POROSHENKO PROVA A FARE IL CONDOTTIERO AIZZANDO LA NATO CONTRO IL PACIFICO ORSO RUSSO: E’ UNO DEI PIU’ GRANDI PERICOLI PER LA PACE DEGLI ULTIMI CINQUANTA ANNI.
L’industriale del cioccolato patron del gruppo Roshen contro l’ex ufficiale del KGB, che in fondo continua a vedere se stesso come un militare investito della massima responsabilità: già all’apparenza non vi è storia e non vi è confronto, in un duello del genere.
Alle radici delle carriere di entrambi , il dissolvimento della straordinaria mutazione genetica della Russia imperiale che andò sotto il nome di Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS o CCCP per la grafia cirillica) e che aldilà di una montagna di fondatissime critiche e pecche su infiniti aspetti, soprattutto riguardo ai “diritti umani” che il cosiddetto Occidente (ovvero la Cupola mondialista massonico-finanziaria)ama da sempre sbandierare contro i suoi antagonisti geopolitici e relativizzare se riguardanti i suoi amici o soci d’affari , un grande aspetto positivo sicuramente ebbe. E cioè, sostituendo appunto alla legittimità monarchico-zarista, l’internazionalismo sovietico della transitoria costruzione statuale verso la utopica realizzazione del socialismo comunista senza più bisogno di uno stato, l’aver continuato a garantire pacifica convivenza e armonico e sinergico sviluppo di una moltitudine di popoli diffusi su una larga parte dell’ Eurasia, pur nella logica e storicamente inevitabile assoluta egemonia della Russia.
Soggetti come Putin o Poroshenko, però, hanno sviluppato dinamiche assolutamente diverse. Diciamo che Poroshenko vassallo ucraino rappresenta quello che l’euroatlantismo non è riuscito a realizzare in Russia, che vedeva come il boccone di gran lunga più grande fisicamente, più prezioso e ricco di svariate materie prime, frutti della terra, più potente e temibile per le sue forze armate e l’enorme arsenale nucleare. In Ucraina l’affare è ormai fatto, manca solo la formalizzazione dell’ingresso nella NATO e nella UE che non mancherà. L’Ucraina come la Georgia o il Kazakistan o la Moldavia ecc. rappresentavano solo il primo passo, come in una specie di bollitura della rana, della frammentazione della Russia stessa in una miriade di stati e staterelli innocui , ansiosi di “entrare in Europa” o di farsi occupare a buon mercato dalle forze americane o dei loro stati vassalli europei detti NATO , comprati per un piatto di lenticchie con le privatizzazioni come quella che ha consentito a Poroshenko l’edificazione del suo impero dolciario e fornitori di manodopera a quattro soldi in Occidente, o semischiavistica nelle miniere o pozzi di petrolio siberiani o negli insediamenti delle multinazionali. Peccato per questi nazistoidi curiosamente paladini di antifascismo, messi lì dal voto delle masse lobotomizzate, che un certo Vladimir Putin abbia mandato all’aria tutto circa quindi anni fa : quando quel poveraccio di Eltsin chiese l’autorizzazione alla designazione, avrebbero dovuto esigere dei test psicoattitudinali, un qualche colloquio…! E Putin ha addirittura osato permettere alla Crimea russa di sfuggire al genocidio russofobo in preparazione dopo il golpe filo-occidentale a Kiev, e aiutato il Donbass a non soccombere sotto il tacco degli uomini di fiducia della NATO.
Per chi conosca un minimo di storia prezarista russa all’epoca dei principati medioevali, è formuletta scolastica la dicotomia “Rus di Novgorod” e “Rus di Kiev” a volte per niente tranquilla, ma comunque prova lampante di radici, cultura, religione, interessi economici assolutamente comuni (anche la cosiddetta lingua ucraina è piuttosto un dialetto di una certa rilevanza letteraria); e il nazionalismo ucraino un utile strumento manipolatorio dall’ imbarazzante ascendenza filonazista ( con l’Ucraina in UE, come la metteranno con i matrimoni tra persone dello stesso sesso e sfizi simili?). Hanno persino ottenuto dal Patriarca di Costantinopoli (probabilmente dietro un gran bel bonifico in euro o dollari),la scissione tra ortodossia russa e ucraina, provocando l’ira di Mosca e il suo formale scisma da Costantinopoli stessa.
Dopo la provocazione nello stretto di Kerch, il Nostro prova ad alzare la voce e fa il condottiero, arringando in divisa mimetica reparti schierati e chiedendo apertamente navi della NATO. E proclama la legge marziale, sperando che la situazione precipiti, tentando di far saltare i nervi al Presidente Putin e alla dirigenza russa. “La legge marziale è semplicemente concepita per organizzare in modo efficiente la nostra mobilitazione militare e le difese contro le mosse violente e minacciose di Mosca. In questo modo non perderemo neppure un minuto nel muovere le truppe, non ci saranno freni burocratici. Certo, questo provvedimento d’emergenza non ha nulla a che vedere con la nostra democrazia interna, che non è affatto messa in dubbio”.
Per Mosca l’Ucraina è fondamentale. Così come per gli Stati Uniti, tanto che Zbigniew Brzezinski, politico e analista americano, scriveva nel 1989: “Il Paese più importante resta l’Ucraina. E, con la progressiva espansione dell’Unione europea e della Nato, essa dovrà scegliere infine se entrare a far parte di entrambe queste organizzazioni (…). Ma, anche se ciò richiederà del tempo, è bene che già fin d’ora, l’Occidente – mentre intensifica i suoi rapporti economici e la sua collaborazione con Kiev nel campo della sicurezza – cominci a prefigurare una progressiva integrazione dell’Ucraina, in tempi ragionevoli, tra il 2005 e il 2015, riducendo così il rischio che essa cominci a nutrire il timore che l’espansione dell’Europa, si arresti alla frontiera con la Polonia “.
L’analisi di Brzezinski era sostanzialmente esatta, a parte il “timore”, che è cosa tutta americana e tedesca, di non tradire nel modo più ampio e palese possibile, in una bulimia di terre vassalle accerchiatrice dell’Orso russo, un certo impegno verbale ricordato più volte dallo stesso Romano Prodi. La parola data dai leaders occidentali cioè, consentendo i russi alla riunificazione tedesca, che mai la NATO avrebbe lambito il diretto confine della Russia postsovietica.
Ed ora questo vassallo euroatlantista, come d’altronde la Polonia o gli staterelli baltici, in un crescendo preoccupante, aizza continuamente, sempre più violentemente, contro la Russia, sperando nell’irreparabile, incurante che aldilà dell’esito finale, l’Ucraina per sua posizione geografica e debolezza militare, sarebbe polverizzata in poche ore (ma tanto, lui e la sua famiglia assieme all’estabilishment euroatlantista hanno probabilmente già pronto un bel bunker climatizzato con champagne in cestello col ghiaccio e tartine al caviale e tanta, tantissima cioccolata). E questa follia, è un enorme rischio pure per noi, a relativi quattro passi da Kiev per la balistica missilistica, e ingabbiati in alleanze ormai estranee ai nostri interessi e a qualunque futuro libero e autodeterminato per i nostri figli.
Antonio Martino
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