SEDICI SECOLI FA DIVENNERO DESERTI I TEMPLI PAGANI, ORA LE CHIESE. E AL CENTRO DI TUTTO QUESTO E’ SEMPRE ROMA.
Anche se attento alle tematiche religiose, al mondo (post)cattolico e particolarmente agli interrogativi che l’ attuale pontificato suscita, L’ Ortis non è un foglio “cattolico” e nemmeno “tradizionalista”. E’ però un foglio digitale sovranista, la cui missione è fare quanto umanamente possibile alla sua redazione per una Italia radicalmente rinnovata tanto nella sua vita interna quanto nei rapporti internazionali, vitale, libera e indipendente, sanamente sognatrice.
E siccome dal quinto secolo dopo Cristo i suoi destini sono apparsi strettamente connessi a quelli della Chiesa cattolica, e non vi è conseguentemente italianità senza cattolicità se non in visioni totalmente materialiste e globaliste che non ci appartengono, ecco perché la nostra viva attenzione a quanto accade nella Chiesa italiana, e soprattutto oltre il Portone di bronzo. Credo inoltre, e poi lo spiegherò, che l’ irenismo e l’ ecumenismo radicale, il sincretismo e la correttezza politica sposati dalla Santa Sede azzoppino, proprio per questo, qualunque afflato sovranista e per una rinascita nazionale e culturale. Oltre che rischiare di condannare, storicamente parlando, la stessa Chiesa cattolica universale.
D’ altronde, immigrazionismo ed europeismo sembrano ormai diventati articoli dogmatici; la Chiesa, di fatto, è diventata filoislamica con ovvia gioia di Erdogan; e più di una volta, papa Bergoglio ha accostato il sovranismo al nazismo tirandoci per i capelli a replicargli.
Il problema che si è ormai delineato è: a prescindere dalla fede cristiana, personale e individuale che qualcuno sembra grazie a Dio, mantenere contro tutto e tutti, la cattolicità romana esiste ancora? Ha un futuro?
I presupposti ideali, culturali e spirituali del Concordato nella sua forma del 1929 modificata nella tuttora vigente stesura Craxi-Casaroli, esistenza dello Stato della Città del Vaticano compresa, sono ancora validi?
Credo che, in un parallelismo storico che qualcuno potrebbe ritenere un volo pindarico “delirante” ma che i veri storici fuori da circostanze di correttezza politica sicuramente riterranno almeno discutibile se non imbarazzante, questi tempi hanno una notevole somiglianza con gli ultimi decenni della “religione romana” meglio nota come pagana. Insomma, mi sembra che lungo le sponde stesse del Tevere, come sedici secoli fa si sia assistito all’ espulsione per decreto delle antiche divinità a favore della Buona Novella dichiarata religione dell’ Impero morente a Occidente , ora la struttura istituzionale della stessa stia per abbandonarci incalzata dall’ Ateismo assurto a paradossale religione di Stato poco tollerante. E poco tollerante fu pure il trionfante cristianesimo contro il residuo politeismo; d’ altronde così doveva essere, per il sangue dei tanti martiri di Cristo.
Lì i Padri della Chiesa come Ambrogio o Giovanni Crisostomo; qui le “istanze LGBTQI+”.
Lì lo spegnimento dopo 1150 anni del sacro fuoco eterno di Vesta (anno di grazia 394); qui la prima santa Pasqua di resurrezione 2020 senza Veglie, in TV ovviamente senza Eucarestia e Confessione. Lì la miracolosa cupola del Pantheon sul tempio senza sacrifici e preghiere, ancora affollato per qualche anno di statue di divinità sbeffeggiate e poi usate come risorsa di marmo e bronzo; qui il Cupolone in fondo inutile, causa “distanziamento” e “riduzione delle presenze”. Lì nessuno più che sacrificava agli dei; qui banchi vuoti, o punteggiati di qualche testa dai capelli bianchi.
Lì Sommi Pontefici rassegnati e comprensibilmente spaventati e accerchiati; qui un Sommo Pontefice (ancora!) che non perde occasione, come oggi (otto dicembre per chi scrive,nda) dopo un furtivo omaggio alla statua dell’ Immacolata all’ alba, di invitare a “obbedire alle autorità”.
Questa visione storica (non edulcorata, e puramente osservatrice) forse è spietata, qualcuno dirà che “i nostri tempi sono complessi”: chiacchiere, lasciamo perdere. E amareggia il cristiano; ma d’ altronde non fu Gesù a invitare a dire “sì sì, no no”?
Però vi è un’altra valanga di analogie storiche: l’ Occidente in disfacimento senza una identità in preda a invasioni migratorie, pestilenze, decadimento di infrastrutture e ignoranza (i più colti arrivavano a leggere le sintesi dei grandi del passato, non le opere complete magari ritenute peccaminose cioè “scorrette” e ora abbiamo Google) e un “pensiero forte” con una analoga geopolitica che almeno al momento sopravvivono a Oriente nella terza Roma (la cristianità ortodossa e moscovita). Ed è proprio lì che si può ragionare di una “rifondazione cristiana” (sperando che non si sia sempre al tempo degli auspici e delle promesse e delle strette di mano, e che non sia troppo tardi).
Stando così le cose, allora, se Civiltà cattolica resterà solo il titolo di una ultramodernista rivista gesuita, questo benedetto Stato della Città del Vaticano che ci sta ancora a fare? Quale altra ONG dispone addirittura di un micro stato indipendente nel cuore di una capitale?
Papa Bergoglio non dovrebbe essere lieto che si proceda all’ eutanasia di questa reminiscenza di “cancro della Chiesa”, come egli ebbe a definire il potere temporale? Se bisognerebbe creare una religione unica mondiale, come sembra indicare, e la diversità religiosa al momento sarebbe solo una felice convivenza tra diverse “tradizioni”, perché non creare una importante sinergia organizzativa e istituzionale anche con la grande moschea romana? Riporre in soffitta il Concordato, insomma, non avrebbe nulla di traumatico e anticlericale bensì andrebbe incontro allo spirito dei tempi: dal lato secolare (dimensione verso cui il magistero papale sembra non nutrire più alcuna riserva) perseguirebbe finalmente la totale estraneità dello stato verso la religione e la spiritualità come già e da tanto avviene a esempio in Francia.
E dal lato ecclesiastico darebbe una poderosa mano alla povertà della Chiesa, e a una sostanziale marginalizzazione, innocuità e ritirata dal mondo che pare stia tanto a cuore a Jorge Mario Bergoglio. Alle quali il popolo stesso, con la caduta verticale della frequenza religiosa, in fondo concorre più di qualunque altro fattore. Quando nel 394 d.C. Teodosio II, giunto a Roma, dispose la chiusura di ogni tempio della religione tradizionale romana e dell’ Atrio di Vesta, è ovvio che questi culti fossero ormai poco seguiti se non da qualche vecchio irriducibile; altrimenti, ci sarebbe stata una rivolta incontrollabile.
Insomma e in conclusione: che senso ha più il Concordato se la Chiesa (post)cattolica sta perdendo ogni specificità culturale identitaria e funzione di guida spirituale , rifugge dai vissuti nazionali fino alla condanna stessa delle politiche di interesse sovrano (si veda l’odio per Trump) e semmai propende verso le cosiddette “periferie del mondo”?
A. Martino
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