NEL VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO MELONI HA PREVALSO LA LINEA “FIUGGI 2.0”

Premesso che, come già scritto in più di un occasione, non sono mai stato iscritto a Fratelli d’Italia, né, tanto meno, sono stato mai candidato, alle passate elezioni politiche, nelle liste della Meloni, mi sento in dovere di commentare il discorso della neo Premier perché, da ex missino, ho provato un certo imbarazzo e fastidio, nell’ascoltare diversi passaggi del discorso, con il quale, la Giorgia Nazionale, ha chiesto, alla Camera dei Deputati, la fiducia per il proprio Governo.

Può mai essere che una donna, nata nel 1977 – la quale ha militato sia nel MSI-DN, che in Alleanza Nazionale, così come nel Partito delle Libertà, e per i quali ha rivestito importanti mansioni politiche come, ad esempio: la Vice Presidenza della Camera dei Deputati, tra il 2006 e il 2008, e subito dopo la carica di Ministro della Gioventù, fino al 2011, cioè, in un tempo in cui, un altro importante missino, Gianfranco Fini, aveva un ruolo preminente nella politica italiana – debba, a 100 anni esatti dalla Marcia su Roma, fare ancora una dichiarazione così fuori luogo e buonista, tale da risultare stucchevole per gli ex missini e non sincera o quantomeno insufficiente, per gli antifascisti?

Ma l’abiura riguardo il fascismo, fatta da Fini, classe 1952, non è stata sufficiente a chiudere quella querelle?

Si può chiedere conto, ancora oggi – ad ogni singola donna o uomo, che abbia militato, si badi bene, non nel PNF, ma nel Movimento Sociale Italiano – di qualcosa che ormai fa parte, non della storia, ma, dell’archeologia politica di questo Paese?

Io credo proprio di no!

Ed è per questo che sono profondamente offeso dalle parole della Meloni quando afferma: << non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici; per nessun regime, fascismo compreso, esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del Novecento hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta e non si compensano con altri orrori e altri crimini. Nell’abisso non si pareggiano mai i conti: si precipita e basta >>

Rimango infastidito da queste parole perché, ad essere sinceri, nessun giovane che ha aderito al Movimento Sociale ha mai pensato d’imporre, nuovamente in Italia, un regime autoritario, quale fu, senza ombra di dubbio, il fascismo, ma e altresì vero che chi, era iscritto alla “Fiamma”, aveva preso la tessera nella speranza di imporre, attraverso la via elettorale, la famosa “Terza Via” al nostro Paese, cioè una posizione alternativa e contrapposta, sia al capitalismo che al comunismo.

Noi del Movimento Sociale, in tal senso, siamo stati i primi a capire che il male assoluto non esiste in politica, è una categoria filosofica, e pertanto, anche il regime fascista, come è normale che sia, aveva prodotto degli effetti positivi in Italia quali, ad esempio, la modernizzazione di un Paese che, prima del ventennio, era, strutturalmente ed economicamente, arretrato.

Questo, si, era uno dei tanti aspetti che i missini volevano riproporre, non certo la dittatura, né il culto della violenza e, per opinioni come queste, negli anni di piombo, dei ragazzi sono morti.

Ora, volerne riesumarne il ricordo, per dare lustro alle proprie elucubrazioni “eretiche” mi sembra alquanto vomitevole.

Sinceramente, ma chi ha mai creduto a Gianfranco Fini quando asseriva che si era iscritto all’MSI perché era riuscito a vedere – nel 1969, nonostante i picchetti della sinistra estrema – il film “Berretti Verdi”?

Così come sarebbe farsesco credere alla storiella della Meloni quando asserisce di aver aderito al partito di Almirante come risposta alla strage di Via D’Amelio.

Certo, la scomparsa di Falcone e Borsellino è stato un evento tristemente importantissimo  per ogni italiano che creda nella giustizia e nello Stato, ergo anche per Giorgia Meloni, ma dietro quella scelta c’è qualcosa di più, qualcosa di più viscerale e radicale: la consapevolezza di appartenere ad una formazione di incompresi, certamente minoritaria nel Paese, ma che era convinta di avere la “ricetta segreta” per cambiare il mondo in meglio.

Da questa angolazione, in tutta buona fede, parte di ciò che ha generato il politico Benito Mussolini poteva ancora esercitare un certo fascino su tanti italiani, non c’è nulla da vergognarsi per questo, anzi dovremmo rivendicare con grande orgoglio sia le nostre origini che le nostre idee, ma, è del tutto evidente che, questo può farlo solo chi vede il potere non come un fine, ma, semplicemente un mezzo, e tra l’altro neanche imprescindibile, per la realizzazione della società in cui si crede.

Quando, poi, la Meloni afferma di voler ringraziare anche il suo predecessore, cioè il Presidente Mario Draghi, che: << tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale, ha, in queste settimane, offerto tutta la sua disponibilità affinché vi fosse un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, ovviamente, anche se, per ironia della sorte, quel Governo era guidato dal presidente dell’unico partito di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto >>, a nostro modo di vederenon sta compiendo solo un atto di garbo istituzionale, come ella invece ha subito sottolineato, dato che, sempre secondo il suo punto di vista: << così dovrebbe essere, (non fosse altro che) così è nelle grandi democrazie >>, no davvero!

Sta invece compiendo un rito di passaggio tra due momenti politici che, date le premesse, potrebbero solo essere due facce della stessa medaglia e di ciò siamo convinti perché, in questo caso, l’ex Premier in questione,  non è un uomo qualsiasi, ma, è – usando la definizione di un altro grande oppositore, all’epoca dei fatti ancora parlamentare, Gianluigi Paragoneun incappucciato della Finanza”, e, aggiungiamo noi, l’uomo del Britannia, l’α e l’Ω di questa Europa matrigna ed irriformabile.

D’altronde, se non fosse così, non si capisce perché questo Governo punterebbe tutte le proprie fiches sull’appoggio incondizionato all’Ucraina, ad un atlantismo becero e ad un Europa in putrefazione, in altri termini, verso le cause perse!!!

E qui che ci chiediamo dov’è dunque l’interesse Nazionale in questa operazione???

Ci si riempie la bocca di termini come Patrioti, o si cambiano i nomi di alcuni ministeri – come il MISE che è diventato “Ministero delle Imprese e del made in Italy” o quello dell’Agricoltura che vedrà l’aggiunta della dizione “per la sovranità alimentare” – poi però, nel momento topico, si gira la testa dall’altra parte mentre il mondo va in tutt’altra direzione.

Infatti, ai più sprovveduti, sarà sempre sembrata una casualità o una semplice visita di cortesia, l’arrivo di Macron a Roma, poche ore dopo il giuramento del nuovo Esecutivo targato CDX, ed invece non è così.

Tutto ciò fa parte del famigerato “Trattato del Quirinale” che – sottoscritto il 26 novembre 2021 da Mario Draghi e dallo stesso Macron, alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e del Ministro degli Esteri Di Maio –  ha di fatto legato e sottomesso, a tempo indeterminato, il nostro Paese all’Eliseo e per questo ci siamo opposti ferocemente e continuiamo a farlo.

Ebbene, il Governo Meloni sa molto bene che, ai prossimi Consigli dei Ministri dovranno partecipare anche i colleghi transalpini e questo non certo per scaldare le sedie.

Dunque, cosa ha intenzione di fare il nostro Premier a riguardo?

Vorrà denunciare il Trattato o continuare su questa strada?

Sta di fatto che, lo scorso 23 ottobre, Macron, dopo aver interloquito con la Meloni è stato a colazione con Mattarella e subito dopo è andato dal Papa.

Motivo? Semplice, è andato a proporre a Sua Santità di fungere da mediatore per la Pace in Ucraina, proposta che, come riportato da tutti i media è stata accolta positivamente dalla Federazione Russa e l’Italia in tutto questo?

Nulla! Come abbiamo detto sopra, al di là delle belle intenzioni, il Paese è ancora ripiegato su se stesso e sull’appoggio a Zelensky che, ricordiamolo, questa settimana ha chiesto all’UE ben 9 miliardi di Euro per pagare le pensioni e gli stipendi degli statali …

Ora – premesso che, personalmente, verso tutti i Governi succedutisi, da Conte a Draghi, ho sempre indirizzato una lettera con la quale chiedevo che il nostro Paese, insieme al Papa, si facessero promotori di una conferenza di pace da tenere in Italia e che, in anteprima, già vi dico indirizzerò anche alla Meloni – voglio ricordare un altro grande italiano, di cui, proprio domani, si celebrerà il sessantesimo della morte: Enrico Mattei, il quale, se fosse ancora vivo tra noi, avrebbe certamente chiesto a Macron di essere parte integrante, insieme ai francesi, alla Santa Sede ed agli americani, di questo Tavolo di Pace.

Dunque, è da azioni come questa, che, per ora, si misura il perseguimento del vero Interesse Nazionale.

Il Governo Meloni sarà pertanto capace di rinnegare l’unica cosa che andrebbe rinnegata? Cioè non il postfascismo, ma il masochismo dimostrato con il perseguimento delle sanzioni alla Russia e l’appiattimento sulle posizioni di Kiev?

In altri termini sarà capace di scongiurare il razionamento energetico attraverso il collegamento della Tap al TurkStream?

Questo è il vero metro con il quale intendiamo misurare l’attuale Esecutivo non con l’appiattimento, tra l’altro abbondantemente preannunciato, sulle posizioni a favore dell’Europa e della NATO.

Lorenzo Valloreja    

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