DA DRAGHI ALLA MELONI, VEDREMO MAI LE DIFFERENZE?
Nei giorni scorsi, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha partecipato da remoto al convegno con cui il suo partito ha aperto la campagna elettorale per le elezioni amministrative regionali in Lombardia.
Un intervento che, sembra un mantra per le volte che la Premier ha sentito la necessità di ripeterlo in questi primi cento giorni di governo, ribadisce che l’esecutivo terminerà il proprio mandato con la fine della legislatura.
“Spero e sono certa che avremo questi cinque anni a disposizione davanti a noi, malgrado la opposizione e non solo” dichiara. Che le opposizioni abbiano come obiettivo far cadere il Governo è, in ogni legislatura, lapalissiano.
Interessante, al contrario, quel “non solo”.
A chi si riferisce la Presidente del Consiglio?
Difficile dirlo.
Certamente non ai “poteri di Bruxelles” che hanno potuto apprezzare la assoluta continuità del suo operato con il Governo Draghi.
Continuità in tutto.
Dalla politica estera, alla legge di Bilancio. Finanche alla gestione del dossier Alitalia che, con anni di ritardo rispetto alle volontà degli stessi mondi europei e dopo tante operazioni legislative che hanno del incredibile, compiute sin dal Governo Conte bis e continuate da Draghi, finisce nelle mani di Lufthansa.
Una Premier che, in questi cento giorni, ha tenuto un totale distacco con gli alleati politici del gruppo di cui il suo partito è membro nel Parlamento Europeo ed, al contrario, ha spostato il suo asse verso quella Europa dei Macron, solo per fare un esempio, tanto da incontrarlo irritualmente in un hotel lo stesso giorno che si insediava a Palazzo Chigi.
“Non solo” che non può riguardare i poteri finanziari neanche sfiorati dalla legge di bilancio.
“Non solo” che va ricercato da altre parti, ma che la sibillina affermazione non rende facile comprendere a chi si riferisce a pressoché tutti, meno, forse, a chi è stata diretta.
Ambiente che, forse, va ricercato nei poteri che fanno riferimento al sovranismo non di facciata che vuole rilanciare il ceto medio nel nostro occidente.
Rilancio che essi ritengono vada raggiunto non attraverso prebende di Stato, ma attraverso la libertà di azione riconsegnata nelle mani dei singoli cittadini.
Cittadini oggi annichiliti da una burocrazia che impedisce qualsiasi azione e da una imposizione fiscale, diretta ed indiretta, che prosciuga ogni possibilità di agire.
Fra queste le già citate accise sui carburanti.
Esempio ultimo quello sulle accise sui carburanti. Accise che fan si che il costo alla pompa al litro degli stessi sia fra i più cari in Europa.
“Quando siamo arrivati al Governo c’era chi pensava che i mercati sarebbero saltati, che saremmo stati isolati. Invece le cose non sono andate così: lo spread è a 182 punti, la Borsa è andata più che bene” questo un altro passaggio della Premier.
Chi non ricorda come i “mercati” trattarono il governo Berlusconi allorquando certi “poteri” decisero, magari con l’aiutino dell’allora Presidente della Repubblica, che il loro amico Mario Monti dovesse divenire Presidente del Consiglio?
Spread sopra i 500 punti, Berlusconi che lascia pur con una maggioranza forte in Parlamento, Monti Senatore a Vita il giorno prima di essere incaricato, Italia spolpata dai sempre citati “poteri forti”.
Oggi lo spread non sale, la borsa italiana non crolla, i media internazionali non attaccano la Premier ed il suo Esecutivo e gli italiani continuano ad essere sempre più preoccupati per il loro futuro.
Italia che continua ad essere spolpata come la triste fine della vicenda Alitalia sta facendo notare. Alitalia che, esattamente con il perimetro che Lufthansa faceva comprendere essere di suo interesse già ai tempi della gara indetta dal governo Conte per la sua privatizzazione, finisce nelle mani di stranieri che, correttamente dal loro punto di vista, hanno interesse ad acquisire un mercato particolarmente ricco come quello dei viaggi legati, in particolare modo, al turismo verso la nostra amata Patria.
Come sempre, lo abbiamo già visto con Taranto ed il suo comparto siderurgico, debiti e ristrutturazioni a carico dei contribuenti italiani e valore industriale regalato a stranieri che lo massimizzeranno a favore della loro nazione.
Dal governo Conte ad oggi la storia si ripete.
Italiani sempre più perplessi e distaccati dalla politica, Italia sempre più ridotta al nulla, stranieri “occupanti” e non “alleati” in un progetto di rilancio della nostra amata Italia.
La Presidente Meloni, però, nel suo collegamento, esprime serenità, fiducia, certezze sul futuro.
Vi è solo quel “Non solo” ad identificare qualche preoccupazione.
La Premier dichiara “la differenza (del suo governo rispetto ai precedenti) la fa la nostra serietà, la determinazione di questo governo che non ha padroni.
Noi non dobbiamo dire grazie a nessuno, rispondiamo solo al popolo italiano, senza compromessi necessari, senza lentezza ma con velocità, con una visione di fondo”.
Noi cittadini semplici siamo felici nel sentire queste importanti dichiarazioni. Noi cittadini semplici siamo certi della concretezza di queste importanti parole che ci danno fiducia.
Noi cittadini semplici lèggiamo, però, sui grandi media della continuità fra questo Esecutivo e quello precedente.
Esecutivo quello i cui principali esponenti fanno parte anche di questo.
Dove la discontinuità? Dove la differenza in ordine alla “non sudditanza”, la “mancanza di padroni” quando addirittura i ministeri chiave vedono una totale continuità con il recente passato?
La Presidente lancia anche un segnale che a noi, cittadini semplici, dà speranza.
La Premier dichiara “Non c’è giorno e non c’è ora in cui noi non mettiamo tutto noi stessi in questo impegno. Faremo quello che va fatto, con coraggio e determinazione. Ma a me interessa sapere i dati economici, della natalità, della produttività tra 5 anni. Prometto che il mio obiettivo è lasciare questo paese migliore di come l’ho trovato”.
Per raggiungere questo, la logica lo spiega, serve discontinuità con il passato.
Sono le scelte, le alleanze che i governi precedenti hanno compiuto, gli uomini che hanno gestito il nostro Paese in questi anni che hanno ridotto la nostra amata Italia ad essere un Paese senza prospettive, senza un piano strategico industriale, senza una visione per il futuro dei propri figli.
Questa discontinuità, fino ad ora, noi cittadini semplici non la abbiamo potuta apprezzare.
Fiduciosi aspettiamo.
In altre parti del mondo, anche se i media italiani se ne accorgono molto poco, i cambiamenti stanno già avvenendo e la moderna “globalità”, non globalismo, ci insegna che un battito di ali in Stati Uniti si trasforma in uno tsunami in Europa.
Ignoto Uno
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