IL “CASHBACK” OVVEROSIA IL NUOVO “PANEM ET CIRCENSEM”.
Oggi, 8 Dicembre, parte l’iniziativa “Cashback” e, come fosse un destino tutto italiano, gli utenti si sono trovati di fronte a problematiche che immancabilmente leggiamo ogni volta che si ha a che fare con i sistemi informatici, legati alla Pubblica Amministrazione.
Mi domando, ma quando studiano un’iniziativa, che sembrerebbe regalare soldi, è così difficile ipotizzare che milioni di persone si butteranno contemporaneamente sul sito predisposto per potersi registrare?
Due sono le risposte: o non credevano che l’iniziativa avesse successo, o non conoscono la realtà in cui vivono, e questa mi sembra la più probabile, ma vi è anche una terza risposta ed è che chi ha realizzato il progetto, non ha fatto bene il suo lavoro.
Comunque, riassumiamo in breve l’iniziativa: tutti gli acquisti elettronici, esclusi quelli online, da oggi 8 dicembre fino al 31, possono generare un rimborso dallo Stato, fino ad un massimo di 150 euro, pari al 10% di una spesa totale di 1.500 €.
Queste feste natalizie si preannunciano per i consumatori, come una vera corsa ad ostacoli, per portare a casa l’intero “bottino”, promesso dal governo.
Infatti, occorrerà prendere in considerazione i negozi aderenti all’iniziativa, le limitazioni in termini di orari, di giorni di chiusura ed i limiti di spostamento, contenuti nel Dpcm del 4 dicembre.
Altra tessera del puzzle, studiata dal governo, per rendere più frizzante il
tutto, è quella che, per ottenere il cashback di Natale, servono almeno dieci
pagamenti, in pratica uno ogni due giorni, tolte le feste, ed il rimborso sarà
pari al 10% della spesa.
E occorre inoltre tener presente il limite che verrà rimborsato per ogni
operazione, che è un importo massimo di 15 €, qualunque sia la cifra spesa uguale
o superiore ai 150 €.
Per cui riassumendo, per avere il massimo vantaggio, i 1.500 € dovranno essere frazionati tra un minimo di 10 pagamenti, ma con un importo che non deve superare i 150 €.
Per aderire al programma bisogna registrarsi sull’app IO: l’applicazione dei servizi pubblici gestita da PagoPa, a cui si può accedere con le credenziali Spid (il sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi online della pubblica amministrazione italiana) o con il Pin della carta d’identità elettronica (Cie). Lì vanno indicate le carte di credito, di debito, PagoBancomat e le app («altri strumenti di pagamento») che si intende associare al cashback, e andrà inserito l’Iban del conto su cui ricevere i rimborsi, ed è proprio qui che è sorto il problema lamentato dagli utenti.
E qui si evince che quest’iniziativa è rivolta soprattutto ad un ceto medio elevato che dispone di un conto corrente e del bancomat o della carta di credito, tagliando fuori chi per ragioni di censo o per età anagrafica non ha dimestichezza con internet, con le applicazioni per lo smartphone o con gli strumenti di pagamento elettronico.
Chiusa la fase natalizia, dal 1° gennaio comincerà il cashback a regime, che sarà su base semestrale fino al 30 giugno 2022.
Il governo con questa iniziativa vuole ridurre l’uso del contante a favore dell’impiego degli strumenti elettronici di pagamento, carte di credito e bancomat in primis, cosa che permetterebbe di avere un tracciamento delle transazioni economiche con un riflesso positivo sul controllo dell’evasione fiscale.
Altro vantaggio potrebbe essere quello di un incremento dei consumi privati, spinti dalla molla dell’incentivo governativo, che si scontra però con un paese che sta affondando in una crisi recessiva, dovuta alla ferita inferta, con le chiusure imposte dalla pandemia, all’economia delle piccole e medie imprese.
L’Erario ha stanziato per l’operazione Cashback 4,7 miliardi di €, con l’obiettivo di recuperarli sotto forma di maggiori imposte che arriverebbero dall’emersione dell’evasione e dai maggiori consumi.
Se consideriamo questi punti di vista crediamo che l’operazione Cashback ha sicuramente delle valenze positive.
Quello che critichiamo è che questo governo, come anche il precedente gialloverde, con la legge sul reddito di cittadinanza, non ha capito una legge fondamentale che regola il Prodotto Interno Lordo del paese.
Il PIL lo si può far crescere solo stimolando la produzione, solo incentivando le aziende italiane ad innovare, solo portando a compimento le infrastrutture essenziali per il paese, solo così si crea lavoro e di conseguenza ricchezza.
Il governo e le sue politiche di sussistenza, che prima o dopo franeranno inesorabilmente, perché non supportate da un’economia in grado di pagarle, assomigliano tanto agli imperatori romani del “panem et circensem”, che elargivano alla plebe di Roma per comprarne il favore popolare.
Ed il fatto che a milioni sono corsi a registrarsi sull’applicazione Io, mentre per Immuni ancora oggi i numeri sono risicati, la dice lunga sul comportamento della società italiana.
Fortunatamente non di un Diocleziano o di un Caligola l’Italia ha bisogno!
L’Italia ha bisogno di un governo di persone serie, preparate sui temi, con forti ideali politici e capaci di fare una politica all’interno ed all’esterno del paese che lo porti ad un “new deal”, di Roosveltiana memoria.
In Italia abbiamo uomini e donne preparati, intraprendenti e geniali, di gente disposta a rimboccarsi le maniche, ma quello che manca, ora, è una classe politica capace di poterci traghettare fuori da questa situazione di guerra, non più ulteriormente sopportabile.
Giuseppe Vignera
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