6 APRILE 2021: ANCHE MONTECITORIO HA IL SUO SCIAMANO, IN UNA PROTESTA ORMAI ANNUNCIATA DALLA FERMA VOLONTA’ DI METTERE SUL LASTRICO INTERE CATEGORIE.
Alla fine, se lo sono trovato sotto le finestre del Palazzo.
Chi? Il popolo. Per l’esattezza, quello dei ristoratori. Presenze politiche registrate: Vittorio Sgarbi, Casa Pound, Italexit del senatore Paragone.
Di assoluta correttezza populista (non certo politica), la figura dello Sciamano tricolore, che ha più o meno clonato il capostipite trumpiano dell’Epifania di Capitol Hill. Ovviamente, i soliti giornalistoni che forse non hanno mai visto un film western in vita loro (che orrore, con quel fascistone di John Wayne) confondono un “pontifex” dei nativi americani con un “vichingo”: ignoranti e presuntuosi.
Grazie a Dio, non ci sono state vittime tra i manifestanti come a Washington e neanche irruzioni nel Palazzo.
Anche gli ambulanti hanno manifestato, bloccando l’autostrada nei pressi di Caserta.
Unanime quanto rituale la “condanna della violenza”. Giusta, sacrosanta.
Ma non è stata violenza anche aver illuso migliaia e migliaia di piccoli e meno piccoli imprenditori a partire dal maggio scorso, facendoli adeguare alle normative di contenimento epidemiologico, e poi facendoli chiudere o graziosamente concedendo di operare a domicilio o con asporto, attività simbolica insufficiente anche a coprire gli affitti?
Ma non erano violenza anche le smargiassate del Leguleio con la pochette e il ciuffo dall’ ineccepibile tintura, accompagnato dal fido Gualtieri famoso arrangiatore per chitarra di canti partigiani, promettenti “ristori” grazie a “interventi poderosi”, che si sono tradotti in umilianti elemosine neanche a tutti pervenute?
Ma la musica, con Super Mario, è cambiata? Non direi, visto che i “sostegni” (termine ora preferito rispetto ai contiani “ristori”) sono, più o meno, una complicata operazione algebrica finalizzata a una semplice percentuale del fatturato perso rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
La protesta davanti a Montecitorio era impossibile da ignorare e oscurare per i media main stream, ecco allora l’imbarazzo e le risentite puntualizzazioni sul “grande assembramento senza mascherine”. Non una intervista a un diretto interessato o magari a Vittorio Sgarbi che la faccia ce la mette sempre: solo prediche, ammonimenti col ditino alzato, se non minacce e tirate per la giacca del Ministero degli Interni o delle forze dell’ ordine costrette a contrastare i connazionali, loro fratelli e sorelle. E persino richieste di pareri a colleghi allineati e organici, lavoranti all’ estero se non proprio stranieri: l’ importante è che siano “esperti di populismo”. Un’ intervista a un povero commerciante spinto all’ esasperazione, che magari qualche mese fa fa ancora si diceva “moderato”e “fiducioso nella gestione dell’ emergenza perché il virus c’è”, no?
Stupidi. Della stupidità di chi ritiene di aver sempre da insegnare e mai da imparare, forte del proprio tesserino di accesso alla stanza dei bottoni e della propria penna (o microfono) venduti e comprati.
Per quanto ci riguarda, assoluta e incondizionata solidarietà e metterci a disposizione di chi non vuole farsi rubare i propri sogni, il futuro proprio e dei propri figli, un’azienda spesso ereditata dal padre e dal nonno.
Perché non sono i ristoratori e neanche gli ambulanti, e neanche le sale cinematografiche già espulse dal centro delle città, e nemmeno le palestre, ad aver sparso questo virus.
Ma sono stati lorsignori ad aver accettato e approvato la direttiva Bolkenstein della dea Europa, a cui tutto questo sta provvidenzialmente spalancando le porte.
A. Martino
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