DAI GIALLO/VERDI AI ROSSO/BRUNI I COLORI POSSONO ANCHE CAMBIARE MA LA PAROLA D’ORDINE RESTA SEMPRE LA STESSA: “L’ITALIA FUORI DALL’UE, LIBERA ED INDIPENDENTE!”
Esattamente un anno fa, dagli studi di Canale Italia, lanciai l’invito, alle forze cosiddette Sovraniste, ad unirsi per dar vita ad una Petizione Nazionale da presentarsi in Parlamento.
Raccolta firme, quest’ultima, che chiaramente doveva essere presentata nelle debite forme di legge, affinché si potesse dimostrare materialmente, una volta e per tutte, la volontà degli elettori circa la necessità dell’uscita della Repubblica Italiana dall’Unione Europea.
Ebbene tutte le forze contattate, e quando dico tutte intendo proprio tutte, hanno declinato il nostro invito dietro la motivazione che sarebbe stato più utile per loro prepararsi alle prossime elezioni nazionali che affrontare questa battaglia civile.
Da quel momento, il lavoro di questo giornale, è diventato più pregnante di prima perché ci siamo resi conto che costoro – o in buona fede o in mala fede – stavano dando letteralmente i numeri e, in entrambi i casi, ciò avrebbe compromesso, non solo la causa sovranista ma anche e soprattutto la tenuta dell’Italia stessa.
Chiaramente, si badi bene che, quando dico questo, non mi riferisco solo al sistema Paese ma all’integrità stessa dello Stato italiano.
Infatti, mentre la galassia sovranista continua ad essere divisa, le forze al servizio dell’UE prima hanno dato vita al Governo Draghi, come da noi preannunciato in più di un articolo, e poi hanno iniziato ad organizzarsi per dare vita ad un grande soggetto politico che dovrebbe sostenere, plasticamente, l’ex Presidente della Banca Centrale Europea il cui nome è tutto un programma.
A confermare questa nostra lettura è Maurizio Belpietro dalle pagine del suo giornale, La Verità: << Si dice che Berlusconi abbia l’idea di unire Lega e Forza Italia in un nuovo contenitore di cui Salvini faccia il Segretario e lui il Presidente. Così, il capo del Carroccio non soffrirebbe più la minaccia del sorpasso di Giorgia Meloni e il Cav. non correrebbe il rischio di vedersi sfilare gli onorevoli. Un partito unico che potrebbe candidarsi a essere il partito di Mario Draghi, in Italia e in Europa. E Berlusconi porterebbe in dote anche l’ingresso del nuovo gruppo nel PPE. Il nome? Ancora non c’è, ma potrebbe essere Salva Italia che ridotto a una sigla suonerebbe come un SI e i militanti si farebbero chiamare “Salvatori dell’Italia”. Fantasie di un leader stanco e tradito? Può essere. Ma con il Cav., mai dire mai >>.
Ed allora l’unica risposta a tutto questo non può che essere un’adeguata aggregazione e comunione d’intenti. anche in campo sovranista, ma, si badi bene … c’è sovranismo e sovranismo.
Dunque se nel campo EuroAtlantista le stelle polari sono rappresentate dal liberismo sfrenato, dalla fedeltà assoluta alla Moneta Unica e all’Alleanza Atlantica, da una politica migratoria imbelle, e da un lassismo nei costumi familiari, nel campo sovranista la risposta deve essere una sola:
- Lotta alla globalizzazione e al liberismo;
- Disconoscimento dell’Euro e dell’Unione Europa;
- Denuncia dell’Alleanza Atlantica e simpatia per la Russia di Putin;
- Controllo e regolazione dei flussi migratori;
- Critica più o meno serrata del Femminismo e alla teoria Gender.
In altri termini l’unico sovranismo valido è il cosiddetto “RossoBruno”.
L’idea, cioè, di un Socialismo Nazionale, che affonda le proprie radici nel periodo tra le due guerre mondiali e che ha vissuto diversi aggiornamenti negli ultimi settant’anni.
Si tratta, in altri termini, di quella fusione di socialismo e nazionalismo che aveva avuto nel sindacalista rivoluzionario Georges Sorel uno dei suoi mentori; una combinazione, quest’ultima, rivendicata,poi, dallo stesso Mussolini che aveva affascinato non pochi dirigenti politici e intellettuali, di sinistra tra i quali come non ricordare le figure di: Nicola Bombacci, così come Ottavio Dinale, allo stesso modo di Curzio Malaparte piuttosto che Edmondo Rossoni, e questo giusto per non andare all’estero.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, rimanendo sempre in Italia, non possiamo non ricordare il comunista Costanzo Preve il quale, ad esempio, rispetto al femminismo si è così pronunciato: << Il femminismo odierno, da differenziarsi da quello del periodo borghese e socialista, è una corrente organica al capitalismo, poiché la guerra fra i sessi che esso alimenta, ostacola la solidarietà fra maschi e femmine e alimenta il processo di atomizzazione individualistica della società >>.
Ma se questo dice Preve, un comunista D.O.C. come Marco Rizzo, nell’Anno di Grazia 2021, si è così pronunciato rispetto alle dichiarazioni e l’impegno di alcuni esponenti radical chic: << Se Fedez è di sinistra, allora io non sarò più di sinistra. Chiamatemi comunista e basta. Con questa gente neanche un caffè. Io mi sono sempre impegnato a combattere l’utero in affitto: una pratica nazista, degna del Dottor Mengele. La voglia di avere un figlio è un desiderio: e i desideri non sono diritti. Specialmente quando consistono nello strappare i figli alle madri povere del terzo mondo, per essere venduti su un catalogo, come fossero una merce. Nel disegno di legge ZAN ci sono altre follie come la definizione del sesso. Mi sveglio una mattina e decido che sono una donna, e posso usufruire delle quote rosa? È il mondo al contrario, è un mondo in cui sul palco della festa dei lavoratori ci sono rapper miliardari che vendono lo smalto per le unghie agli uomini. Basta! Io di questo andazzo non ne posso più >>.
È il momento storico, dunque, della saldatura tra mondi che fino all’altro ieri sembravano inconciliabili ma che personalmente avevo preconizzato già trent’anni fa quando diedi vita al mio esperimento politico denominato “Semper Fidelis Luci”, un contenitore che, nei miei disegni più rosei, doveva raggruppare le migliori esperienze ed i migliori giovani provenienti, in maniera indiscriminata tanto dalla cosiddetta sinistra quanto dalla cosiddetta destra. In fondo, nella realtà, le definizioni e le gabbie ideologiche ottocentesche, erano già saltate durante gli anni 90 del secolo scorso.
Inequivocabilmente oggi la lotta è tra l’Alto contro il Basso, l’Antiestablishment contro l’Establishment, del Sovranismo contro l’Europeismo.
In fondo, la misura di tutto questo, a livello macroscopico, ci è stata fornita nel 2017 con le elezioni del Presidente della Repubblica di Francia, quando, al secondo turno, con una dichiarazione di rautiana memoria, Marine Le Pen, leader Front National, partito notoriamente di estrema destra, si rivolse agli elettori del France Insoumise, il partito di estrema sinistra del candidato Jean-Luc Mélenchon, chiedendo loro di fare muro contro Emmanuel Macron.
Questa dichiarazione che ai più sprovveduti poteva sembrare un goffo tentativo di accaparrarsi dei voti fu invece la logica conseguenza di una campagna elettorale che la leader del Front National aveva condotto nelle fabbriche, nelle periferie, tra i piccoli agricoltori e che, soprattutto, l’ha vista prevalere nel voto operaio, dove ha conquistato ben il 37% delle preferenze contro il 24% di Mélenchon.
E ciò, al di là del risultato finale che ha visto Macron vittorioso, ha funzionato se si tiene presente che La Le Pen, al primo turno, aveva raccolto il 22% dei consensi mentre al secondo è arrivata al 34%, quindi ha pescato ben 12 punti a sinistra.
Dunque, stante così le cose, perché mai le due ali estreme dovrebbero continuare a restare separate, consegnandosi sempre ad un’inevitabile sconfitta?
Il rossobrunismo, allora, si configurerebbe come la necessità di fare blocco contro la fusione delle forze liberali poiché il nemico, ribadiamolo, non è più nel campo opposto, ma al centro.
Per cui basta con le ciance!
Unire le parti estreme e realizzare la Petizione Nazionale sono le uniche parole d’ordine che devono uscire dalle labbra dei veri sovranisti, “tutto il resto”, parafrasando il mitico Califano, “è noia!” o peggio è la morte dell’Italia, della nostra Patria.
Lorenzo Valloreja
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