DIECI DOMANDE SULLA FAVOLA DELLA LIBERTA’ DI STAMPA E DI OPINIONE
Dieci domande ai direttori di tutti i giornali nazionali, su carta, radiotelevisivi e in Rete, che resteranno sicuramente senza risposta.
- Se ritengo fondata la politica estera, e/o interessante il Sistema di Paesi alieni a NATO e/o Unione Europea, o comunque estranei al cosiddetto Occidente “liberale e democratico”, faccio “propaganda” per uno di questi?
- C’è differenza tra esprimersi nei sensi suddetti per proprio convincimento, ed essere semplicemente pagati per fare questo?
- Si può garantire che qualunque giornalista italiano, anche e anzi soprattutto del servizio pubblico, non riceva alcuna direttiva da istituzioni, editori, ordine e sindacati professionali?
- Come mai l’Italia era al quarantunesimo posto nel mondo per la libertà di stampa nel 2021, e nel 2022 al cinquantottesimo?
- E’ possibile scrivere ciò che realmente si pensa (magari sbagliando analisi e su dati discutibili) riguardo a tematiche quali orientamento sessuale, Unione Europea, fatti e fenomeni storici abbastanza recenti ma anche più datati quali i cosiddetti Resistenza o Risorgimento?
- L’ Italia e la Russia sono in guerra? L’Ucraina è legata a noi da trattati di alleanza?
- Perché la stampa cerca di far dimenticare i cinque referendum sulla Giustizia di domenica 12 giugno?
- Sembra normale che l’organo parlamentare di controllo dei servizi segreti rubi in certo senso il lavoro a questi, stilando liste di proscrizione (peraltro smentite) che ricordano la famosa commissione Mc Carthy degli USA negli anni Cinquanta?
- Esattamente in cosa sarebbe vergognoso il lavoro a Mosca di Massimo Giletti, svolto domenica 5 giugno?
- Perché, sin dagli ultimi giorni di febbraio, la stampa italiana parla ossessivamente di presunti problemi psico-fisici del Presidente della federazione russa Vladimir Putin, e tace rigorosamente su quelli del Presidente USA Joe Biden, su cui molti parlamentari repubblicani vorrebbero poggiare una richiesta di rimozione dalla Casa Bianca?
A. Martino
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