bianco?
Quindi tornando alla tragedia del Trentino sarebbe lecito pensare che il povero runner potrebbe aver avuto un malore improvviso, cosa non improbabile di questi tempi, ed aver subito le lesioni dell’orso in seguito. Come tutti sappiamo in Italia si può morire di tutto ma è vietato pensare che si possa morire per gli effetti collaterali del “siero magico”. Quindi dopo la pizza, il deodorante, il caldo, il freddo, il sesso, l’alluce valgo, il gomito del tennista, l’anguria e la nutella anche l’orso verrà annoverato come una delle cause di mortalità per gli italiani…
Ma anche se i fatti non si siano svolti in questo modo non dimentichiamoci che l’orso non attacca l’uomo gratuitamente ma solo se si sente minacciato. A maggior ragione figuriamoci come potrà essere la reazione di un’orsa che percepisca una minaccia nei confronti dei propri cuccioli. E a tal proposito mi meraviglia di come tante mamme “orse”, nel mondo occidentale, non riescano a percepire la minaccia dell’ideologia LGBTQ nei confronti dei loro figli…
Quindi, come già detto in precedenza, mi rifiuto di sclerotizzarmi in una fazione ideologica che possa schierarsi dalla parte degli animali contro gli uomini o viceversa. Però da più parti, quando si è invocata la cattura e l’uccisione dell’orsa, ci si è dimenticati di un fatto. E cioè che l’orso in questione, come del resto ogni animale, non è una persona fisica. Nel senso che l’unica colpa che si può imputare ad un animale è quella di essere semplicemente se stesso. Infatti gli animali non sono liberi ma agiscono secondo il proprio istinto e quindi non hanno alcuna capacità di distinguere il bene dal male. L’uomo invece è dotato di libero arbitrio e quindi può liberamente scegliere se fare il bene o il male. Quindi se l’uomo decide di sopprimere un animale, quest’ultimo non ha alcuno strumento per difendersi dal punto di vista giuridico.
Però è un dato di fatto che in seguito alla tragedia in questione si è insinuata sul suolo italico una sorta di “orsofobia” strisciante. Come se l’enorme mammifero fosse un nemico dell’uomo a priori. Mentre, come abbiamo visto prima, l’orso è fondamentalmente un animale mansueto ma reagisce se viene attaccato o si sente minacciato.
E se volessimo proiettare queste dinamiche dall’attualità alla geopolitica potremmo notare con stupore che il conflitto che si è innescato tra Russia e Ucraina sia perfettamente compatibile con quanto detto prima. Ovvero la condizione di un Paese in pace col resto del mondo che si è ritrovato in un batter d’occhio sotto minaccia per la propria stessa esistenza. E in seguito a ciò è stato costretto, anzi obbligato, ad intervenire utilizzando le maniere forti. Ma come accaduto in Trentino si è imposto il cliché per cui ci sia un aggredito e un aggressore. Stop. Senza andare ad indagare sulle ragioni e sulle motivazioni dell’aggressore.
E anzi non penso sia una coincidenza questo clima di orsofobia imperante. Infatti capita spesso che le nazioni del mondo siano rappresentate simbolicamente da elementi appartenenti al regno animale, come per esempio l’aquila per gli Stati Uniti o il canguro per l’Australia. Ora andate a controllare a quale nazione viene abbinato l’orso. Poi traete le vostre conclusioni.
Alessio Paolo Morrone
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