MATTIA SORBI, GIORNALISTA ITALIANO DIMENTICATO DAGLI ACCOLITI DI STATO
“Le fiamme della morte bruciano sulle ali della libertà mentre l’Icaro Sorbi cade sotto il fragore ardente del Sol Malato!”
Conosciamo ormai l’avventura sinistra del buon Mattia Sorbi, un fiero reporter italiano inviato speciale in Ucraina, spesso e mal volentieri relatore a favore del regime di Kiev, per raccontare spaccati di vita e di morte nella fatidica guerra del Donbass.
Si da il caso che costui, vittima ignara designata, sia rimasto intrappolato in una delle sue tante storie di vita spezzata!
Il buon Mattia, di buon mattino, si reca in territorio ostile – “gli avevan detto che fosse terra sicura” – per pianificare il suo ennesimo servizio di guerra da presentare all’Occidente! Ma nel bel mezzo del nulla, a metà del percorso stradale designato, quella che avrebbe dovuto rappresentare la scorta baliva fino a destinazione lo barcamena in periferia dicendo di proseguire in direzione del vento, verso le nubi oscure dell’incertezza, e se ne va lasciando il prode giornalista e il suo tassista sventurato in balia di una sorte avversa, in realtà già profetizzata.
Si, perché quel sentiero dissestato era e rimane ancora un percorso minato dai soldati ucraini con svariate mine di provenienza occidentale, gli stessi che in qualche modo lo avevano condotto verso la sua dipartita.
Tutti noi conosciamo i presupposti di un tipico attentato in fervido vecchio stile Old America che evidentemente piace ancora agli occidentali … e non.
Si da proprio il caso che siano stati un manipolo di soldati russi, in realtà un distaccamento di brigata in perlustrazione, a salvar la vita al giovane militante della stampa italiana dalle fiamme ardenti del tradimento, strappando il povero Mattia, tumefatto dalle ustioni e dalle ferite della detonazione, da morte sicura.
E si da proprio il caso che la Signora in Nero abbia scelto l’autista per fare scempio della notizia, lasciando una dose di verità scomoda in balia dell’onda mediatica, che sicuramente in questi giorni non ha fatto salti di gioia per osannare la salvezza del prode giornalista sacrificato dai poteri alti, il quale sarebbe dovuto perire in sordina per divenire egli stesso falsa notizia di propaganda negativa nei confronti dei russi.
In barba agli stolti, la Morte ne dispensa l’atto e fa sapere al mondo che un misfatto è stato compiuto! È risaputo che la cerea Nera Mietitrice non accetti il tradimento di buon grado, specie quando la terra pullula di corpi esanimi da lei non pianificati!
Mattia Sorbi è sopravvissuto al suo attentato! I soldati russi lo hanno strappato dal flagello del fuoco che ne avrebbe insabbiato l’omicidio, ordito dallo stesso governo di Kiev e dai suoi mandatari ostili!
Ma la storia non finisce nel silenzio di un letto d’ospedale in attesa di un sentito risveglio!
Anzi la salvezza dell’Icaro Sorbi diventa preludio dell’anti-storia, quella che nessuno ancora abbia reso nota al mondo e che mi appresto a diffondere!
Mattia Sorbi impastava cera per modellare le sue ali cerose nel sogno di concretizzare la notizia perfetta che lo avrebbe consacrato nelle alte sfere del giornalismo di guerra. Quando i fogli cerei della sua propaganda furono disciolti da una cernita blasfema, quella della sua ora decretata!
Quel fatidico giorno del 29 agosto le sorti di Sorbi erano state già sentenziate! Lui doveva perire! E di conseguenza diventare l’ennesimo eroe di guerra sacrificato ingiustamente per dare in pasto al mondo l’ennesima notizia di scempio occidentale ed alimentare così il dissenso russo.
In questi giorni il governo di Kiev cerca di smentire la notizia, facendo sapere che il buon prode giornalista, dissuaso dal personale militare ucraino, decise di varcare volontariamente la soglia del fato, quella linea di contatto di combattimento in luogo non specificato, senza coordinamento a discapito della sua stessa incolumità. Come sono bravi a mettere le pezze quando serve giustificare l’evidenza, senza considerare che il buon Mattia abbia asserito di persona di aver ricevuto la conferma dal famoso personale militare ucraino che il percorso era sicuro! Sta di fatto che se son pezze, sono pezze rattoppate in maniera maldestra e le suture del rattoppo sono così evidenti da evidenziare una pessima manifattura!
Già… signori e signore avete inteso bene! Mattia Sorbi è stato mandato a morire ingiustamente, la stampa italiana non lo ha difeso e nessun personaggio politico di spicco che abbia speso due parole in sostegno della sua condizione. Dove sono le parole di conforto dei grandi leader politici che avrebbero dovuto fare monologhi in difesa del giornalista italiano attentato in Ucraina, oserei dire non dai russi. Il governo tace, la stampa tace, la politica asserisce il “tacimento”. E nel marasma del silenzio tacito, qualche ora dopo dal fragore della scomoda notizia, il buon vecchio Mario Draghi, alza la cornetta del telefono per chiamare il baldanzoso presidente americano Joe Biden per fagli sapere che in Italia va tutto bene e che il governo italiano, non possiamo parlare del popolo italiano dissente, è ancora al fianco della sua governance belligerante. Sì, perché noi italiani possiamo morire sotto un fuoco amico, per mano di un alleato, e nessuno spenderà due parole in difesa di quella morte!
E quindi vorrei perorare la causa del buon giornalista, dato che in Italia quelli che contavano qualcosa hanno scelto la finzione tacita decretandone la sorte con un indegno silenzio indiscreto. Mattia Sorbi, il giornalista reporter, attentato ingiustamente per scopi iniqui, non avrebbe dovuto subire l’onta del suo sacrificio, l’ennesima cavia italiana immolata da una governance corrotta che fa scempio del nostro nazionalismo, del nostro libero arbitrio, della nostra libertà.
Marius Creati
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