ATTENZIONE, LA DITTATURA SANITARIA NON E’ FINITA E “LA GUERRA CONTINUA”. MA FIN DOVE MARIO DRAGHI VUOLE ARRIVARE?
Amiche ed amici de L’ Ortis, attenzione che la dittatura sanitaria non è affatto scomparsa assieme a Giuseppe Conte.
Ovviamente però, vi sarà un cambio di stile e di strategia: se non altro, lo impone la grande differenza di statura politica e di establishment fra Giuseppi e Super Mario. Non credo che vi saranno ancora “casalinate” come conferenze stampa via social e a reti unificate.
Credo però, che si rinuncerà difficilmente allo strumento del DPCM. Conte è un buon giurista, ma alquanto strabico: se “a sinistra” non ha visto l’enorme vulnus, anche se istituzionalmente coperto ai più alti livelli, delle più elementari libertà costituzionali quali il movimento delle persone, il diritto di riunione e di impresa ecc. , “a destra” ci ha guardato bene e come. Ha colto le enormi potenzialità, oggettivamente autoritarie se non dittatoriali, di questo strumento normativo finora poco usato se non per delle tecnicità e lo ha “valorizzato”. Con innegabile successo. Anche perché, quando un popolo intero, nonostante qualche borbottio e qualche imprecazione che una volta si sarebbero dette “da bar” ma ora sarebbe una pessima ironia per i lavoratori del settore, e qualche catilinaria in un parlamento svilito e umiliato, sostanzialmente accetta, approva e a volte invoca più severità; è allora che la libertà muore, innanzitutto quella interiore e intellettuale. E il Potere sa benissimo come non perdere le proprie posizioni; dagli una mano, e si prenderà il braccio.
Questo non è “complottismo”, non è “propaganda sovranista”. Mi dispiace ma è normale tecnica di gestione del potere di tipologia non democratica; ed è anche se non soprattutto, Storia. Pregasi documentarsi sulla fine della repubblica romana, e la nascita dell’ impero che da Augusto ad almeno fino a Marco Aurelio (per ben due secoli abbondanti quindi) affettò sempre o quasi, persino col Nerone meno “partito per la tangente”, rispetto verso il Senato e proclamò la sua funzione sussidiaria se non transitoria (una transizione di secoli…!) che infatti portò non al rispristino delle libertà repubblicane che armarono il pugnale dei cesaricidi, ma alla vera e propria monarchia assoluta di un Diocleziano o di un Costantino.
Questo, tanto per far capire che so e sappiamo, di cosa parliamo, e cosa tiriamo in ballo giuridicamente, politicamente quanto storicamente. Le accuse di “delirio populista”, qui, hanno gambe malferme.
Ma torniamo alla contingenza. E’ vero, come sostiene il nostro Direttore Lorenzo Valloreja, che il “fenomenismo” della narrazione salvifica e redentrice di The Drake, potrebbe indurre il buon Mario a farsi ostetrico di un ritorno alla normalità. Però, non sappiamo fin dove l’eurocrazia voglia arrivare nel “grande reset” di sua pertinenza e competenza territoriale assegnatogli dalla Cupola sanitario-mondialista: il bombardamento a tappeto della “vecchia” economia e segnatamente dei servizi in imprenditoria autonoma e artigianalità (vedi ad esempio ristorazione e alberghi), è ritenuto sufficiente?
E il nuovo premier, fino a che punto, vorrà farsi garante del debito italiano verso la sua amatissima Europa? Dico questo perché, più malconcio sarà il terziario (spina dorsale di una economia deindustrializzata) più avremo, ovviamente bisogno di indebitarci.
La conferma al ministero della Salute di Roberto Speranza (colui che ritirò un libro appena uscito in tarda estate in cui spiegava al vil volgo come si era usciti dalla pandemia grazie a lui e ai suoi colleghi), nonché la beffa agli operatori montani con l’ annullamento della riapertura delle stazioni sciistiche, parrebbe avvalorare la mia visione pessimistica.
Oltretutto, Angela Merkel ha piagnucolato un’altra volta in Bundestag: e se Atene piange, Sparta non ride; anzi non può, non deve ridere.
A. Martino
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