L’ITALIA BRUCIA, E’ LA VOLTA DELL’ABRUZZO. MA IL TERRITORIO, QUALCUNO LO CONTROLLA ANCORA?

Siamo ancora immersi nella pandemia fino alla cima dei capelli con tutte le implicazioni più o meno devastanti di essa su cui qui non vogliamo tornare; stiamo facendo esperienza dell’estate più calda della Storia (ho la presunzione di dirvelo io senza attendere in religioso rituale il responso degli “esperti” fra settembre e ottobre). Ma come se non bastasse, l’Italia brucia. La Sicilia chiede lo stato di emergenza al governo nazionale, roghi divampano dalle Alpi alle isole, i dintorni dell’ aeroporto di Ciampino minacciati.

I piromani scatenati sperano nel propagarsi della balla dell’“autocombustione”. Ma certo, approfittano tempestivamente del caldo infernale come i trentotto/trentanove gradi all’ ombra della costa abruzzese che sta aiutando gli incendi sconvolgenti al momento in cui scrivo, il Chietino (anche la meravigliosa costa dei trabocchi). La pinetina di Vallevò (residuo di pineta mediterranea intatta nel territorio di Rocca San Giovanni) temo non esista più. E non solo.

Pescara conosce lo sfollamento di parte di un quartiere (quello della pineta dannunziana): situazioni di cui finora si aveva notizia solo riguardo ai catastrofici incendi in California o Australia. Bagnanti che a modo loro coraggiosamente affrontano il rischio di malori su spiagge meteorologicamente simili più ai dintorni della Tobruk a noi cultori del sacrificio di italiani prima di noi ben nota, che a lidi adriatici, costretti alla fuga. Non mi meraviglierei dell’attività di sciacalli dell’ombrellone. Focolai sono segnalati anche in vie relativamente centrali e fortemente edilizie. E’ a questo punto da chiedersi e chiedere, con rispetto e senza ingenerosità verso le forze dell’ordine: il territorio italiano, nelle macchie boschive e lungo le coste, sulle montagne come nelle città è ancora realmente controllato o tutto è ormai demandato a una miriade di  telecamere orgogliosamente piazzate dai sindaci che, laddove funzionanti, dovrebbero far individuare i colpevoli?

Non ho parole per descrivere la gravità degli atti dei vigliacchi detti piromani. Ma probabilmente, il termine “piromane” nella sua patologicità è inadeguato. Più che dinanzi a “maniaci del fuoco”, qui siamo dinanzi a ben precise strategie o di disboscamento pro edilizia, o di intimidazione di comunità o gruppi locali. Parliamo piuttosto di “incendiari”, gentaglia mercenaria o avida che si accanisce contro ciò che ancora di Bello esiste in questo mondo profondamente sconsacrato e deviato.

Speriamo che questo persone siano individuate, e nei loro confronti vi sia ZERO perdonismo, ZERO “individuazione di disagio sociale e personale”, ma invece la massima severità. Quella stessa severità che i vari Letta o Di Maio non vedono l’ora di applicare, DDL Zan approvato, verso chi osa avanzare critiche al mondo LGBT o al Pensiero unico.  

E’ l’ora del caldo infernale forse anticipatore di qualcosa di apocalittico, amico delle fiamme e confermatore che “nulla sarà come prima”. Ma non perché lo dicano gli ineffabili Conte o Speranza o Draghi, modesti e meschini procuratori del mondialismo . Bensì perché lo abbia decretato Qualcuno immensamente più in alto; e spero, anche questa volta, di sbagliarmi.

A. Martino

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