LE CALZETTE
Furono fucilati all’Alba
Mentre il buio svaniva Nel riverbero bianco.
C’erano le donne e i bambini
In mezzo a questa gente,
Sfinita e stanca
E anche quella bambina era in mezzo a loro.
Fu ordinato a tutti di denudarsi
E di girare le spalle al burrone.
Ma ad un tratto si è sentita
La voce di bambina,
Pura e squillante,
E dirompente in quelle buie ore:
“Ma anche le calzette me le devo togliere, Signore?”
Gli occhi di bambina
Non portavano rancore
Nè accusavano, magnanimi,
Solo guardavano,
Guardavano dritto nell’anima…
Il soldato SS era in preda al panico,
Alla confusione insolita,
E la sua mano che teneva il mitra
Si abbassò da sola.
Quello sguardo da bambina lo bloccava,
Fissandolo quasi al suolo.
Aveva gli stessi occhi di Ustina,
La sua amata figliola.
No, non poteva ammazzarla,
Ma fece una raffica veloce col suo mitra
E cadde per terra la piccola bimba
Con il cuore trafitto.
Soldato, tu non sei semplicemente un nemico,
Sei una bestia feroce e spietata.
Lui camminava con il capo abbassato
E la coscienza sporca ed avvelenata.
Ma porterà per sempre dentro il cuore
La voce di bambina che tuonò In quelle maledette ore:”
Ma anche le calzette me le devo togliere, Signore?”
Musa Dgialil, “Le calzette”
Traduzione Iolia Liakh
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