EUROCRAZIA ALL’ATTACCO, FRA SABOTAGGIO DELLA BREXIT, LACRIME DI COCCODRILLO E CULTO DELL’ EURO.

Indubbiamente, l’appuntamento elettorale di maggio spaventa (anche se nel mio pessimismo temo che per l’ennesima volta i signori di cui in oggetto tireranno un sospiro di sollievo), e questo spiega almeno in parte l’offensiva dei media dell’ Eurosistema.

Si è iniziato giorni fa, con i sondaggi secondo cui l’euro risulta sempre più gradito agli italiani (a me non lo hanno chiesto, e te, caro lettore?), per poi passare all’ansia (ipocritamente spasmodica) per le sorti della Brexit . Si vuole far credere alle masse da manipolare e controllare che altro non  si vuole che un divorzio civile, consensuale e disciplinato dopo di cui “continuare a rimanere amici e costruire il futuro dei figli” o meglio dei cittadini europei. Ovviamente le cose non stanno così.

L’alta eurocrazia gongola per il marasma dalle parti di Westminster, sperando che il mezzo suicidio politico della signora May cui tra l’altro non manca il coraggio o piuttosto una irremovibilità quasi inumana facendosi bocciare l’accordo con Juncker e compagni secondo ogni previsione, e con defezioni impressionanti tra i conservatori, spalanchi le porte a un nuovo referendum in cui il remain annulli la sbornia sovranista della Brexit, e il Regno Unito che ancora ottanta anni fa dominava piaccia o no il globo torni da figliol prodigo sotto l’ala di Bruxelles-Strasburgo. Si dirà : è stato tutto un abbaglio, colpa degli elettori troppo anziani, degli ignoranti che non hanno mai fatto un Erasmus, degli allevatori di maiali del Kent ecc. . Il calcolo però, potrebbe essere sbagliato : e se la hard Brexit vale a dire l’uscita non negoziata e regolata dalla Ue di Londra, lungi dall’essere la finis Britanniae, comportasse la spiacevole conseguenza della serrata dei cordoni della borsa di Sua Maestà britannica, che non verserebbe un penny nelle voraci eurocasse?

Grande risalto è stato anche dato al fervorino di Mario Draghi al margine dell’ultima seduta della legislatura del Parlamento europeo in Strasburgo in occasione del ventesimo anniversario dell’Euro, ma anche al mea culpa di Juncker sulla politica del rigore, e sulla mano verso la Grecia che direi più a pugno che distesa (esercizio retorico irritante, simile a quello di chi alla guida di un’automobile non si arresti al semaforo rosso perché parla al telefono, e anni dopo esterni dolore per aver ucciso un povero pedone).

Mi sembra davvero appropriato il commento del vice premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio :

Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono. Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano un miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”.

Però a questo punto, mi si consenta : un referendum sulla permanenza in UE, non ci starebbe bene ?      

A.Martino   

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