IL FESTIVAL “LE STELLE SOPRA IL DONBASS” SIGNIFICA POTER PARLARE DI VITA.
Il festival “Le stelle sopra Donbass” significa poter parlare di vita e del futuro che siamo noi a creare.
Come incomincia l’autunno per voi?
Con le faccende scolastiche?
Con la nostalgia del calore dell’estate?
Per me l’autunno incomincia con l’attesa: nei primi giorni d’ottobre viene organizzato il festival “Le stelle sopra Donbass “.
È per la terza volta che divento un piccolo componente di questa grande famiglia, per la terza volta ci incontriamo per andar avanti e crescere insieme.
Nonostante il fatto che stavolta c’erano più partecipanti rispetto all’anno passato, per questioni legate alla pandemia il programma è stato leggermente modificato ed alcuni eventi sono stati annullati, come per esempio le visite nelle scuole, dove le vacanze autunnali sono iniziate leggermente prima rispetto agli altri anni.
Ciononostante sono stati organizzati tantissimi master-class, presentazioni, tavole rotonde.
Ognuno poteva scegliere l’evento per poter comunicare con scrittori, editori e pittori preferiti.
Inizialmente si era deciso che avrei dovuto andare proprio nelle scuole a parlare con i miei coetanei, ma quest’anno la mia partecipazione al festival è stata piuttosto insolita.
Alla fine, proprio per questo ho potuto vedere il tutto sotto l’angolazione diversa e di questo vorrei parlare.
Quando la tua giornata è organizzata minuto per minuto, in un certo senso è un vantaggio: hai la possibilità di scoprire delle cose nuove senza distrarti per le sciocchezze.
Ma per poter capire quello che stai scoprendo bisogna fermarsi.
Queste pause per me sono state caratterizzate da tre eventi nell’ambito del festival: la gita alla Sepoltura Saur (la Sepoltura Saur è una collina sita nei pressi di Donetsk, qui si trovava il complesso commemorativo dedicato ai difensori sovietici caduti nelle battaglie con gli occupanti nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, il monumento fu distrutto durante i combattimenti avvenuti ad agosto del 2014 fra l’esercito della Repubblica Popolare di Donetsk e l’esercito ucraino.
La collina rappresenta il punto strategico in quanto la sua altezza permette di controllare un tratto importante del confine russo-ucraino, nota del traduttore), la visita al centro di accoglienza per gli animali randagi e il film “Gli spettri ” di Max Fadeev.
Nel 2019 insieme ai partecipanti al festival “Le stelle sopra Donbass ” avevo già visitato il complesso commemorativo della Sepoltura Saur, ma da allora molte cose sono cambiate.
Penso che soprattutto sia cambiata la mia percezione personale di questo posto incredibile.
La scorsa volta sono semplicemente salita lassù, ho suonato la campana ed ero felice.
Ora…quando senti parlare di quello che accadeva qui negli anni della Seconda Guerra Mondiale, durante la guerra attuale, quando senti parlare degli eroici soldati, i resti dei quali rimarranno per sempre nella steppa di Donbass, i venti freddi della quale ti entrano nell’animo, non ce la fai più a restare indifferente, soprattutto quando vedi le tombe dei nostri difensori morti nel 2014 durante la difesa di questa collina, vedi le tombe che non riportano nomi.
Si dice che Donetsk è la città delle rose, ma il simbolo di Donbass per me è rappresentato da altre piante: dal biancospino con le sue bacche scarlatte come se fosse il sangue versato e dal prugnolo che cresce lungo le strade, che racchiude come una corona pungente tutta la mia Patria.
Queste piante si trovano anche sulla Sepoltura Saur.
Nel centro di accoglienza Pif sono stata insieme ad Elena Haezkaja, Anna Gurova, Maria Semenova ed Alexander Kofman.
Sinceramente non saprei dire cosa stessi aspettando da questo posto.
Probabilmente avevo desiderio di accarezzare cani e gatti che sono stati sfortunati e regalar loro un po’ di amore.
In realtà si trattava di tutt’altra storia, non di cani e gatti ma di umanità, di responsabilità di prendersi cura degli indifesi.
Nelle reppubbluche (Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Lugansk, nota del traduttore ) i centri di accoglienza per gli animali non godono dei finanziamenti dello stato, ed esistono unicamente grazie alle donazioni.
Penso che in futuro la situazione cambi ma al momento sono solo le persone non indifferenti a prendersi cura degli animali senza casa.
Un altro problema è che i conti correnti per le donazioni sono aperti solo nelle banche locali, quindi gli aiuti li possono mandare unicamente i cittadini delle repubbliche.
Questa è la vita in guerra nelle repubbliche non riconosciute. Nulla cambierà finché non saranno riconosciute.
“Gli spettri”. È piuttosto strano, vivendo in guerra, guardare i documentari di guerra.
Non ho molta esperienza in merito e faccio fatica a esprimere giudizio su tante cose.
Posso dire intanto che tutti dovrebbero guardare questo film.
Semplicemente per vedere la guerra da dentro e capire cosa vuol dire vivere sulla linea del fronte sia per i civili che per i soldati.
Il problema più grande della guerra è che non può essere raccontata. Le notizie aride del telegiornale o i reportage dalle retrovie non permettono di percepire la tragedia dei destini umani.
Avevo pensato di scrivere una serie di articoli dedicate alla vita a Lugansk, ma anche uscendo fuori dalla città mi troverei comunque nelle zone relativamente sicure.
Le azioni di guerra lasciano segni nella vita delle città ma la vita continua, i palazzi distrutti pian piano vengono restaurati, la gente cerca di creare la vita di pace in un posto dove vive .
Questo potrebbe spingere gli altri a pensare una cosa sbagliata, che tutto sommato la situazione sia abbastanza accettabile, che i reporter di guerra ci propinano la visione troppo esasperata ecc.
No, non è esasperata la loro visione.
Semplicemente fanno i loro reportage dai punti dove io e la maggior parte della gente non andrà mai, per vari motivi.
A me, per esempio, non farebbero andarci i miei genitori.
Penso Max Fadeev fosse riuscito a fare un film che rimarrà a lungo nella memoria degli spettatori, proprio perché ha fatto vedere quella guerra vera che continua sotto ai nostri occhi.
È la guerra che si perde nelle pagine dei social e dei telegiornali fra i gattini e le previsioni del tempo.
Succede anche questo.
Sapete cosa veramente ha lasciato il segno forte durante Il festival?
I sorrisi -di una guida, di un volontario, di un regista.
Ogni volta dopo una storia sentita, vista e vissuta vedevo quei sorrisi leggermente malinconici, perché “Le stelle sopra Donbass ” non è dedicato solo alla letteratura, bensì alla forza dello spirito, alla abnegazione, e certamente, ai sorrisi.
E’ dedicato a quei sorrisi felici o tristi, ma calorosi e forti.
“Le stelle sopra Donbass ” è dedicato alla vita e al futuro che creiamo noi, andando avanti a passi insicuri, facendo sacrifici e rischiando, superando gli ostacoli ma senza fermarsi mai.
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Spesso quando si parla di convegni, di solito proprio quelli che non ci vanno mai dicono qualcosa del tipo – siete fortunati ad andarci, vi riunite, brindate, festeggiate.
Mi sa tanto che confondete i convegni con le feste in ufficio. A Donetsk soprattutto bisogna dimenticarsi del divertimento -si va per lavorare ed è un lavoro pesante e snervante, perché quando ti fanno una domanda concreta non hai molto tempo per pensare.
Probabilmente una persona che ti fa la domanda non avrà mai più l’occasione di farla, perché non siamo nelle città tranquille, come ad esempio Mosca o San Pietroburgo, ci troviamo in una città dove è in corso la guerra, qui le persone interessanti come noi ( spero che tutti noi possiamo essere considerati tali) si possono incontrare una volta all’anno, secondo un grafico preciso.
Probabilmente nessuno ci verrà, ma è necessario! Ne covid ne lo stato di guerra sono particolarmente invitanti.
C’è da dire anche che per i vari personaggi che sono “parecchio avanti” (verrebbe da chiedere- ma dove?) il viaggio a Donbass è una specie di una discesa volontaria nel cratere di un vulcano attivo.
I loro amici non capirebbero! Certo che non capirebbero … Non capirebbero parecchie cose, mai, perché son rimasti parecchio indietro.
Qui, nella terra che non si è arresa, è possibile osservare a tutti gli effetti una vera ascesa della cultura.
È da tanto che non trovo nelle persone l’interesse così autentico verso quello che facciamo.
E c’è da dire che non è il primo anno del festival. Sembrerebbe che l’evento del genere possa essere interessante solamente all’inizio, invece no, è la terza volta che siamo qui e l’interesse della gente non viene meno.Immaginate che in una città nelle vicinanze del fronte, nella periferia della quale tuttora è in funzione l’artiglieria del nemico, c’è qualcuno che cura le rose per vie della città -questa è una vera fantascienza! Ma qui è una realtà.
È la solita vita quotidiana. Il nostro grafico al festival è veramente folle, dobbiamo riuscire a rispettare i tempi ovunque: in mattinata -la registrazione in tv, a pranzo- gli incontri con i lettori e con i militari, nessuno sa cosa succederà di sera, perché la pandemia maledetta fa cambiare programmi al momento, fa rifare il tutto.
Eccomi finalmente in albergo, finalmente posso riposare….ma figuriamoci se è possibile quando in mattinata sei stato seduto accanto a Roman Zlotnikov, a pranzo-accanto a Vadim Panov, di sera-accanto a Maria Semenova e con tutti loro hai tante cose da discutere.
Di sera c’era sempre tanta gente nella hall dell’albergo a parlare delle cose importanti, non erano semplici chiacchierate fra gli amici.
Proprio i quei momenti nascono di solito le nuove idee, i nuovi libri, si pensa ai nuovi articoli, ai progetti futuri, a tante cose!Vorrei dedicare qualche pensiero a parte ai volontari del festival.
Non capisco quando questi ragazzi dormivano e mangiavano, sembrerebbe fossero stati perennemente in servizio, erano sempre al corrente di ogni evento, ogni spostamento di ciascuno, informatissimi su tutto, sempre pronti, veramente bravissimi, i miei complimenti!
Ma tutto finisce e così anche questo convegno sta per terminare, è arrivata l’ora di fare le valigie.
Partendo per la tranquilla Mosca dove non ci sono i rumori di bombardamenti fuori dalle finestre, capisci che stai lasciando qui il pezzo del tuo cuore.
Faina Savenkova, drammaturgo, scrittrice / Alexander Kontorovich, scrittore, soldato.
Traduzione Ioulia Liakh
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