MA GLI STATI UNITI CI FANNO O CI SONO?
Il Presidente Putin è tornato a parlare della crisi ucraina dopo un mese e mezzo di silenzio, infatti non si è più pronunciato personalmente e pubblicamente, su questa vicenda, dal 23 dicembre 2021.
Occasione dell’intervento è stata la visita, a Mosca, del Primo Ministro Ungherese, Victor Orban, il quale si è recato in Russia nel tentativo di ricomporre la crisi non tanto con la NATO, nella quale non ha un reale peso, quanto con l’UE.
Durante questo incontro Putin ha apertamente accusato l’Occidente di aver creato le condizioni affinché la Russia raccogliesse le provocazioni di quest’ultimo e cadesse nella trappola della guerra.
Infatti, fino a prova contraria, è la NATO che, contravvenendo a ciò che aveva sottoscritto con il Presidente Yeltsin a Parigi, il 27 maggio del 1997, ha leso l’articolo 4 del sopraddetto memorandum secondo il quale non si prevedeva “… un aumento permanente delle forze dislocate, o comunque di forze di combattimento sostanziali, in prossimità del confine con la Russia”. Ma si sa, gli Stati Uniti non sono nuovi a non rispettare gli accordi.
Difatti, oltre ai patti del 1997, Washington non ha rispettato neanche la “CARTA PER LA SICUREZZA EUROPEA” firmata ad Istanbul, nel novembre del 1999, da parte di tutti i Paesi facenti parte l’OSCE, di cui anche gli Stati Uniti sono parte integrante, e secondo la quale, all’articolo 2, comma 8 è detto testualmente: “… Gli Stati non rafforzeranno la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati. In seno all’OSCE nessuno Stato, raggruppamento di Stati o organizzazione può avere una maggiore responsabilità per il mantenimento della pace e della stabilità nell’area OSCE …”.
Ora il Presidente Putin non si è limitato solo a questa disamina ma ha anche avanzato l’ipotesi che se l’Ucraina entrasse nella NATO forse, quest’ultima, potrebbe essere indotta nel pensare di poter avanzare delle pretese per riannettersi la Crimea dato che, Kiev, non ha mai accettato il risultato referendario che ha visto i cimmeri optare per l’unione alla Federazione Russa anziché con la Ruthenia: “Immaginiamo che l’Ucraina sia un membro della NATO e inizi queste operazioni militari. Dovremmo entrare in guerra con il blocco della NATO? Qualcuno ci ha pensato? Apparentemente mi sembra di no!”
Quindi Mosca ha nuovamente negato di voler iniziare una guerra tuttavia il nuovo Zar ha sottolineato come il Cremlino potrebbe dare il via ad un’azione militare non specificata se le sue richieste di sicurezza non saranno soddisfatte.
E qui nessuno ne parla ma noi de l’Ortis vogliamo sottolineare il grave errore che ha fatto la comunità internazionale nello smantellare gli “Stati Cuscinetto”.
Questi ultimi erano delle entità statuali neutrali che avevano la finalità di mantenere le frontiere, di due o più potenze, lontane tra loro.
È stato il caso, ad esempio, dell’Austria (neutrale), della Jugoslavia di Tito (non allineato), dell’Albania di Hoxa (filo cinese), che consentirono, durante tutta la Guerra Fredda, di mantenere distanti almeno 300 km l’Italia (Paese Nato) dall’Intero Patto di Varsavia, così come avevano la stessa finalità la Finlandia e la Svezia che tenevano lontano tra di loro la Gran Bretagna e l’URSS.
Oggi che gli assetti sono cambiati sarebbe buona cosa, per la pace nel mondo, che ad essere fuori della NATO e quindi neutrali, non sia solo l’Ucraina, ma anche i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania).
D’altronde non si capisce perché, ciò che fu valido per la crisi di Cuba del 1962, oggi non potrebbe essere valido per la crisi Ucraina, dove, la NATO, è praticamente entrata nell’uscio di casa dei russi.
Ma se tanto mi da tanto, gli Stati Uniti sono solo in cerca di rogne.
Come leggere altrimenti la richiesta presentata dalla Casa Bianca al Presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, di cancellare la propria visita programmata in Russia?
Lorenzo Valloreja
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