IL 24 MAGGIO, UNA DATA ORMAI, TRISTEMENTE, DIMENTICATA
E’ da poco trascorsa, come ogni anno, la ricorrenza del 24 maggio e come sempre sono troppo pochi gli italiani che ricordano questa giornata, e, meno che meno i giovani.
Eppure segna un periodo importante per l’Italia impegnata nella Prima Guerra Mondiale, quella chiamata la Grande Guerra.
I fatti storici risalgono al giugno del 1918, quando l’Impero austro-ungarico decise di sferrare un grande attacco (ricordato con il nome di “battaglia del solstizio”) sul fronte del fiume Piave per piegare definitivamente l’esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto.
L’esercito imperiale austriaco si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Montello, ma fu costretto ad arretrare a causa della piena del fiume.
Il 4 luglio 1918, la 3ª Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il 6Piave nuovo.
Durante la battaglia morirono 84.600 militari italiani e 149.000 austro-ungarici.
In occasione dell’offensiva finale italiana dopo la battaglia di Vittorio Veneto, nell’ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri; dopo una tenace resistenza iniziale, l’esercito austro-ungarico si disgregò rapidamente, consentendo alle truppe italiane di sfondare le linee nemiche e decretando lo sfaldamento politico dell’Impero.
Da lì nacque la leggenda del Piave, conosciuta anche come “La canzone del Piave”, “Il Piave mormorava” o semplicemente “Il Piave”.
Brano che è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.
Il brano fu composto nel giugno 1918 dal maestro napoletano Ermete Giovanni Gaeta.
L’Italia celebrava la vittoria sull’Austria-Ungheria con un tricolore issato sulla città di Trieste appena conquistata.
Vittoria dimenticata, purtroppo, come sembra essere dimenticato il brano che ebbe la funzione di inno nazionale italiano.
Infatti, durante la seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il governo italiano l’adottò provvisoriamente la leggenda del Piave come inno nazionale, poiché si pensò fosse giusto sostituire la Marcia Reale con un canto che ricordasse la vittoria dell’Italia nel primo conflitto mondiale.
Fu poi nel 1944 la marcia Reale torno a essere l’Inno Nazionale.
Oggi, come detto, sembra che tutti se ne siano dimenticati.
Ettore Lembo
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