IL PADRE DI NOVAK DJOKOVIC DIFENDE APPASSIONATAMENTE IL FIGLIO PRIGIONIERO DEL GOVERNO AUSTRALIANO, DALLE OLIGARCHIE MONDIALISTE

Per L’Ortis, è doveroso pubblicare la lettera aperta di Srdjab Djokovic su Instagram, in appassionata e orgogliosa difesa del figlio Novak. Egli è al momento, è ancora sostanzialmente prigioniero del governo australiano.

Faccio solo notare, incidentalmente, che nel panorama della “dittatura gobale sanitaria”, l’ Australia spicca per radicalità: Melbourne è stata sottoposta a lunghissimi lockdowns, e sono stati istituiti una sorta di “campi di concentramento” per non vaccinati. Dalle parti dei canguri e dei koala, non possono non avere l’ansia di dimostrare che non fanno sconti a nessuno.

Ecco il testo del messaggio del “non sottomesso” padre di Novak Djokovic.

“Mio figlio è ostaggio in Australia stasera ma non è mai stato più libero.
Da questo momento, Novak è diventato simbolo e leader del mondo libero, il mondo dei paesi e delle genti povere ed oppresse.

Mio figlio Novak Djokovic ha mostrato che anche un paese piccolo ed eroico come la Serbia può avere il miglior atleta e giocatore di tennis di tutti i tempi e la verità non si può più nascondere.

Stasera la puoi incarcerare, domani la puoi incatenare ma la verità è come l’acqua e trova sempre un modo.

Novak è lo Spartaco del nuovo mondo che non tollera ingiustizie, colonialismi ed ipocrisie ma combatte per l’uguaglianza di tutti su questo pianeta, senza guardare al colore della pelle, alla fede religiosa e a quanti soldi hanno.

Novak ha dimostrato che puoi raggiungere qualunque obbiettivo se hai un sogno e il suo sogno è condiviso da miliardi di persone fra cui i bambini che guardano a lui come esempio da seguire.

Forse il mondo ricco non gli permetterà di continuare a giocare a tennis ma così facendo rivelerà il suo vero volto ed inizierà una partita molto più seria.

Da una parte ci saranno i membri avidi ed arroganti dell’oligarchia globale e dall’altra, un mondo fiero e libero che crede ancora nella giustizia, verità, fair play e nei sogni dei propri figli”.

A. Martino

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