UN GRANDE INTELLETTUALE AMERICANO AMICO DEGLI ITALIANI DICE LA SUA SULL’IMMIGRAZIONISMO.
Chi pensa, alla luce specialmente di certe mie considerazioni sull’egemonia linguistico- culturale anglosassone, che il sottoscritto sia un americanofobo, e che L’Ortis sia un ricettacolo di tendenze pregiudizialmente antioccidentaliste, si sbaglia non poco.
Invece, noi seguiamo con grande attenzione, ad esempio, le analisi del politologo statunitense Edward Nicolae Luttwak, di origine ebraico-rumena, nato a Arad nel 1942, riparato con la famiglia dapprima in Italia per sfuggire alla stalinismo. Sempre o quasi fuori dal coro, ha spesso svolto ruolo di consulente strategico globale per la Casa Bianca, la sua produzione letterario-scientifica è imponente. Svettano in essa Strategia del colpo di stato. Manuale pratico, tradotto in quattordici lingue ( egli ne parla sei o sette) , e il discusso quanto originalissimo La Grande Strategia dell’Impero Romano dal Primo al Terzo Secolo d.C del 1976 che ha provocato varie discussioni tra gli storici. Luttwak è da molti visto come un dilettante e non come uno specialista della materia professionalmente e prettamente storica (invidia?), ma il suo libro ha originato tante domande e creato un’intera corrente d’opinione tra gli studiosi riguardo ai rapporti tra esercito romano e barbari alla frontiera. E’ membro del comitato editoriale di svariate pubblicazioni geopolitiche britanniche e francesi.
Insomma, se ci fossero dieci Luttwak e venti Bannon, dovremmo rimangiarci l’ottanta per cento di tutta la polemica antiatlantista e antipensierounicista; ma purtroppo sappiamo che sono ben altri gli indirizzi culturali e geopolitici dominanti oltreoceano. Guardate un po’ che diceva nel 2015 ( un secolo fa, relativamente alle dinamiche politiche italiane), Edward Luttwak in una intervista ad Affari italiani.
Raccomandava di non sottovalutare Matteo Salvini: “Il leader della Lega può essere criticato su molte cose tranne sul fatto che rappresenti accuratamente la voce di una parte della popolazione italiana”.
Molto fuori dal coro, al limite della irriverenza e senz’altro blasfema (dal punto di vista postcattolicamente corretto) l’analisi che faceva sull’immigrazione. Che in Italia sarebbe a suo dire fortemente condizionata dalla presenza del Papa. In sintesi diceva che lo Stato è succube della Chiesa. Affermò: “Papa Francesco è andato a Lampedusa per invitare tutti a venire in Italia e in Europa. Centinaia di volte in Africa hanno visto alla tv le immagini di questo signore vestito di bianco che li invitava a venire in Europa e questa è la loro ovvia interpretazione delle cose”.
Ed oggi (31 gennaio, ndr) ha detto in una intervista a La zanzara su Radio 24: “”C’è una legge: la Sea Watch ha l’obbligo di salvare chiunque si trovi in acqua ma non è italiana e quindi non ha diritto di entrare in un porto italiano senza autorizzazione dell’Italia”.
Ma non basta, il ministro e vice premier Matteo Salvini ha secondo lui, proprio ragione da vendere.
“La Sea Watch batte bandiera olandese, doveva sbarcare in Olanda perché è semplicemente un pezzo di Olanda che naviga in mare. E poi i Paesi Bassi non sono lontani, non è come andare in Alaska o in Giappone”.
“…….Non è questione di essere carini, simpatici, compassionevoli, cristiani, dolci, ma di applicare la legge. Altrimenti si vive in balia di chi fa la voce grossa…”. Ecco perché, secondo il professore, l’Italia dovrebbe ispirarsi all’Australia: “Lì chi arriva in barca non può arrivare, non può sbarcare. Non si può arrivare con la barca, non puoi mai essere ammesso. Vieni subito deportato”.
Infine, Luttwak non sembra esaltare le Organizzazioni non governative. “Quella delle Ong è gente che non vuole andare a lavorare; qualche volta salvano altre volte no, altre volte vanno a spasso a mangiare il pesce in qualche trattoria”. E sul fondatore di Emergency è davvero caustico: “In Italia ci sono persone che sono in estrema povertà e disagio, e estremo pericolo, ma non è mai andato da loro, è andato in Afghanistan. Se tu vai a Palmi o a Canicattì o a Voghera, la stampa non ti segue, devi andare in Afghanistan, in Calabria non è chic”.
Luttwak “fascista”, “populista”, “fautore di muri”? Davvero assurdo e improbabile per un intellettuale ebraico, frequentatore dello Studio Ovale non certo con Donald Trump, e che sa fin troppo bene cosa significhi trovare sacrosanto asilo in terra straniera ed accogliente.
ANTONIO MARTINO
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