SEGNALI DI PACE SOTTERRANEI?
L’entrata della Finlandia nella NATO rappresenta senz’altro una gravissima provocazione dell’Occidente in merito alla salvaguardia della sicurezza della Federazione Russa, tuttavia, la modalità con la quale è avvenuta, in questi giorni, potrebbe stare ad indicare, invece, se non una pace duratura quantomeno l’avvicinarsi di un cessate il fuoco stabile simile a ciò che persiste dal 1953 nella penisola coreana.
Nello specifico, questa dichiarazione che potrebbe sembrare folle, ha un suo fondamento se, si osservano diversi fattori:
- Un Afganistan libero dalle truppe occidentali, così come la pace e l’accordo intercorso, tra due ex nemici quali l’Arabia Saudita e l’Iran, grazie alla mediazione russa e cinese, altro non sono che il riconoscimento, da parte degli USA, di un nuovo equilibrio in Medio Oriente dove, Mosca, insieme a Pechino, hanno praticamente le mani libere;
- Il fatto che Zelensky sia stato clamorosamente contestato nel Parlamento austriaco dall’FPO, cioè dal partito che fu di Jörg Haider, e lo stop dato all’ingresso dell’Ucraina nella NATO da parte dell’Ungheria di Orban – fin quando Kiev non restituirà al Governo di Budapest i territori della Transcarpazia abitati, a maggioranza, dagli ungheresi – sono la premessa affinché ciò che resterà dell’Ucraina, dopo la pace, sarà destinato a rimanere fuori dal Patto Atlantico con lo status di Paese Neutrale;
- Helsinki è stata ammessa nel Patto Atlantico dopo che la Turchia ha tolto il proprio veto e Ankara mai come ora ha avuto legami così stretti con il Cremlino. Sembra dunque impossibile che il Presidente Erdogan abbia dato il proprio assenso ad una simile operazione senza pria essersi confrontato con il proprio omologo Putin;
- La presa di Bakhmut, gli attacchi incontrastati su Odessa ed altre località dell’Ucraina da parte dell’esercito russo fanno presagire che, a parte una certa retorica occidentale, tra i mesi di aprile, maggio e giugno, i russi dovrebbero raggiungere tutti i loro obbiettivi prefissati.
Quindi, il posizionamento delle testate nucleari russe in Bielorussia e Carelia non sono una minaccia verso l’Occidente, ma, semmai, la presa di coscienza, l’avvisaglia, della cristallizzazione delle nuove frontiere e dei nuovi equilibri, intercorrenti tra le parti.
La domanda da porsi a questo punto è: Una volta raggiunta la pace, essa, quanto durerà?
La risposta è senz’altro difficile, ma, ciò che è chiaro è che dipenderà anche da come l’Occidente continuerà a considerare se stesso.
Se, cioè, riterrà di essere l’unico padrone del mondo, allora, la pace, durerà veramente poco, mentre, se avremo una visione multipolare, ecco che, allora, il futuro potrebbe essere migliore del presente.
Lorenzo Valloreja
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