“SALI-CANTO DELL’ANIMA” DI ANNA OXA CAPOLAVORO SPIRITUALISTA MA ANCHE EVANGELICA “PERLA GETTATA AI PORCI”
Mentre scrivo queste quattro righe, nella sera di sabato 11 febbraio, si ignora chi vincerà il Settantareesimo festival della canzone italiana. Non me ne importa un po’ per la mia scarsa sequela dell’evento che di certo non si spinge alle ore piccole di nessuna serata né tantomeno di quella finale, un po’ perché per quanto mi riguarda, la canzone più bella ivi presentata, tra tanta porcheria propagandistica, è Sali-canto dell’anima di Anna Oxa.
Prima ad essere eseguita dalla espressivissima couatrice e interprete dotata di voce ancora di gran pregio, proprio nella prima serata immediatamente dopo il delirio costituzionalista di Benigni di cui già ho riferito; una melodia abbastanza orecchiabile, ma dal sentore epico. Le parole, poi, sono una vera e propria poesia spiritualista e morale sul nostro tempo (e anche un po’, senza tempo e frontiera). Persino qualche accenno esoterico (nel senso di verità non immediatamente alla portata dell’italiano, o ignorante filisteo, medio: ma proprio a livello facile facile). E qui è scattato il problema: in un contesto di narrazioni musicali improntate al “come stavamo bene, perché non ci amiamo più?” o al “il corpo è mio e lo gestisco io” e così via fino alle monotone invettive rap, ai giornalisti della prima votazione (categoria che pur in qualche modo dovrebbe tendere all’intellettualità), la canzone anzi il Canto è sembrato “incomprensibile”. Immediata la comprensibile replica di Anna Oxa, donna divisiva e intellettualmente combattente: “non comprendete perché ignoranti, evidentemente sono espressioni in un Italiano per voi troppo alto”.
Ciò che mi ha colpito è anche, e soprattutto, la totale ignoranza metafisica e spirituale che contraddistingue le sedicenti elites o quanto meno gli operatori dello spettacolo e della critica professionale. Forse, per loro, già il concetto di Anima è risibile, una “credenza scientificamente non dimostrabile”. Il loro materialismo arriva a livelli letteralmente inquietanti.
Figurati poi, ad esempio “Mani prive di dignità votate a Dio”. Ve lo spiego io, con presunzione di non sbagliare.
Le mani in un sacerdote cattolico e anche ortodosso sono importantissime: benedicono, specie nell’assoluzione dai peccati, e soprattutto elevano pane e vino per la consacrazione eucaristica. Vengono unte da olio crismale quando il sacerdote viene ordinato, e infatti solo in quella occasione e fino alla prima Messa, i fedeli ne baciano i palmi. Con le mani, però, un sacerdote indegno può purtroppo anche peccare e abusare dei “piccoli” che gli sono affidati.
Capito, ignorantoni dello Spirito e giornalai indegni degli onesti lavoratori che si sforzano di continuare a tener su edicole per la diffusione dei vostri scritti, troppo spesso banali, superficiali e intellettualmente disonesti?
Perdonatemi per la franchezza, ma avete proprio fatto la figura degli evangelici “porci” (secondo Matteo) ai quali il Cristo raccomanda di non gettare “perle”.
Grazie di cuore ad Anna Oxa, per averci regalato una grande emozione della coscienza.
Ecco il testo completo del suo Canto.
“Bocche
piene di falsità che nutre il mondo
Mani prive di dignità, votate a Dio
Sali, uomo, sali e dimentica
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Occhi dell’ambiguità dei nostri tempi
Vite frammentate senza verità
Sali, donna, sali e resuscita
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Libera l’anima
Come rondini la sera
Vola libera
Nitida come il canto dell’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome
Arca dell’umanità andata a fondo
Cuori puri mangiati dall’avidità
Sali e poi un’altra vita tu
Vivrai, Vivrai, Vivrai,
Vivrai, Vivrai, Vivrai,
Vivrai, Vivrai, Vivrai
Libera l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
Sali… sali… Rosa… sali
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome… oh…
Che non ha nome
Oh… oh… oh… oh… oh… oh… oh…
Nitida l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome”.
A. Martino
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