I MINISTRI BOCCIA E SPERANZA, INTEGRALISTI DEL SANITARISMO DI STRETTA OSSERVANZA FILOGERMANICA

Come in ogni regime (lo dico in puro spirito di osservazione storica, che comunque proprio in quanto tale non può che essere politicamente scorretto), sta emergendo nella nomenklatura di vertice del Sistema tecnico-sanitario un’ala dura, sempre presente in qualunque regime.

E mi vengono in mente, a titolo di pura suggestione storica ovviamente senza alcuna allusione ideologica, le figure del Ventennio Roberto Farinacci e Alessandro Pavolini: che al loro rigore ideologico, alla loro insensibilità alle sirene della monarchia e del grande Capitale borghese, alla fedeltà al Capo,  univano la germanofilia, in quel momento storico sub specie del filonazismo.

Interessante: l’orientamento filogermanico torna o forse non è mai andato via, pur se ora la Germania ha radicalmente e drasticamente cambiato pelle assumendo le squame del mondialismo e dell’europeismo cui adesso si è unito il sanitarismo. Ma il faro a nord del Brennero resta a Berlino, e si chiama ora Angela Merkel. E quello che si decide a Berlino, deve andare bene anche a Roma; perché se, in questo caso, il governo federale tedesco piagnucola e impone ai propri cittadini un nuovo lockdown, i primi della classe non possono fare una cattiva figura dinanzi al mondo e soprattutto dinanzi ai loro amministrati (sudditi o cittadini, fate voi). Quindi, se Berlino piange, Roma non rida e neanche dorma tranquilla.

E allora, ecco i “guardiani della rivoluzione” sanitaria nella provincia d’ Italia del sistema euroatlantista: Roberto Speranza e  Francesco  Boccia appena reduci dall’ aspro scontro al TAR con la Regione Abruzzo del meloniano presidente Marsilio in cui è difficile stabilire il vincitore (appena un giorno di zona in rossa in più imposto alla regione dannunziana). I loro toni sono integralisti, vagamente paranoici, da Savonarola della pandemia.

Sentite un po’ il Boccia dell’ultima ora, che ovviamente loda Frau Kanzlerin Angela Merkel la quale ha nuovamente imposto la strada del lockdown generale: “È una scelta che personalmente condivido. Dobbiamo dirci fino in fondo se la pausa natalizia deve servirci a mettere in sicurezza il Paese o se deve essere guidata solo dalla volontà di favorire il business”.

Il ministro agli Affari regionali non ha perso tempo, per minacciare norme più rigide che colpiranno le libertà degli italiani durante il periodo di Natale. Si è detto contrario agli spostamenti tra Comuni, aprendo magari a una deroga per i piccolissimi territori e i borghi confinanti: “Ma allargare i confini comunali a tutta la provincia, come chiede la destra, sarebbe un errore. I cittadini lo prenderebbero come un liberi tutti”.

Anche se si sta pensando di concedere la “grazia” di spostamenti da comuni con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti entro i trenta chilometri.

In alcune strade ci sono assembramenti intollerabili, mentre dovremmo sentire ogni giorno dentro di noi il lutto nazionale”….. “Le foto degli assembramenti mostrano scene ingiustificabili, irrazionali, irresponsabili“.  

Il tutto condito dal solito irritante invito a “farsi un giro negli ospedali” (ma se non si può stare vicino a un familiare in corsia…!).

E (questo davvero il colmo), dopo aver comprensibilmente lodato la la “Chiesa patriottica”, ha invocato l’ ispirazione dello Spirito Santo. Davvero assurdo per un partito e una coalizione di governo  un cui esponente, assessore a Fiumicino, ha ordinato di cancellare ogni riferimento a Gesù dai canti natalizi registrati dai bambini degli asili; e con il singolare accanimento e zelo che la dittatura sanitaria ha, dalla scorsa Pasqua, verso tutte le maggiori festività cristiane.

E come egli ci invita a “fare un giro negli ospedali” (rigorosamente vietato da loro stessi), noi ci permettiamo di invitare lui a fare un ripasso (possibilissimo) dei dieci Comandamenti con particolare riflessione sul secondo Comandamento mosaico: “ Non nominare il nome di Dio invano”.

A. Martino

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