LA CAMPAGNA CONTRO DRUSILLA FOER È SBAGLIATA. DA ULTERIORE PESO MEDIATICO A UN PERSONAGGIO DI SECONDO PIANO, E NON CAPISCE CHE ORMAI SIAMO IN UN REGIME CON CARATTERISTICHE BEN PRECISE.
Dall’appello di Citizen Go a firmare la petizione contro la partecipazione della “drag queen” Drusilla Foer: “La RAI ha annunciato che una delle cinque primedonne che saliranno sul palco dell’Ariston per ciascuna delle cinque serate sarà… un uomo, Drusilla Foer, ovvero un personaggio drag queen interpretato da Gianluca Gori, attivista LGBTQ a favore di matrimoni e adozioni gay e sostenitore del DDL liberticida Zan.
Non è la prima volta che il Festival di Sanremo rischia di trasformarsi in un momento di provocazione verso i cristiani e in un palco di propaganda ideologica LGBTQ rivolta ai più giovani e alle famiglie.
Basti ricordare l’ospitata del drag queen barbuto Conchita Wurst nel 2015; l’inscenata LGBTQ del Sanremo “rainbow” nel 2016, dove i cantanti furono costretti a sostenere il DDL Cirinnà sulle unioni civili; i baci gay di Achille Lauro, fino alla penosa e blasfema performance di Fiorello con la corona di spine o del Gay Messiah di Rufus Wainwright nel 2014…”
….”Non chiediamo di censurare nessuno. Chi vedrà il Festival giudicherà da sé le doti artistiche di Gori, in tutta libertà. Chiediamo però che il festival di tutti sia lasciato in pace e non venga strumentalizzato da becera ideologia politica, che i cantanti facciano i cantanti, i presentatori siano presentatori e nulla più.
Abbiamo poco tempo per fare in modo che il Festival torni ad essere di tutti”.
Sul Festival della Canzone italiana, la scrivente firma de L’Ortis ha già detto, diciamo la verità, tutto il male possibile, dalla strana performance più o meno satanista di Virginia Raffaele, fino ovviamente al Fiorello nazionale coronato di spine. La kermesse è istituzionale nel senso deteriore dell’indottrinamento secondo Pensiero unico, è il Male televisivo assoluto, va bene? Spero, così dicendo, di non essere tacciato di resa alla lobby LGBT.
Ma la suddetta campagna contro la partecipazione di Drusilla Foer alla kermesse sanremese è secondo me sbagliata.
Innanzitutto, perché fa pubblicità e contribuisce alla creazione di una nuova icona omosessualista, ricavando da un bizzarro personaggio chiambrettiano di seconda o terza fila un temibile concorrente di Vladimir Luxuria. Già adesso, sicuramente, negli ambienti arcobaleno e radical chic, “è nata una stella” martire dell’oscurantismo e dell’ignoranza degli “integralisti cattolici trogloditi”.
E poi, aspetto politicamente più pregnante: “……che il festival di tutti sia lasciato in pace e non venga strumentalizzato da becera ideologia politica, che i cantanti facciano i cantanti, i presentatori siano presentatori e nulla più.
Abbiamo poco tempo per fare in modo che il Festival torni ad essere di tutti”.
Ebbene, il tempo ormai, non è poco. E’ semplicemente scaduto: siamo in regime, e Drusilla Foer lo rappresenta. I cantanti fanno i cantanti e presentatori sono presentatori al massimo livello di visibilità e successo, che il Teatro Ariston garantisce, perché di questo Sistema sono parte e non ne dissentono. Il caso Povia non significa nulla, in questo senso?
Con una petizione del genere non si ottiene nulla o quasi, ma di sicuro il successo di chi si vuole ostacolare, e la maggiore affermazione della visione del mondo e della vita che si vorrebbe osteggiare.
Si promuova piuttosto il non voto ad ogni futura elezione, a meno che non si abbia la possibilità di appoggiare candidati al parlamento o alle amministrazioni locali espressamente: non europeisti, non atlantisti, non postcattolici (meglio per me, che siano atei), non omologati, non sottomessi. In una parola: dissidenti.
A. Martino
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