COME UN COLPO DI CANNONE 11PT: “ITALIA: SE NON SI TROVANO GLI STAGIONALI LA COLPA È SOLO DELL’UE E DELLA SOCIETÀ CHE HA GENERATO
In molti si stupiscono che non si trovino lavoratori stagionali per l’estate 2021: braccianti, agricoltori, baristi, camerieri, bagnini, intrattenitori, ecc. ecc.; io invece trovo la cosa alquanto prevedibile, se non addirittura scontata.
Tuttavia, quelli che hanno il mio stesso parere, nel 99% dei casi, non concordano con me sulle cause di tale situazione.
Infatti se buona parte di essi addossano la responsabilità di tanta poltroneria al reddito di cittadinanza – reo, sempre secondo costoro, di aver fiaccato la volontà dei giovani lavoratori – e l’altra parte identifica nella scarsa remunerazione e nel carente rispetto dei diritti dei lavoratori, la colpa per tanta pigrizia, noi de l’Ortis ci permettiamo di dissentire ed affermare che, entrambi questi aspetti, sono importanti e concomitanti ai fini dell’astensione dall’opportunità lavorativa, ma non determinanti, perché, anche in questo caso, c’entra l’Europa con la società che, ella, ha plasmato e creato.
Facciamo alcuni esempi concreti per meglio farvi comprendere:
- Con la nascita dell’Unione Europea si è creato un maxi mercato di circa 450 milioni di persone. Ora all’interno di questa struttura vi sono Paesi come:
- La Romania, la Bulgaria, la Polonia, l’Ungheria o i Paesi Baltici che hanno fondamentalmente il compito di fornire manodopera a buon mercato e prodotti a bassissimo prezzo;
- L’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e la Croazia che hanno fondamentalmente il dovere di fornire alcuni prodotti agricoli, asset strategici da svendere per due noccioline ed essere la Florida dell’UE, cioè le Regioni in cui i vecchi pensionati del ricco Nord Europa: Germania, Svezia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e prima della Brexit, anche la Gran Bretagna; avrebbero dovuto trascorrere la loro vecchiaia al tepore di un clima più gradevole e con un costo della vita più basso (infatti, negli ultimi 20 anni, la mia Regione, l’Abruzzo, si è riempita di pensionati britannici e tedeschi che hanno acquistato qui casa per trascorrere l’ultima parte della loro vita);
- La Germania e la Francia che usano sia la manodopera specializzata a basso costo degli stranieri comunitari, che i bisogni di questi ultimi, tanto in madre Patria quanto a Berlino, piuttosto che a Parigi, per arricchirsi vergognosamente.
- Con l’entrata dell’Euro che ha distrutto:
- La capacità di risparmio del ceto medio italiano (si pensi, ad esempio, allo stipendio attuale di un insegnante di Scuola Secondaria Superiore che abbia un orario completo: 1600 Euro netti al mese. In Lire corrisponderebbero a circa 3.100.000, un enormità. Una famiglia monoreddito dell’epoca con 3 milioni di lire al mese riusciva a vivere dignitosamente mettendo anche dei soldi da parte. Oggi una famiglia monoreddito con 1600 Euro a mala pena riesce a vivere pagando tutte le bollette e di sicuro non riesce ad accantonare nulla);
- La competitività sul mercato dei cambi senza contare la concorrenza sleale di Paesi come la Romania e la Bulgaria che non rispettano minimamente né i diritti dei lavoratori né le più elementari norme di sicurezza;
Il costo della nostra manodopera è diventato un problema e questo a prescindere dal cuneo fiscale. È quindi normale che il lavoratore declini l’offerta di lavoro se essa non consente, né una stabilizzazione, né la possibilità di sopravvivenza.
Quest’ultimo problema, poi, è stato aggravato da altri fattori quali:
- L’arrivo di milioni di disperati dal continente africano che hanno letteralmente invaso il mercato del lavoro, i quali, a loro volta, sono disposti a lavorare in condizioni disumane con paghe da fame;
- La fuga di milioni di giovani italiani all’estero. A tal riguardo basti citare l’esempio di Londra dove, ad oggi, vivono circa mezzo milioni di nostri connazionali. L’età media di questi individui è di 35 anni, ben il 20% di costoro ha un’età inferiore ai 18. È, insomma, la nostra forza lavoro, che nella stragrande maggioranza dei casi svolge lavori precari come il cameriere o la babysitter, ma che si trova lì in attesa della grande opportunità lavorativa della propria vita. In altri termini, anche in quella scelta, c’è grande voglia di stabilizzazione e riuscita.
- La fuga di milioni di pensionati dal nostro Paese verso realtà economicamente più accoglienti come la Tunisia, la Bulgaria, le isole defiscalizzate della Spagna e del Portogallo che egoisticamente, con i soldi di tutti noi contribuenti ingrassano le economie locali anziché la madrepatria;
- La fuga dei VIP dalla Sardegna verso le isole Baleari con Formentera in pole position, anche questa a danno dell’economia nazionale poiché questi ricchi spendono in maniera forsennata e ciò consente di elargire anche degli stipendi alti.
In definitiva i lavoratori declinano le offerte di lavoro perché non intravvedono in esse né una possibilità di vita a breve termine, né a lungo. Hanno quindi bisogno di certezze e stabilizzazione, altro che flessibilità!
Bisogna quindi uscire dall’UE per riacquistare anche queste certezze.
Il mercato precario anglosassone, delle paghe settimanali e della capacità di cambiare lavoro 5/6 volte nell’arco della propria vita, lo lasciamo pure ai burocrati di Bruxelles, noi vogliamo riappropriarci anche nel lavoro della nostra italianità.
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